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giovedì 24 febbraio 2011

Echo’s Answer


The wind has gone
The invisible come
Your memories are being run
The mountain scarred
By invisible bars
The stillness is on guard

Oh, the wind will come
Blow, answer echo's answer

The mountain mine
From invisible time
I am next in line
The message sent
Was of discontent
From incline to incline

Oh, the wind will come
Blow, answer echo's answer

The wind is near
The invisible hear
Come my thoughts away from fear

Oh, the wind will come
Blow, answer all these echo's

( Broadcast / The Noise Made By The People 2000 )

"L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino."
Charles Bukowski

Quando sei vicino ad un’anima libera non puoi far altro che sostare incredulo, è come sentirsi vicino a qualcosa di veramente puro e non si può tentare di sfiorare la purezza senza rovinarla. Si rimane immobili e ci si sente bene. Le anime libere sono rare ma per loro vale la pena passare malesseri, giorni bui e fallimenti. È quello che dal profondo si brama, anche se spesso ci accontentiamo dell’esatto opposto. Mi piacerebbe essere un’anima libera, intanto che non lo sono mi accontento di trovarne una, per puro caso, di sfuggita nei travagli quotidiani della mia routine. Ci sono le anime libere, le anime pure e poi ci sono i momenti liberi, puri. Di quelli non ci dimenticheremo mai. Ne faremo ricordi per i quali difficilmente riusciremo a trovare le parole giuste per descriverne la bellezza e che non sapremo mai bene con chi condividerne l’entusiasmo. Di quelli cercheremo di farne insegnamento, ma sarà arduo per noi che ci sporchiamo troppo spesso con sciocchezze e battaglie inutili. Il vento ci soffierà negli occhi e avremo paura di arrossire, di mostrare lo sguardo languido. Cercheremo parole sbagliate pur di non rimanere in silenzio, pur di non rimanere senza fiato e alzarci un po’ al di sopra di tutto.
Non aspetteremo tanto perché quelli come noi sono stupidi a modo loro. Rovineremo tutto, come al solito, per non cadere da un’altezza insostenibile.
E il vento si porterà via la risposta verso l’invisibile, e noi, gli altri stupidi sforzeremo lo sguardo pieno di sangue; e in quel momento non sapremo come spiegare ai soliti stupidi la loro meraviglia e la nostra sconfitta.
Forse un giorno impareremo a sfruttare la nostra stupidità in modo differente.
Forse un giorno faremo lezione dei nostri momenti puri.
Forse un giorno impareremo qualcosa e avremo gli occhi asciutti e senza paure, come un’anima libera.

domenica 23 gennaio 2011

Lotus


I was hell
Sarcastic silver swell
That day it rained
Tough spun. Hard won. No
Ocean flower aquarium
Badlands. Give a hand
Honey dipt. Flim flam
Hey hey hey hey
That cat can walk like a big bad man

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus

Storefront window, I reflect
Just last week I was merely heck
Tip the scale. I was hell
Picked me up, then I fell
Who's this stranger? Crowbar spine
Da, da, da, and I feel fine
Let it rain, rain, rain (rain)
Bring my happy back again

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus
I ate the lotus

Let it rain, rain, rain (rain)
Save me from myself again
Wash away my ugly sins
Opposing thumb, dorsal fin
That monkey died for my grin
Bring my happy back again
Let it rain (rain), rain, rain (rain)
Bring my happy back again

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus
I ate the lotus
I ate the lotus
I ate the lotus

( R.E.M. / Up 1998 )

Sono diabolico, lo so! E non vorrei esserlo, almeno in certi momenti. Inevitabilmente sbaglio a dare una seconda opportunità o a non concederne nessuna. Lo so, ripeto i soliti errori. Sono diabolico e a volte non mi dispiace esserlo. Mi sento di là dal vostro arrancare, oltre le vostre certezze ed evito di incrociare l’insicurezza dei vostri goffi gesti. Sono freddo e questo non vi piace. Ci metto troppo sangue e sudore e nemmeno questo vi garba, ma io vivo per quello che voi non capite, quello che è nettamente contrario ai vostri gusti.
Sono sarcastico, troppo sarcastico per voi, quasi catastrofico. Terribile come un’onda anomala sui vostri pensieri stabili. Spaventoso come un fulmine a ciel sereno. Inopportuno come la pioggia.
Nel mio esile passaggio il mio silenzio fa troppo rumore e questo non me lo perdonerete mai, lo so.
Proprio come una puttana apparentemente trasandata e anoressica.
Immagini forti non ne vuole nessuno, tutti cercano la comodità delle solite cose. Io invece sono di troppo e non m’importa niente. Non m’importa di essere giudicato dalla vostra mediocrità, così nel bel mezzo della vostra disperazione non faccio altro che godermi la pioggia, goccia per goccia. Sono scandaloso nel dare un morso a un frutto acerbo e non mostro nessuna attenzione al vostro sgomento. Sono una brutta puttana sbiadita e malata di personalità e surrealismo. Lascio che piova e continuo senza voltarmi per la mia strada. Sono diabolico in questo e nel buttarvi in faccia cinicamente qualcosa che si avvicina alla verità. Nel dirvi cose scomode e nel non dare opportunità di controbattere. Sono diabolico, lo so. Sono un angelo sciatto e misero, ma tutto sommato, sono felice così.

domenica 19 dicembre 2010

É Colpa Mia


É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi e meno intelligenti
É colpa mia
che non mi curo delle tue speranze
forse perché delle idee non so più che farne
É colpa mia
non ci avevo mai pensato
É colpa mia
non presto mai troppa attenzione
É colpa mia
perché non prendo posizione
É colpa mia
mi crolla il mondo addosso
se ci penso non me ne frega niente
É colpa mia
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te e nessuna spiegazione
soltanto quando è troppo tardi
ti ricordi ch'è tutto vero
É colpa mia
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te e nessuna spiegazione
Figlio mio
ci pensi, un giorno tutto questo sarà tuo
Neppure se ti vedo piangere riesco ad essere felice
Neppure se ti parlo veramente
quando ti dico che per me non conti niente
Neppure tu
É una vita spesa male
ma tanto ormai è finita e lo sai
Perché è finita
era un autunno mentre l'inverno si avvicina
É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi e meno intelligenti
Perché non mi curo delle tue speranze
É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
É colpa mia
che non mi curo delle tue speranze
per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
Figlio mio
ci pensi, un giorno tutto questo sarà tuo

( Il Teatro Degli Orrori / A Sangue Freddo 2009 )

Il cinismo è un’arte e serve alla sopravvivenza. Siamo tutti un po’ più lucidi, più decisi, calcolatori del tempo e dello spazio. Sappiamo finalmente dove muoverci, come difenderci ma abbiamo perso la fantasia e lo spirito.
Il cinismo a regola d’arte ci facilita la convivenza. Sappiamo tutti dove muoverci e con chi, sappiamo dove andare e cosa aspettarci ma abbiamo perso il nostro spazio libero. Abbiamo perso l’indefinito. Abbiamo tutti le facce un po’ più truci e meno rilassate. Siamo sempre sul chi va là. In fondo il cinismo non è per tutti, ma nemmeno le emozioni forti lo sono.
Non sappiamo più che fare delle idee, della bellezza, dell’anima nascosta, delle ispirazioni. Dobbiamo arrivare alla fine del mese.
Dobbiamo produrre.
Essere produttivi.
Dinamismo!
E invece sembra che siamo noi stessi dei prodotti di questa società concorrenziale. Potrebbero metterci negli scaffali del supermercato, nei banchi frigo dei surgelati, sui tavolacci dei macellai, umidi e insanguinati; nessuno noterebbe la differenza. Userebbero tutti lo stesso cinismo e l’indifferenza di sempre.
Forse qualcuno è cinico e indifferente e invece crede di usare bon ton, educazione, di avere anche classe, stile.
Forse non sa di essere solo un idiota. Siamo fragili e non ci piace rischiare. Ci interessiamo alle cose che non fanno male, a quello che possiamo guardare da lontano, e non riusciamo a godere nemmeno del bene.
Non ci curiamo della storia, non ci importa nulla del futuro e viviamo male il presente.
Siamo tutti legati da un filo spesso invisibile e la miseria del mondo è anche colpa nostra.
È colpa nostra se siamo miseri e stupidi.
È colpa della nostra indifferenza.
È colpa della nostra non curanza.
Dico queste cose in modo cinico, le vedo, le penso.
Sono un cinico anch’io, ma sopravvivo alla stupidità.
E cinicamente taccio.

mercoledì 10 novembre 2010

Did You See The Words


Have you seen them, the words cut open
Your poor intestines can’t deny when the inky periods drip from your mailbox
and blood flies dip and glide reach down inside
there’s something living in these lines
And when your newest kisser is peeking
You dress yourself up tonight get all tangled up in arms and legs its cramped up
and someone grabs a hold do you go ohhhhhh
Should you go home. There’s something starting don’t know why.
And in a house so cozy few words are spoken let’s take our shoes off and unwind
when there’s minuets off in the background drowning out eyes off ears off test the kiss goodnight
Don’t keep my loving on my mind
Because its messy yes this mess is mine
though mine is messy yours is maybe nine
Look we’ve had similar stitches. Look we have similar frowns
Do the elderly couples still kiss and hug and grab their big wrinkly skin so tough wrinkly wrink wrink wrinkly rough....
Did you see the words you know, give me rabies bring you babies at the hospital
Violent ends with friends that go. I kissed a few in sticky shoes our cartoon show is broken

( Animal Collective / Feels 2005 )

Parlami, dimmi tutto, parlami di qualsiasi cosa. Dimmi cosa ti preoccupa, parlami dei tuoi problemi, dei tuoi disagi.
Parlami!
Spiegami le tue idee, i tuoi desideri, raccontami il tuo mondo, dimmi ciò che vedi. Fammi ascoltare ciò che senti e poi per favore, dimmi, dimmi quando posso vomitare. Dimmi che prenderai fiato o che finirai il discorso. Dimmi quando posso smettere di contorcermi budella e meningi.
Spero nel silenzio. Spero che ci sarà un po’ di silenzio, quello in cui tu ti senti stupido, dove io trovo pace e la ragione per cui sopporto milioni di parole che non mi dicono nulla. Un silenzio impenetrabile che vale come la mia migliore risposta al niente.
E intanto continuiamo a portarci avanti con i nostri fardelli di carne e ossa, contando numeri e minuti. Ore, giorni e infiniti che non riusciamo a capire, che non riusciamo a misurare.
Confusi ma certi delle nostre certezze. Nemmeno un dubbio. È questo che ci mette contro. Non avere la dignità del dubbio ma l’ottusità del giudizio.
Parlami e non ti fermare mai. Torturami pure ma ti prego non chiedermi di spiegarti i miei dubbi. Non chiedermi di capire il silenzio. Non provare a contare con me gli infiniti.

giovedì 7 ottobre 2010

Loveless


You slept in my bed after you said,
"I need to sort out my head."

So we didn't, we just talked instead
But my blood, it still has to be red
It's still gonna go wherever it be led

Now I can't get you out of my head.

And last night I heard you kiss a little drummer girl that you missed
You don't know nothing about her lips, why would you want to go on loveless?

(Okay / Huggable Dust 2007)

La gente è vuota e riempie la propria vita con poco.
Io sono vuoto e sento solo il vuoto oltre il frastuono dell’inutilità.
Non riesco a dire una parola, nemmeno una parola che renda l’idea senza rovinare questa falsa armonia piatta. La vostra normalità è il mio impossibile.
Negli spazi che abbiamo in comune non c’è niente da condividere.
Solo il vuoto.

martedì 29 giugno 2010

Rebellion (Lies)


Sleeping is giving in, no matter what the time is
Sleeping is giving in, so lift those heavy eyelids
People say that you'll die faster than without water
But we know it's just a lie, scare your son and scare your daughter
People say that your dreams are the only things that save ya
Come on baby in our dreams, we can live our misbehavior
Every time you close your eyes lies, lies!
People try and hide the night underneath the covers
People try and hide the light underneath the covers
Come on hide your lovers underneath the covers
Come on hide your lovers underneath the covers
Hidin' from your brothers underneath the covers, come on hide your
lovers underneath the covers
People say that you'll die faster than without water, but we know it's
just a lie, scare your son, scare your daughter
Now here's the sun, it's alright! Now here's the moon, it's alright!
Now here's the sun, it's alright! Now here's the moon, it's alright!
But every time you close your eyes, lies!

(Arcade Fire / Funeral 2004)

Qualsiasi cosa purché sia vera. Qualsiasi cosa purché sappia di libertà. Qualsiasi cosa che non dica bugie.
Qualsiasi cosa, del pane duro, un laccio rotto, un naso storto, una mano sporca o un addio facile.
Qualsiasi cosa purché sia gratis e senza imbarazzo.
E invece non arriva nulla e finisco col perdermi nell’infinito del soffitto.
La cosa migliore che riesco a fare è sognare. La cosa migliore che riesco a fare per me è sognare, partire dai miei sogni e perdermi. Perdermi e ripartire dai sogni, dal mio caleidoscopio di colori e suoni per avere una ragione, un controllo sulla realtà e soprattutto un’identità.
Sogno la mia realtà e non è una cosa banale. Non è banale avere le proprie visioni e non accontentarsi dei sogni e degli incubi altrui.
Tutto potrebbe ritornare in una stella oscura, senza orizzonte e senza cielo. Tutto potrebbe rinchiudersi in una distrazione per essere dimenticato. È come sempre una questione di stile.
E il mio stile non si lascia soggiogare dal tempo, dalle mode e dagli interessi. Quello che la gente dice non è libertà. Sono bugie. Si vive per interesse. Ci si saluta per interesse. Ci si ama per interesse. Si vive per interesse e non c’è niente di interessante in tutto ciò. È un automatismo che non mi appartiene. La mia rivoluzione inutile contro le bugie, contro lo squallore di una vita programmata. Sono felice perché non ho un interesse e non mi aspetto niente da nessuno. Vivo così e ogni cosa che mi accade può essere una sorpresa e un regalo. Tutto il resto è una bugia. Ascolto le vostre bugie e sono felice di non dargli peso.

sabato 8 maggio 2010

Rosemary Plexiglas


Forme nuove forse inventerò
Illumino di plexiglas le mie sculture jazz
Che sono come me
Che sono dentro me

Onde ctonie: sopravviverò
Illumino di plexiglas le mie prigioni noir
Che sono come me
Che sono dentro me

Domandomi
Plasmandomi
Io sopravviverò
Illumino di plexiglas milioni di poesie
Che muoiono con me
Che sono dentro me
Che suonano con me
Che sono dentro me

Forme nuove forse inventerò
Illumino di plexiglas

( Scisma / Rosemary Plexiglas 1997 )

Sono rimasto costretto in una cella per un bel po’, troppo tempo forse oppure non abbastanza. Forse non abbastanza perché il mondo fuori mi stupisca ancora.
Eppure ho bisogno di forme nuove.
Ho avuto molto tempo, tempo speso male, ma spendere il tempo non è cosa facile. Parlare del tempo nemmeno. Vivere oltre un respiro non è cosa facile.
La miglior forma per apprezzare il tempo è non parlarne e goderselo.
Quello di cui ho bisogno è di forme nuove.
Per adesso niente di nuovo. La primavera sembra un calmo autunno, il verde cresce alto e libero, le strade sono vuote e i bar sono pieni. Pieni di aperitivi, di chiacchiere e di attese.
Io, sono costretto alla calma. Forse potrebbe rivelarsi anche una buona strategia, forse è poco, ma è già qualcosa.
Fuori non è cambiato molto. C’è gente frenetica che fa salti mortali, che parla a vanvera, che abbaia ma non morde. Il solito viavai che fa finta di avere un’organizzazione ma in fondo è solo caos e routine. Fuori non è cambiato nulla.
Vedo le solite cose, le solite persone. Quello che cerco di dire è che non c’è bisogno di volti nuovi, solo di rinnovarsi un po’. Mi piacerebbe vedere le solite persone che cambiano, le solite cose che si trasformano e invece vedo solo contenitori che invecchiano, anima compresa.
Contenitori pieni di esperienza espressa male e di passioni sottomesse all’ordine del giorno.
La maggior parte delle persone preferisce invecchiare invece che crescere.
Decidere di invecchiare mi sembra la cosa più sbagliata.
Questo è tutto quello che non vorrei essere. Questo è tutto quello che non vorrei vedere.
Ma non posso permettermi di fare una cronaca stupida e noiosa o idealizzare qualcosa di migliore per tutti.
Credo di vedervi bene nel profondo. Vi vedo e so cosa avete nello stomaco e nelle viscere. Ma non sarò così arrogante a rivelare le mie scoperte quanto voi nel negare voi stessi.
Ora basta. Anche io dico le solite cose e non mi va più.
Credo di avere poco fiato. Mi servirà risparmiare un po’ di respiro.

Domandomi
Plasmandomi
Io sopravviverò


E in fondo non mi va di abbaiare.

giovedì 1 aprile 2010

The Kiss


Feigning crazy when the sky breaks
And so been trying me so hard
But I hope we laugh all day
So let's be missing right before dawn

( The Sea and Cake / The Biz 1995 )

Sono stanco. Stanco della routine, degli attacchi, delle insinuazioni, della falsità, del compromesso come unica soluzione alla sopravvivenza. Sono stanco e non dico nulla. Stanco di dire la mia, di essere sempre in disaccordo, di essere sempre lontano da tutti e da me stesso. Mi sveglio dai sogni e non distinguo la realtà. I sogni sono duri, la realtà è ridicola. Sono stanco di consumare energie e sprecare tempo. Ci vorrebbe un tuffo in equilibrio, un po’ di zen senza chiamarlo per nome. Una sorpresa senza illusione, un biscotto allo zenzero e zero giudizi universali. C’è bisogno di calma, di attenzione e invece no, corriamo tutti appresso al niente, al non si sa bene cosa. Qualcuno parla di successo, di benessere, di realizzazione, di fama. Qualcun altro di amore ma poi…
Sono stanco di maltrattare un foglio di carta virtuale anche se questo mi da piacere per un po’ e non è una cosa che posso dire a tutti. Forse è una cosa che non dovrei dire e basta.
Sono stanco di guardare il cielo, un puntino solitario che osserva l’immenso vuoto che riflette il mare e gli abissi. No dottore! Non le voglio le medicine. Non so che farmene di queste cure. Non mi serve una diagnosi. Lo dico da me, sono matto e non è male. Non saprei essere differente in nessun modo. No Dottore! La sua scienza è un’analisi sbagliata. La cura non mi appartiene. Sono stanco di essere corretto e di sentirmi dire che sono sbagliato. La mia direzione ha bisogno di andare per dove mi porterà. Sono stanco di certe attenzioni. Sono stanco delle strategie, di portare i conti e non contare proprio nulla. Sono stanco delle buone maniere di convenienza. Non ne voglio di baci falsi confezionati per un po’ di veleno. Niente medicine, solo cose inutili e speciali.

domenica 14 marzo 2010

Plan B



This isn't breaking my back
But my spirit
You know that it is
when you just take it
and start to forget who you were

It's not just the hours
that feel so wasted
I've wasted more than this
when I used to just look
for a way around everything

I did it all to stay clean
It was instinct

This isn't hard on my hands
And I wouldn't care if it was
I'd rather not even think
if I have to think
inside this other world

This may be just what I need
Keep everything separated

I'll never really stay clean
No way I can see

This may be just what I need
Keep everything

It may be what I need
But it's not what I want
Anymore

( The New Year / The End Is Near 2004 )


Tutto si lascia andare indietro, senza dolore, senza spreco, in una caduta delicata che lascia spazio alla confusione del domani. Quello che ti fotte! Quello che non ti aspetti! Delicatamente, un passo indietro, senza disturbare.

Abbiamo bisogno di piani e strategie.

Piano A) Sgranare gli occhi e guardarsi le mani.
Piano B) Tenere lo sguardo basso, la mente lucida e mettere le mani in tasca.

Le mie mani sono gonfie, brutte, tozze ma agili. Dicono che da qualche parte ci sia scritto il destino. Dicono che è tutto nelle nostre mani, ma le mie non le riconosco più. Ho le mani bene in tasca e i pensieri bene in aria. Ho i piedi bene per terra e nessuna certezza. Tutto quello che mi sono lasciato dietro non ha più senso e la memoria non si confonde più con i condizionali e i ‘se’ del mio labirinto personale. Sono surreale e adesso tutto questo è realtà. Le mie mani sono la realtà. Hanno lavorato, hanno sudato a lungo per questa realtà. Ne ho di cicatrici, di strappi sulla mia pelle e sangue versato. Ne ho di cose da raccontare ma le parole hanno ceduto il passo. Adesso è tutto molto più chiaro. È l’istinto che si accompagna alla mia filosofia. Sono una corda tesa nella vibrazione del suono. Sono un sogno colorato che non si sa spiegare. Sono cattivo nella mia bontà e non mi va di essere quello che gli altri si aspettano da me. Mi sforzo di essere chiaro con me stesso. Sono un enigma da quattro soldi e non accetto scommesse col destino.

Abbiamo bisogno di semplicità e leggerezza.

Piano A) Salire al primo piano.
Piano B) Non avere paura di salire oltre.

Salgo fino in alto per combattere i cattivi pensieri alati. Salgo fino in alto per staccarmi per un po’ da tutto. Tutto non vuol dire niente. Niente ha molto più senso. Strappo piume nere e bianche, non fa differenza. Faccio tutto per avere un po’ di niente. Rovino nuvole e tramonti. La sera viene presto e le mie parole pesanti sono solo un modo per togliere il superfluo. Così si cade. E dall’alto si cade e si ritorna più leggeri e più veri. Adesso sono felice di parlare poco. Di non avere bisogno di tanta zavorra. E intanto le mie mani vanno avanti e si consumano senza lamentarsi, i solchi si fanno sempre più profondi, le linee si inseguono e si incrociano e si confondono tra di loro. Nessuna interpretazione, nessuna chiave di lettura, nonostante i segni, nonostante i sogni.

Il piano A è fallito perché non sapevamo bene cosa fare.
Il piano B ci salverà perché non sappiamo cosa sia.

Abbiamo bisogno di tutto per poi farne a meno.

domenica 17 gennaio 2010

If I Had A Heart


This will never end
cause i want more
More, give me more, give me more

This will never end
cause i want more
More, give me more, give me more

If i had a heart i could love you
If i had a voice i would sing
After the night when i wake up
i'll see what tomorrow brings

If i had a voice i would sing

Dangling feet from window frame
will i ever ever reach the floor?
More, give me more, give me more

Crushed and filled with all i found underneath and inside
just to come around
More, give me more, give me more

( Fever Ray / Fever Ray 2009 )

Se avessi un cuore ne farei un campanello, uno di quei campanelli di bronzo che portavano al collo le bestie nei campi. Un sfera intarsiata con linee senza significato. Se avessi un cuore sarebbe un campanello da appendere al vento, sanguinante ad ogni oscillazione. Se avessi un cuore lo farei sentire gemere. Se avessi un cuore sentirei freddo e invece niente. Questo gelo non mi regala nulla. Ne gioia ne dolore. Se avessi un cuore lo porterei in mano, giusto per ricordarmi di averne uno. Mi sporcherei le mani di rosso e rimarrei a pensare mentre i miei occhi scompaiono in un vuoto anemico.
Se avessi un cuore potrei anche riuscire ad amare, ma credo di avere solo stomaco. Uno stomaco pulsante. E lo stomaco pensa solo a se stesso e non lascia spazio a cose che non riempiono la pancia. Se avessi un cuore, lo sveglierei a calci, giù per le strade vuote della mia vita. A suon di calci fino a far stupire il bianco e il grigio delle case sempre immobili e senza parole. A suon di calci lo lancerei avanti per queste strade mute. Farei stupire quelli che stanno al sicuro dietro le loro mura fino a costringerli ad uscire fuori, per assistere allo scempio di un cuore inutile.
Un pazzo. Un folle. Un disgraziato. Uno stupido. Questo è lo spettacolo di uno stupido.
Se avessi un cuore chiederei sempre di più per non sprecare un battito.
Se avessi un cuore riuscirei a farlo battere. Riuscirei a farlo cantare. Riuscirei a girare il mondo con una vertigine e chiederei di più. Chiederei di più, fino all’ultimo battito.

mercoledì 6 gennaio 2010

Amber Gris



( Medeski, Martin & Wood / Radiolarians II 2009 )

Stormi migratori e un cielo che diventa giorno, che arrossisce di porpora e nuvole, che scalda e acceca dalla distanza. Geometrie d’ali, disposte in gerarchia e un cielo che ridiventa notte, che brilla sul mare ma la rotta è decisa. L’istinto non è stanco. Il volo continua. Poi, un viaggio di turisti, con la cintura ben allacciata, carrelli porta vivande, la bevanda alcolica sorride e fa digerire un pasto improbabile. Un gigante bianco, superveloce, superinquinante, superpesante e poi il panico, il pericolo. Starnazzi. Sgomento animale e pochi secondi per decidere tra lo schianto, la deviazione o l’oceano. Intanto a Parigi piccoli balconi si scontrano con mansarde e tetti d’argento. Palazzi contro palazzi, luci al neon contro lampioni romantici nell’aria nebbiosa di una Senna silenziosa ma presente. Da un bel po’ non è più primavera e lo sguardo si alza nel grigio umido della città fino sotto le grondaie, con i nidi vuoti e malridotti dal tempo e dalla malinconia. Si dovrebbe immaginare il mare, l’oceano, per andare più lontano. Per cercare la primavera o forse per godersi l’ambra che si fonde col grigio. Una nuova alba e un blu piatto. Oppure un tuffo negli abissi, solo un tuffo negli abissi, solo un tuffo. Dove le creature non hanno paura di essere quello che sono. Dove la bellezza non esiste, dove anche la forma più strana è libera di esprimersi e colorarsi di molecole fluorescenti per vincere il buio più profondo. Un tuffo negli abissi per perdersi e ritrovarsi, solo un tuffo alla ricerca dell’informalità. Un tuffo, solo un tuffo.

giovedì 29 ottobre 2009

The Dead Flag Blues


The car's on fire and there's no driver at the wheel
and the sewers are all muddied with a thousand lonely suicides
and a dark wind blows
The government is corrupt
and we're on so many drugs
with the radio on and the curtains drawn

We're trapped in the belly of this horrible machine
and the machine is bleeding to death

The sun has fallen down
and the billboards are all leering
and the flags are all dead at the top of their poles

It went like this:

The buildings tumbled in on themselves
mothers clutching babies picked through the rubble
and pulled out their hair

The skyline was beautiful on fire
all twisted metal stretching upwards
everything washed in a thin orange haze

I said: "kiss me, you're beautiful -
these are truly the last days"

You grabbed my hand and we fell into it
like a daydream or a fever

We woke up one morning and fell a little further down -
for sure it's the valley of death

I open up my wallet
and it's full of blood

( Godspeed you black emperor! / F# A# infinity 1998 )

Quanto può essere interessante vivere in questi tempi moderni? Quanto può essere emozionante arrampicarsi sugli specchi per scalare un’immaginaria vetta di libertà? Affannarsi verso la cuspide della piramide per non sentire la sabbia che arriva da ogni direzione, che fa tutto per trattenerti e inghiottirti. Pulviscolo dorato che sa di sale amaro, che corrode inesorabile, come un assassino che non fa rumore. Quanto può essere interessante essere figli di questi tempi moderni, quando poi non siamo altro che esseri primitivi un po’ più fortunati. Abbiamo luci, neon, carburante e armi fatali che colpiscono dalla distanza. Schermi al plasma, satelliti che controllano ogni nostro movimento perché la coscienza non si affida più a Dio, ma la nostra vita è fedele alla tecnologia. Nel bene e nel male, sempre più fedele alla tecnologia. E poi ci sono queste macchine, milioni di macchine, milioni di dispositivi che lavorano per noi. Noi, esseri primitivi che soddisfiamo i nostri bisogni primordiali con il plexiglas, con vestiti sgargianti in plastica, pelle e gommalacca. Noi, esseri primitivi che amiamo liberarci dai pudori, che non indossiamo più maschere e che amiamo coltivare il nostro ego come un bonsai, la nostra pianta divina che ci rende migliori degli altri. Unici e invincibili. Poi però, torna la sabbia a rovinarci la giornata. La sabbia cade dal cielo con le piogge acide e macera le carrozzerie delle nostre auto appena uscite dalla concessionaria, ci buca gli ombrelli comprati di fretta e scioglie i vestiti griffati italiano e made in china. Non c’è più energia elettrica, muoiono i neon e non siamo più invincibili. Siamo ancora nelle nostre grotte al buio, schiacciati dal silenzio e dal cielo nero che si confonde con tutto quello che siamo capaci di calpestare. Nemmeno i satelliti fermano la pioggia, il vento e la sabbia. E cosa rimane di tutta questa gente che si affretta sulle autostrade, sui mezzi pubblici, nei turni in fabbrica e tra gli scaffali dei supermercati? Cosa rimane delle ideologie e delle bandiere ora che si bruciano al vento? I governanti ci rassicurano, loro sanno sempre cosa fare e cosa dire. Loro lo sanno, noi no. Noi ci siamo accontentati e non abbiamo detto nulla nemmeno quando hanno cambiato il cielo. Hanno cominciato col prenderci in giro con i loro stramaledetti fuochi artificiali. Acrobazie pirotecniche. Stavano sparando al cielo ma sembrava festoso e colorato, nonostante il frastuono. Stavano cambiando il cielo, ma siamo rimasti inermi, distratti dai festeggiamenti. Il cielo ormai non è più come prima. Non è più infinito. È pieno di aerei, di missili intelligenti, di proiezioni di funghi atomici, di attacchi kamikaze, di virus d’esportazione, di droga e pacchi postali. Poi all’improvviso è tornato il silenzio e siamo scivolati tutti. Senza luce. Senza idee. All’improvviso qualcosa ci ha ridato il cielo di una volta. Immenso. Adesso, cosa rimane dei nostri tempi moderni? Cosa ci rimane senza la nostra vita artificiale adesso che abbiamo di nuovo un cielo immenso che non dice mai nulla, come un assassino che non fa rumore…

giovedì 8 ottobre 2009

Ghost rider
























Ghost rider, motorcycle hero
bebebebebebebe he's lookin' so cute
sneakin' round round round in a blue jumpsuit

Ghost rider motorcycle hero
bebebebebebebe he's a-blazin' away
packin' stars stars stars in the universe

Ghost rider motorcycle hero
bebebebebebebe he's a-screamin' the truth
america america is killin' its youth

Bebebebebebebe he's a-screamin' away
america america is killin' its youth
america america is killin' its youth
ghost rider
ghost rider

( Suicide / Suicide 1977 )

Ho trovato l’America! Si! Ho trovato l’America! E non c’è stato bisogno di conquistarla!
Ho trovato l’America! Ho trovato l’America! Mi ha conquistato subito!
Come Colombo, non so nemmeno cos’è, non so dove si trova, ma ho scoperto l’America. Non so che farmene ma mi piace. Ho scoperto l’America e l’euforia viaggia forte sulle mie due ruote. La paura va a 90km all’ora, col motore truccato. Il coraggio pure.
È la vita. Questa è la vita e mi piace perdere tempo, spendere annoiato e violento la mia prima primavera. Mi piace incrociare le caviglie e i miei pochi pensieri all’ombra. Trafitto da spille e spilloni, a caccia di balie in balia della noia. Distruggo quello che non mi piace. Distruggo quello che non capisco. Distruggo quello che non sarei mai capace di fare. Mi piace urlare. Mi piace essere preda dello sclero e faccio bebebebebebebe…
Il vento dice che è un suicidio. Già, è un suicidio. La vita è un suicidio lento. Ma io vado forte. Non ho il senso di quello che faccio. Non ho il senso del guadagno. Non ho il senso di quello che spendo. Non m’interessa.
Ho trovato l’America e indosso i miei nuovi blue jeans stracciati.
Faccio casino e faccio bebebebebebebe…
Mi sento leggero e corro veloce. Mi sembra di volare e semino stelle. Sono una striscia tagliente. Ho lo sguardo furbo io. Sono velocissimo. Faccio casino e faccio bebebebebebebe…
L’America mi uccide nei suoi telefilm.
L’America mi uccide nelle bollicine della Coca-cola.
L’America mi uccide quando faccio il pieno di benzina.
L’America mi uccide e sono un fantasma che mangia hamburger.
Sono un fantasma sulla Route 66.
Sono un fantasma sulla strada 666.
Sono un fantasma ucciso all’occidentale.
Faccio casino e faccio bebebebebebebe…

sabato 15 agosto 2009

Walk on the wild side


Holly came from Miami F.L.A.
hitch-hiked her way across the U.S.A.
Plucked her eyebrows on the way
shaved her leg and then he was a she
She says, hey babe
take a walk on the wild side
said, hey honey
take a walk on the wild side

Candy came from out on the island
in the backroom she was everybody's darling
But she never lost her head
even when she was givin' head
She says, hey babe
take a walk on the wild side
said, hey babe
take a walk on the wild side
and the coloured girls go
Doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo
doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo

Little Joe never once gave it away
everybody had to pay and pay
A hustle here and a hustle there
New York City is the place where they said
Hey babe, take a walk on the wild side
I said, hey Joe
take a walk on the wild side

Sugar Plum Fairy came and hit the streets
lookin' for soul food
and a place to eat
Went to the Apollo
you should have seen him go-go-go
They said, hey Sugar
take a walk on the wild side
I said, hey babe
take a walk on the wild side
all right, huh

Jackie is just speeding away
thought she was James Dean for a day
Then I guess she had to crash
valium would have helped that bash
She said, hey babe
take a walk on the wild side
I said, hey honey
take a walk on the wild side
and the coloured girls say
Doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo

( Lou Reed / Transformer 1972 )

Attraversare i chilometri con battito lieve, la fronte fredda senza mostrare febbre al sole del tramonto. Respirare una calma scoppiata appena dopo la detonazione. Farfalle all’aria, luci e lucciole, pelle senza trucco e occhi spogliati di mascara. Siamo arrivati in alto. Sopravvissuti alla lotta del fondo. Niente eroi e niente eroine. Siamo arrivati in alto, ma questo è un posto senza importanza. Niente onori. Niente corone di alloro per gli angeli. È solo una spiaggia solitaria. Un baluardo. Una gabbia solitaria che ci regala l’unica cosa di cui abbiamo bisogno; l’ossigeno. Quel poco che ci serve per respirare.
Stella è appena tornata e ride, ride tanto, ride per nulla. Ma io sono contento del suo nulla. È quello che ci accomuna. Niente da spartire con il resto del mondo fuori dalla gabbia. Rido anch’io.
Qui non ci trovi nessuno. Qui non hai da cercare. O ci arrivi o rimani fuori. E se ci arrivi, ridi! Oppure stai zitto!
Dei vizi e del trucco neanche una parola. Vestiti a fiori per un giorno perfetto. Sigarette sul davanzale e nessuna valigia da fare o disfare. Puoi scegliere il silenzio o il sorriso. L’unico lavoro utile. Per cena frutta e dell’alcol chiaro. Questo calice è davvero grandissimo, ma riesco a tenerlo bene in mano. Mi sembra uno scettro vuoto e non posso fare altro che stare in silenzio e scegliere il sorriso. L’ammaestratore di uomini ha sciolto le fiere e non si da pace. Quattro zampe ubbidiscono meglio di due. Ha ancora molto lavoro da fare, ma ormai è quasi buio. Penserà domani.
Ci siamo fatti tutti un giro sul lato selvaggio. La legge matematica è dura. Poi abbiamo scelto il silenzio e il sorriso. Scelta discutibile come tutte le altre. Dora prende del dolce e si toglie le scarpe. Nel suo sogno di gambe nude non capisce le domande e non saluta. Guarda e sorride. Un altro giro sul lato selvaggio. Un altro giro.

martedì 16 giugno 2009

Window In The Skies


The shackles are undone
The bullet's quit the gun
The heat that's in the sun
Will keep us when there's none
The rule has been disproved
The stone it has been moved
The grain is now a groove
All debts are removed

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?

Love makes strange enemies
Makes love where love may please
Soul in its strip tease
Hate brought to its knees

The sky over our head
We can reach it form our bed
If you let me in your heart
And out of my head

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?

Ooh ooh oh oh-oh-oh-oh-oh
Ooh ooh oh oh-oh-oh-oh-oh
Please don't ever let me out of here...
I've got no shame, oh no, oh no

Oh can't you see what love has done?
Oh can't you see?
Oh can't you see what love has done?
What it's doing to me?

I know I hurt you and I made you cry
Did everything but murder you and I
But love left a window in the skies
And to love I rhapsodize

Oh can't you see what love has done?
To every broken heart
For every heart cries
Love left a window in the skies
And to love I rhapsodize

Ooh ooh
Ooh ooh ooh
Ooh ooh
Oh can't you see.
Ooh ooh ooh
Ooh ooh
Ooh ooh ooh...
Ooh ooh ooh

( U2 18 Singles / 2006 )

C’è ancora qualcuno che ci crede?
Davvero c’è ancora qualcuno che ci crede?
Dietro l’angolo il cinismo. Dietro l’angolo la follia. Dietro l’angolo ti può capitare di tutto. Anche il niente. Ti può capitare anche di crederci.
A cosa?
Aspetta prima di voltare l’angolo.
Passi la vita a chiederti cosa c’è? Niente di più sbagliato. Casomai, dopo si potrebbe ipotizzare di fare quesiti. Tipo: Cos’è? Cos’era? Era vero? Sperando di avere il tempo o la ragione per farsi domande.
C’è ancora qualcuno che ci crede?
Davvero c’è ancora qualcuno che ci crede?
Ma siamo stati liberati. Forse un giorno, un giorno e non ce ne siamo accorti. Forse al nostro primo angolo. Siamo stati liberati. In nome di nessuno. In nome della vita. In nome di quello che la vita può essere. Siamo stati liberati nell’orizzonte. Verso l’orizzonte. E non c’è nome che risponda. Non c’è nome che dia certezza. Ma siamo stati liberati. E chi vuole può aprirsi uno spazio nell’orizzonte.

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?


Tutto si complica quando vuoi che si complichi.
Chi guarda le ferite e i tagli. Chi conta le lamette. Chi si asciuga il sangue. Chi si morde la lingua.

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?


Ma siamo stati liberati!

Oh can't you see what love has done?
To every broken heart
For every heart cries
Love left a window in the skies
And to love I rhapsodize


Qual è la canzone giusta? La giusta melodia. Qual è?
Probabilmente la sto ascoltando male da dietro l’angolo, e chissà se mi farebbe piacere conoscere chi la canta?

domenica 31 maggio 2009

Nutriente ( Diete e Consumismo Pt5 )


Mi offri una coperta d'amianto che luccica al buio
Di ricordarti mi viene naturale
Vai tranquilla che lo faccio
E ti comporti in un modo prepotente ma che giunge a destinazione
E nell'uscire all'attacco leale mi avverti. Ti diverti?

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento
Mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente

Ti lasci andare ed urlare
Oramai non è più un caso eccezionale e ti purifichi il corpo e la mente
Ma che dolce nutriente che sei
E non rimane che raccogliere quegli ultimi frammenti di un amore che non ti giri a guardare
Dimmi dunque tra noi due chi è l'anormale

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento
Come il colpo che dai ai miei fianchi innocenti ed attenti
Manchi d'ironia
Poi mi circondi rimanendomi di fronte mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente

Non è più vera quella primavera che mi convincevi
Ed educavi a scegliere per te
E declinavi le colpe accumulate dalle tue alzate d'ingegno di cui credo non aver bisogno oramai

Manchi d'ironia poi mi circondi rimanendomi di fronte mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente
Lentamente

( Moltheni / Natura In Replay 1999 )

Si alzano algidi i tuoi sorrisi mentre a me non rimane che sentire questo veleno caldo che percorre le mie viscere. E il veleno si fa spazio. Come il tuo suono. Come la tua presenza. Ripasso sempre davanti al mio vuoto e anche quella è realtà. Forse è la realtà.
Cadono a terra i tuoi cattivi pensieri e rimangono inespressivi.
Ho imparato a sorridere. Ho imparato a sorridere di più. Ho imparato ad assorbire vuoti sempre più grandi. Ho imparato a nutrirmi di tutto. E tutto sembra così fondamentale nel suo complesso insieme e nei suoi infiniti incroci e scontri che proprio non ne posso fare a meno.
Ho imparato a nutrirmi di veleno. Ho imparato a mangiare il vuoto. Ho imparato a saziarmi di gioie senza pretese. Ho imparato a nutrirmi di te e poi a sentire forte il rigetto. Ho imparato a non fare differenza tra inferno e paradiso, tra fiducia e interesse, tra me stesso e il resto.
Ho bisogno di tutto.
Tutto è un contributo alla mia sopravvivenza e alla mia distruzione.

Ti lasci andare ed urlare
Oramai non è più un caso eccezionale e ti purifichi il corpo e la mente
Ma che dolce nutriente che sei


Ho bisogno di stare con i piedi per terra, con le mie scarpe basse, meglio ancora scalzo. Ho bisogno di sentire la pelle contro il metallo, il mio limite contro le vostre lame. Ed è tutto più facile anche quando sanguino.

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento


Riesco a nutrirmi anche della sconfitta del vostro stile.

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento


Ho bisogno di tutto. Ho bisogno di questo nutriente. Di questa linfa, anche se potrebbe essere solo un veleno.

venerdì 15 maggio 2009

Psychonaut


And i'll feed you the lies that you wanna hear
And i'll kick you around till you eat your fear
And i'll sing any song that i want to sing
And i know if i want i'll be anything

And i'll smoke anything that i want to smoke
And i'll read 'tween the lines till i get the joke
And i'll preach any law that i will obide
And i show who i am and i never hide

And i look till i find what's inside of me
And i search till i find where i wanna be
And i'll pull any string just to get me there
And i'll rip any fabric i need to tear

And it's high time we bleed for the coming one
And the stars and the moon and the rising sun
All the bull and debris that we lug around
And the hide that i shed when i hear the sound

( Motorpsycho / Trust us 1998 )

Il paesaggio si muove veloce e la mia mente rotola in stile libero. Tutto per un po’ non ha avuto senso e mi sono sforzato di trovarne uno. Ho capito che viviamo su un’onda. Siamo una vibrazione instabile e i nostri sostegni materiali servono davvero a poco. Buttarsi nella folla e poi cercare il proprio deserto senza soluzioni di continuità.
Uscire dal deserto senza sudare è un’impresa notevole.
40giorni con i demoni possono servire. 40giorni senza volti e senza icone a cui affidarsi. 40giorni e un bel po’ di tempo per essere così distanti da non doversi preoccupare di nient’altro che respirare. 40giorni e poi quella che si potrebbe dire strada del ritorno. E il paesaggio è sempre più veloce. Le mie idee non sono morte. Sopra e sotto all’onda. Sento sempre di più le bugie, tutte le vostre bugie sono un rifugio.
Una lama a doppio taglio.
Difesa, suicidio.
Offesa, assassinio.
Continui inutili sacrifici per divinità a vostra immagine e somiglianza. Dio fai da te, assoluzioni self service, missioni per glorie da poco. Come uno psiconauta attraverso il viaggio. E canto la mia canzone. Canto la mia canzone incondizionatamente. È come respirare. Attraverso il viaggio mentre resistono le distanze, le ideologie tradite e le cronache che si fanno dimenticare. Resistono gli innovatori del riciclo e del rimpasto. Resistono i compromessi storici all’ordine del giorno, i rappresentanti di religione che bussano alla porta e il debito pubblico di una società sempre più divisa. Angeli inchiodati ai piedi sui pali della luce, immobili in verticale, fanno sanguinare violini con lunghe note quasi infinite. Resistono ancora i tralicci dell’elettricità, i fumi delle fabbriche e le acque morte che ritornano al mare. Resistono i campi di maggese e gli alberi sempre più pochi che si abbandonano alla malinconia della pianura e poi via, verso il deserto. Resistono i sorrisi, le teste abbassate tra braccia e ginocchia. Resistono pensieri disperati e gioie istantanee, messe al mondo come polaroid. Resistono le mie idee, e anche se non so che farmene, senza, non potrei resistere un minuto di più in questo viaggio. È come respirare.

domenica 8 febbraio 2009

Liar


Welcome to Nowhere
where all days are ok
Tuesday, Friday and Saturday

You can wash your
sense with the rain water

When you're in Nowhere
you talk to yourself
you're your own best friend
you need nothin' else

Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar! And breathe

Welcome to Nowhere
you talk to yourself
when you're in Nowhere
you need nothin' else

Scream!

Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Scream!
Scream!

( The Niro / The Niro 2008 )

Siamo ritornati al nostro posto e niente si muove. Siamo ritornati al nostro posto dove nessuno ci conosce e dove nessuno sa come arrivarci. Siamo soli. Soli e senza niente da dire. Il mondo poco fa è crollato senza troppo rumore. Non abbiamo vinto e non credo si possa parlare di sconfitta. Altro non è che una conseguenza di cose che succedono. Va tutto bene e non c’è niente da dire. Ormai siamo abituati all’imprevedibilità. Ad essere traditi. A tradirci. A cadere senza mostrare sangue e ferite. Conosciamo la bugia e non vorremo mai usarla. Conosciamo la bugia e lei lo sa. Loro lo sanno. Ma noi non apriremo più bocca inutilmente. E non ha senso lamentarsi. Ormai siamo abituati a rialzarci senza che nessuna mano sia protesa verso di noi. Non dobbiamo dare nessuna spiegazione. Non dobbiamo dare soddisfazione al dolore. Nessuna soddisfazione al nemico. Siamo ritornati al nostro posto e siamo sempre più lontani. Sempre più noi stessi. Sempre meno noi stessi per gli altri. Sempre meno fedeli al “ come mi vuoi”.
Non abbiamo bisogno di niente. Niente che non sia il nostro nessun dove. Romantico e sciatto.
Un respiro prega ogni giorno e guarda un bianco purissimo. Un respiro prega ogni giorno e sogna i colori. Sogna strane iperbole liberarsi nello spazio intorno, senza controllo.
Se pur ci fosse qualche domanda non potrei rispondere. Non farei altro che restare nel mio nessun dove, davanti al mio bianco circondato da iperbole coloratissime. E non sarei capace di dire nulla.

mercoledì 14 gennaio 2009

The garden



And he was walking in the garden
And he was walking in the night
And he was singing a sad love song
And he was praying for his life

And the stars came out around him
He was thinking of his sins
And he's looking at his song-bird
And he's looking at his wings

There, inside the garden
Came another with his lips
Said "won't you come and be my lover ?"
"Let me give you a little kiss"

And he came knelt down before him
And fell upon his knees
"I will give you gold and mountains
If you stay a while with me"

And there was trouble
Taking place
Trouble
Taking place

There, inside the garden
They kissed and the sun rose
And he walked a little further
And he found he was alone

And the wind it gathered round him
He was thinking of his sins
And he's looking for his song-bird
He was looking for his wings

And there was trouble
Taking place
Trouble
Taking place

There was trouble
Taking place
Trouble
Taking place

( PJ Harvey / Is this desire? 1998 )

L’aria si fa scura e i tempi portano crisi e opportunità, scandali e vite ribaltate per pochi attimi sbagliati. Non rimane che farsi picchiare dalla pioggia e stordirsi nella nebbia. E c’è pure chi fa finta di niente, forse perché la nebbia la respira da un po’. Sorridere fa bene sempre, a meno che tu non sia uno stolto e allora quello si chiama indifferenza oppure insensibilità o peggio ancora resa. Qui la nebbia non aiuta, non aiuta a sognare, non aiuta a vedere oltre e la pioggia picchia forte ma lei se ne va senza colpe. Non è imputabile di nessun reato. Cadi all’indietro e sembra non si tocchi mai il fondo, non si avverte l’esito della caduta e questo fa più male. La nebbia non aiuta, non aiuta se cerchi qualcuno a cui dire qualcosa, che forse pure c’è ma non si vede bene in questo cielo umido. Rimangono i giardini per cui qualcuno ha speso una vita per farli a immagine e somiglianza della felicità. Giardini da curare fino a che qualcuno non ti seppellisce in un giardino lontano dal tuo, putrido e malconcio, che sa di acqua affogafiori e di cera che fa mancare l’ossigeno. E il tuo giardino muore piano senza nessuno che abbia voglia di curarlo. Era meglio spendere il tempo a curare la propria vita, o anche l’anima se vuoi. Noi ce l’avevamo un giardino. Era stupendo perché noi lo abitavamo. Perché assomigliava alla libertà. Noi ce l’avevamo un giardino e non era fatto per farlo vedere al vicinato. Non era fatto per farsi mostra di se. Non era chiuso, ma di certo non tutti potevano avere l’accesso. Questo dipendeva dai visitatori. Noi ce l’avevamo un giardino con alberi di bosco e fiori selvatici. Ma poi ci siamo scordati di avercelo. Oppure lentamente qualcuno ci ha strappato via le radici e adesso ci chiedono chi siamo e da dove veniamo. Noi vorremo sapere semplicemente dove andare ma non abbiamo nessuno a cui chiederlo tranne che a noi stessi. Forse non è il momento per chiederselo. Forse non è il momento di ripensare al nostro giardino, che scendeva giù per la valle seguendo quello che per noi doveva essere un fiume e poi risaliva sopra. Il nostro labirinto. Ma non abbiamo mai avuto il coraggio di vedere dove andasse a finire. Ora non sappiamo più dove comincia e non sappiamo indicarlo, ci siamo persi da un po’ in questa nebbia, e ci ritroviamo con troppi stranieri con cui convivere. Gente senza giardino. E vaghiamo soli in un labirinto invisibile in mezzo ai nuovi palazzi, a tonnellate di cemento che s’alzano al cielo, passando per i vostri uffici nuovi nuovi e i vizi vecchi vecchi di chi è rimasto lo stolto di sempre. Dovremo chiederci dove andare ma il labirinto è magnetico. Non ci lascia uscire. O forse ci porta dove ci hanno strappato. Il labirinto è magnetico. Il labirinto sa. Il labirinto conosce la strada. Il labirinto è la strada. E non resta che seguirlo…

domenica 21 dicembre 2008

White Winter Hymnal


















I was following the pack
all swallowed in their coats
with scarves of red tied ’round their throats
to keep their little heads
from fallin’ in the snow
And I turned ’round and there you go
And, Michael, you would fall
and turn the white snow red as strawberries
in the summertime..

( Fleet Foxes / Fleet Foxes 2008 )


Correre a perdifiato e ridere solo perché puoi correre
Cadere e sentire gli angeli ridere
Rialzarsi e sentire gli angeli cantare
Cosa c’è di buono oggi?
Prendiamo qualcosa e poi via
Pantaloni stracciati e capelli senza stile al vento
Correre e sorridere
Correre e cadere nella selva
Sbucciarsi le ginocchia e inventarsi storie di orchi, gnomi e fate
Andare a dormire e sperare che domani al risveglio ci sia tanta neve
Talmente tanta che ci possa bastare per giorni
Così bianca che il mondo dovrà sembrare nuovo e immacolato, mentre i vecchi sbucciano trottole con i loro coltelli a serramanico e si guardano i palmi ancora morbidi. Palmi rosa e dita mature piene di rughe e pelle dura capaci di accarezzare le nostre teste con sicura dolcezza.
Cosa c’è di buono oggi?
Possiamo salire sulle spalle dei grandi per raccogliere ghiaccioli e aspettare che la neve crolli dai rami. Che ne dici di un vecchio copertone per scivolare sulla strada? Che ne dici di una battaglia con i bastoni? Che ne dici di non cambiare mai i nostri occhi? Che ne dici di ritrovarci qui, in nessun posto, fra 10, 20, 100anni?

Adesso non ho molto fiato, la neve mi da fastidio, e gli angeli corrono e io non tengo il passo…
Cadere e sentire gli angeli ridere
Cosa posso fare di buono oggi?
Rialzarmi e sentire gli angeli cantare