lunedì 20 ottobre 2008

Electricityscape ( morte di provincia pt 3 )






















Oh with strangers to impress so near
Old friends don't realize I'm here
I wish two drinks where always in me
I'd pretend I had the perfect day

Take me to the water
Make me understand
That I was wrong

For me tomorrow is my first day
So please don't tempt me in the wrong way

It's almost after midnight
I can see the city lights, we're here.

Change your mind tonight
You belong to the city now
and you're closer now, I know
You belong on the radio

I swear I'll give it back tomorrow
But for now I think that I'll just borrow
All the chords from that song
And all the words from that other song I heard
Yesterday

Change your mind tonight
You belong to the city now
And you're closer now, I know
You belong on the radio

I will not disturb you
I was just returning you a compliment

( The Strokes / First Impressions Of Earth 2006 )


Spero che tutto si sciolga presto, come mi sciolgo io in un niente fatto di tante piccole cose.
Spero che tutto si sciolga presto, come fa il ghiaccio in questo cristallo che si colora di una fantasia di luce ambrata.
Spero che tutto si sciolga presto, come si scioglie la vista in questo fumo nostalgico che sale al calar del sole.
Spero che tutto si sciolga presto, come fanno i miei occhi sotto questa luna magnetica che si nasconde tra una nuvola e le sagome dei palazzi.
Uno straniero che va per stranieri, che gioca con lo spettacolo più grande del mondo ( Bukowski docet ). Uno straniero che va per stranieri, che non ne ha mai abbastanza di questo niente, di questo niente così leggero ma così importante.
Uno straniero che ritorna da solo da dove è venuto per una strada che si scioglie nel buio.
Spero che tutto si sciolga presto e che possa arrivare dove scorre l’acqua per inchinarmi al miracolo che si consuma sotto le luci distratte della grande città.

Take me to the water
Make me understand
That I was wrong


Spero di arrivare alla fonte.

For me tomorrow is my first day
So please don't tempt me in the wrong way


Domani è sempre il primo giorno.
Intanto sperimentiamo i modi sbagliati per trovare gli equilibri che non abbiamo. Sperimentiamo e provochiamo noi stessi in questo gioco spettacolare!

Spero di arrivare alla fonte affinché i miei occhi si sciolgano.
Domani è sempre il primo giorno e non faccio altro che sentirmi uno straniero. Uno straniero che va per stranieri. Domani è sempre il primo giorno e questa dimensione non si può dire ne buona ne cattiva. È come girare attorno allo zero, ed ecco che la città si scioglie e io posso raggiungere la fonte e sentirmi serenamente alla fine.

domenica 19 ottobre 2008

Alla follia! ( morte di provincia pt 2 )



Amare alla follia!
Odiare alla follia!
Uccidere alla follia!
Vivere alla follia!
Un inno alla follia!
Alla follia è il canto che ci porta tutti all’albero della cuccagna, malandati dell’animo e vestiti di stracci firmati.
Alla follia! Alla follia!
Cos’è la follia? Forse non esiste come non esiste la normalità.
L’unica follia è abituarsi alla follia, quando ci perdiamo sotto l’albero della cuccagna, che non fa altro che renderci miserabili.

sabato 18 ottobre 2008

Piccola Italia ( morte di provincia pt 1 )


Questi luoghi non dicono nulla. Non devono dire nulla. Devono rimanere nel loro anonimato, loro e chi li abita. Questi luoghi guardano le grandi città, l’Occidente nelle sue forme più moderne; lo ammirano per la sua emancipazione, per il progresso, per il suo ideale di vita e di benessere. Il sogno Americano che fa sognare l’Occidente e il Mondo, soprattutto le province. E l’Italia che si fa adottare dall’Europa sogna un po’ l’America dei grandi formati e un po’ meno la Russia Rossa meno Rossa e meno Russia ogni volta che perde i pezzi e scoppia una guerra per l’indipendenza. Viva L’Italia alla De Gregori, sempre la stessa, forse un po’ peggiorata da quel disco in poi, sicuramente ancora provinciale. Si! L’Italia con le targhe europee a norme CEE, in provincia di Washington D.C.
L’Italia che butta l’italianità del suo lavoro, con i grandi marchi contraffatti e intanto mangiamo, vestiamo e viviamo in un benessere ( ? ) Made In China.
Provincia stupida!
Provincia stupida che si crede chissà che! Che crede nella sua emancipazione. Crede di essere come nelle grandi città, invece, è solo un’imitazione molto buffa. La provincia deve fare la provincia. Con piccole città a misura d’uomo e non con piccole città a misura di architetture utopisticamente virtuose, sempre in cantiere, con i lavori che poi non vengono finiti o al massimo fatti male. Non critichiamo però! Siamo tutti nella stessa barca che affonda, e fare di più non serve…
Si salvi chi può!
Non parliamo di cambiare le cose, non parliamo per favore di utopie!
Non critichiamo! Che non ci vengano a dire che siamo dei sognatori, che la realtà è diversa e che il progresso in fondo è un’imitazione del progresso. Si! Il progresso si misura in soldi, non lo sapevi?
Ma le qualità che sento vere non si possono comprare, per tutto il resto c’è la carta di credito…
Life is BAU!
La mia banca è indifferente!
Ok !
Globalizziamoci come vogliono loro, e attenzione ai falsi no global!
Che cosa vogliamo di più?
Il popolo delle libertà è sempre più libero e fa quello che gli pare. I governi ombra lo erano anche al governo. Ma a noi che ci frega? Le statistiche dicono che va tutto bene, che il trucco è perfetto, che i capelli, le tette e le labbra crescono sempre di più! E la provincia? No…la provincia non esiste più. Tutto il mondo è paese! Si…ma quale di grazia?

lunedì 13 ottobre 2008

Nient’altro che se stessi


« l'empatia si sarebbe sviluppata perché mettersi nei panni dell'altro per sapere cosa pensa e come reagirebbe costituisce un importante fattore di sopravvivenza in un mondo in cui l'uomo è in continua competizione con gli altri uomini. » di Geoffrey Miller

Fonte: Wikipedia



C’è sempre qualcuno più sveglio di te
C’è sempre qualcuno più bello di te
C’è sempre qualcuno più forte di te
C’è sempre qualcuno più fortunato di te
C’è sempre qualcuno più in salute di te
C’è sempre qualcuno più ricco di te
C’è sempre qualcuno più bravo di te

C’è sempre qualcuno che di tutte queste cose ha meno di te, ma non sentendoti in competizione, non ci fai caso.

C’è sempre qualcuno più pratico di te
C’è sempre qualcuno più sognatore di te
C’è sempre qualcuno più scazzato di te
C’è sempre qualcuno più alla moda di te
C'è sempre qualcuno più complicato di te
C’è sempre qualcuno più opportuno di te
C’è sempre qualcuno più sintetico di te

E non è mai una banalità sapere che non c’è nessuno come te. Questo è l’unico vantaggio che si ha con quelli che sono più e meno di te. L’unica qualità che si ha e che si può condividere è l’essere se stessi. Nessuno è come te. Nient’altro.

sabato 11 ottobre 2008

Soli al sole

Un giorno come un altro e un altro giorno ancora che la crisi avanza e l’umano diventa sempre più ridicolo, sempre più distratto, sempre più massificato. C’è poca gente in giro sotto questo sole strano d’ottobre. Non ci sono più le mezze stagioni. Anzi, non ci sono più le stagioni, o per lo meno non stanno dove dovrebbero. Si spostano in continuazione. Anno per anno. Da bambino sapevo quando aspettare la neve. Adesso non sappiamo nemmeno quando arriverà la prossima influenza. E che nazionalità avrà…
C’è poca gente in giro. Poca gente sotto il sole. Sono ombre accasciate e solitarie. E tutto sembra sbagliato. Ogni azione. Ogni pensiero. Ogni desiderio.
Persino i movimenti quotidiani si fanno pesanti. Diventano innaturali. Una mano saluta svogliatamente e una testa pensa altrove. Un piede ha la scarpa slacciata e un occhio non sa dove guardare. Poca gente sotto al sole. Poche ombre inutili. Poi piano piano ci si accorge di essere rimasti soli. Circondati da manichini. Con la plastica e il silicone in abbondanza, appena scappati dalle vetrine. Manichini umanoidi che sembrano vivi. Vestiti di plastica. Alla guida di auto di plastica. Che mangiano plastica. Irrigiditi dalla plastica.
Poche ombre inutili sotto al sole. Piegate in una macchia nera stanca. Distanti non molto dalle altre ombre ma divisi dalla plastica. E manichini. Già!
Stasera usciamo!
Mi raccomando metti la parrucca giusta!
Hai preso le riviste, quelle in? Così sappiamo sempre che umore avere. Stasera andiamo in un posticino a mangiare, dove non si sa da dove viene quel che cucinano ma ha un sapore così plasticoso...e anche il vino è buono. Sembra sempre quello dell’annata migliore. Non cambia mai anche se l’annata è stata pessima.
Speriamo di non trovare gente vera…sono così noiosi. Ridono per battute che nessuno capisce…così sofisticate. E poi non gli va mai bene niente. Non capiscono niente della plastica e rovinano sempre tutto. E poi si lamentano sempre che sono stanchi, che gli fanno male le ossa o i muscoli…
Quelli hanno sempre un sacco di problemi. Parlano di realtà. La realtà!? Mah! E poi dopo tutto trovi sempre quello ottimista…e chi li capisce!?

Il viola o il celeste?

Beh…quest’anno va ancora il viola. Metti la parrucca viola!
Però sbrighiamoci, che non voglio fare tardi. Sai…gli umani…adesso tornano dal lavoro e poi si lamentano del traffico. Tornano tutti allo stesso orario!
Andiamo che è tardi!

Si eccomi!
Oddio! Scusami, ho dimenticato un braccio sul letto! Faccio in un attimo!

Ah…le manichine…tutte uguali!

mercoledì 8 ottobre 2008

Fusion


In questo andirivieni non c’è molto da argomentare. Le cose più belle e quelle più cattive non hanno bisogno di parole, anche perché non si trovano quasi mai quelle giuste. E usare parole vuote…a cosa serve….
Bisogna aspettare il silenzio.
Bisogna aspettare il silenzio, non di certo facendo silenzio o solo abbassando lo sguardo.
Troppo vuoto.
Troppo pieno.
Eccoci al centro del mondo.
Eccoci al centro del mondo, proprio qui, dietro l’angolo. Dietro un qualsiasi angolo, aspettando di trovare un buon Caffè, oppure una strada illuminata, oppure qualcuno appena tornato dal deserto.
Eccoci al centro del mondo, ad un metro dalle nostre aspettative, ad un metro da noi stessi, ad un metro dall’ispirazione.
Eccoci al centro del mondo, dove possiamo incontrare guerrieri superstiti dalle loro battaglie senza reporter, dove l’aria è colma di delusioni senza foto e di gioie senza peso.
Eccoci al centro del mondo, dove un santo si confonde nel peccato, e dove tutti ce l’hanno con tutti e il meglio che riescono a fare è prendersela con i mulini a vento.
Allora non c’è nessun nemico oltre il nostro orgoglio stupido.
Eccoci al centro del mondo, ma non ce lo diciamo. Siamo proprio nel punto esatto. E ogni punto è quello esatto. Basta sentire la fusione. L’equilibrio delle forze libere.
Siamo in fusione.
Ma mi raccomando al silenzio.
Più che parlare e descrivere penso ci convenga ascoltare.
Troppo vuoto.
Troppo pieno.
E ogni volta c’è qualcosa di nuovo
Ogni volta ci credo
Ogni volta cado
Ogni volta è l’ultima
Ogni volta non mi rimane che aspettare il silenzio e sentire la fusione.

domenica 28 settembre 2008

Aggirate resistenze



Prima di dire io sono, prima di dire io sono qui, sono arrivato qui, dovremo sentire uno spostamento, un flusso di noi stessi, della nostra psiche oltre la memoria di un corpo che diciamo nostro . Prima di dire “ io sono ”, pensiamoci bene. Si può essere sicuri dell’essere?
Oggi più che mai credo di non poter affermare ciò.
Oggi più che mai non dico io sono. Mi dico “ io divengo ”.
Allora posso dire di essere venuto qui, ma io non sono qui. Io non sono qui. Io percorro qui. Se dicessi sono qui potrei dirmi morto. Io percorro qui in quanto il mio essere è divenire, e il suo divenire passa in questo luogo. Tutto è in evoluzione. Un turbinio di energia che non si ferma mai, e l’occhio nudo tradisce la sua natura. Non vede le aggirate resistenze. Vede solo un blocco materico e afferma di potermi fissare. Ma si ha solo l’illusione di poter fissare qualcuno o qualcosa. Una macchina fotografica può cogliere le sbavature del corpo in un attimo più o meno preciso. La macchina può, ma non di certo il fotografo che sta scattando la foto o uno qualunque di noi può avere la pretesa di fissare qualcosa. Io guardo, osservo ma non fisso, cerco solo di prolungare lo sguardo. Cerco solo di aggirare le resistenze che formano la materia, l’energia invisibile che modella la vita.

Grazie Carlo

venerdì 19 settembre 2008

Saltimbanco ( Storia di uno Zanni qualunque )

Io avevo già visto…
Ne abbiamo visti molti, moltissimi, se ne vedono e se ne sentono..eh già ! Ma io ero sicuro di avere visto giusto, pur non essendo un giusto, anzi..Vedi, questa potrebbe essere una storia di quelle romantiche, anche un po’ drammatiche, sicuramente c’è del dramma, ma io mi sono salvato scegliendo altre condanne. Vedi, questa potrebbe essere una storia dell’otto100 che fu, una di quelle belle storie dell’otto100, che pensiamo di conoscere ma che non abbiamo visto mai. Si, bel tempo, bel secolo. Ma potremo dire di più. Vedi, questa potrebbe essere una storia del nove100. Diciamo della fine del nove100. E poi la fine di un secolo assomiglia alla fine dell’altro secolo trascorso, e non c’è mai un taglio netto con l’inizio del nuovo. Beh, potrebbe essere una storia della fine del nove100, o proprio di questi anni. Potrebbe essere una storia che non dice niente, una storia da raccontare con un cinismo un po’ sorridente, tanto da non sembrare poi così triste. Una storia che non dice niente e niente è stato detto ancora. Oppure, potrebbe sembrare una di quelle storie già sentite, già vissute, già viste, che non fanno tanta audience, che sembrano pericoli scampati, paure lontane, cronache impastate nelle mani che si strofinano il mento, si appoggiano al volto e si danno una grattatina tra una sigaretta e l’altra. Torniamo a noi, o a loro se preferisci. Si, perché io avevo visto giusto, anche se era buio e i volti hanno poche luci. Ma certe luci fievoli dicono molto di più di una luce piena. Già! Poi si potrebbe trattare solo di cronaca. Siamo degli osservatori. Siamo interpreti. Siamo attori, nella parte e fuori la parte. Siamo mendicanti del palcoscenico, e spesso il palco e la platea sono solo una strada buia e vuota. Siamo dei servi evoluti, che sanno quello che fanno. Servi si, ma per finta. Abbiamo visto giusto e poi, forse, abbiamo interpretato male. Siamo protagonisti e spettatori. Guarda la! Le chiamano perversioni sessuali. Guarda più avanti, la chiamano fede. Ci sono altri servi, forse ancor più di noi, proprio la dove c’è il potere. Potrebbe essere una storia che parla di una certa schiavitù oppure della mia liberazione. Si! Possiamo dirci liberi, ma non ci piace nemmeno troppo. Ci attacchiamo a un disegno, ad un copione da improvvisare. Potrebbe essere una storia che parla di libertà. Della liberazione, anche se ci piace far ciondolare le nostre catene. Facciamo credere ai padroni che non siamo capaci di acrobazie, perché loro ce le chiederanno comunque. Quattro stracci e un po’ di fantasia. Mi guardo addosso e cerco uno specchio. Qualcosa per specchiarmi che non sia uno specchio. Ebbene, cerco sempre, senza sosta. Cerco di trovare in me un essere umano, un animale, un corpo astratto. Cerco di essere e di capire cosa si è nell’attesa di cosa si diventa. Mi guardo addosso e cerco di trovarmi, forse cerco qualcosa che ho dimenticato nelle tasche. Probabilmente non ho le tasche che cercavo. È stata dura, molto dura. Provo a cambiare, sempre. Ma t’immagini la vita eterna? Sarebbe tutto davvero noioso. Avrebbe meno senso di quello che posso dare io adesso a tutto quello che mi circonda. Sarebbe una brutta storia. Una brutta storia senza finale. E un finale ci vuole. Ci vuole sempre un buon finale. Meglio un buon finale che un buon inizio. Torniamo alla storia. Potremo raccontare una storia moderna, ma che in fondo non si può datare con precisione. Potremo avvalerci di mezzi semplici per effetti speciali. Sono da sempre le stesse cose che cambiano, eppure sono le stesse. Il Verbo è antico. Bisogna trovare qualcosa. Ecco! Il Verbo coniugato in un megafono dirà :

Io Saltimbanco
Tu Saltimbanco
Egli salta in banca
E sopra la banca la capra canta e sotto la panca la capra prega.

Deus ex machina per l’occasione. Per l’occasione useranno la televisione. Tempi moderni…
È incredibile come molte cose siano cambiate, e come tutto sia in evoluzione. Ma non dobbiamo affezionarci troppo al principio, allo start. A questo punto ti mostrerò le mie righe verticali. Sono strisce dai riflessi cangianti, ma scendono bene su tutto. Posso stupirti ancora un po’ abbassando la voce e alzando il tono, ma non bisogna impressionarsi. In fondo la semplicità è una cosa molto complessa. E io sono sicuro che avevi visto giusto. Forse quel punto che brilla la giù in fondo ci sta guidando. Spero che sappia quello che fa. Ma qualcuno lo saprà di sicuro. Ma non ti preoccupare, rendi le cose semplici. Non chiedere e osserva bene. Poi vai dritto. Fai come faccio io. Vedi come mi stanno bene queste righe. Sai, prima erano opache, adesso credo che si fonderanno in un unico colore. Beh se dovessi scegliere una fine sarebbe un po’ un problema…è difficile…
Quindi…
Penso proprio di rimandare la questione alla prossima esibizione.
Probabilmente partirò dalle tasche.
Oppure andrò dritto verso quel punto luminoso.
Probabilmente perderemo il prossimo spettacolo.
Probabilmente…
è già cominciato…

lunedì 8 settembre 2008

Smoking area


Nicotina, monossido di carbonio, catrame, formaldeide, acroleina, ammoniaca, fenoli, acido cianidrico, polonio 210, cadmio, nichel, ossidi d'azoto, arsenico, derivati del cianuro, acetone, acido silicico, acido carbonico, acido acetico, acido formico,acido benzoico, diossido di titanio, prodotti sbiancanti delle ceneri, carta, legno e coloranti…

martedì 2 settembre 2008

Sacro fuoco olimpico