domenica 23 gennaio 2011

Lotus


I was hell
Sarcastic silver swell
That day it rained
Tough spun. Hard won. No
Ocean flower aquarium
Badlands. Give a hand
Honey dipt. Flim flam
Hey hey hey hey
That cat can walk like a big bad man

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus

Storefront window, I reflect
Just last week I was merely heck
Tip the scale. I was hell
Picked me up, then I fell
Who's this stranger? Crowbar spine
Da, da, da, and I feel fine
Let it rain, rain, rain (rain)
Bring my happy back again

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus
I ate the lotus

Let it rain, rain, rain (rain)
Save me from myself again
Wash away my ugly sins
Opposing thumb, dorsal fin
That monkey died for my grin
Bring my happy back again
Let it rain (rain), rain, rain (rain)
Bring my happy back again

So happy to show us
I ate the lotus
Say haven't you noticed?
I ate the lotus
I ate the lotus
I ate the lotus
I ate the lotus

( R.E.M. / Up 1998 )

Sono diabolico, lo so! E non vorrei esserlo, almeno in certi momenti. Inevitabilmente sbaglio a dare una seconda opportunità o a non concederne nessuna. Lo so, ripeto i soliti errori. Sono diabolico e a volte non mi dispiace esserlo. Mi sento di là dal vostro arrancare, oltre le vostre certezze ed evito di incrociare l’insicurezza dei vostri goffi gesti. Sono freddo e questo non vi piace. Ci metto troppo sangue e sudore e nemmeno questo vi garba, ma io vivo per quello che voi non capite, quello che è nettamente contrario ai vostri gusti.
Sono sarcastico, troppo sarcastico per voi, quasi catastrofico. Terribile come un’onda anomala sui vostri pensieri stabili. Spaventoso come un fulmine a ciel sereno. Inopportuno come la pioggia.
Nel mio esile passaggio il mio silenzio fa troppo rumore e questo non me lo perdonerete mai, lo so.
Proprio come una puttana apparentemente trasandata e anoressica.
Immagini forti non ne vuole nessuno, tutti cercano la comodità delle solite cose. Io invece sono di troppo e non m’importa niente. Non m’importa di essere giudicato dalla vostra mediocrità, così nel bel mezzo della vostra disperazione non faccio altro che godermi la pioggia, goccia per goccia. Sono scandaloso nel dare un morso a un frutto acerbo e non mostro nessuna attenzione al vostro sgomento. Sono una brutta puttana sbiadita e malata di personalità e surrealismo. Lascio che piova e continuo senza voltarmi per la mia strada. Sono diabolico in questo e nel buttarvi in faccia cinicamente qualcosa che si avvicina alla verità. Nel dirvi cose scomode e nel non dare opportunità di controbattere. Sono diabolico, lo so. Sono un angelo sciatto e misero, ma tutto sommato, sono felice così.

martedì 11 gennaio 2011

Io sono un ottimista


Immagino sempre che il mio inferno sia migliore di quello degli altri.

domenica 9 gennaio 2011

Ten Years After


Ci siamo incontrati per caso in una Bologna sconosciuta, piena di altra gente, di tanta altra gente, tra nebbia fitta e sole fiacco. È stato uno scontro e una scelta veloce. Non sembrava un colpo di fulmine ne amore a prima vista ma siamo diventati ottimi compagni di viaggio. Un buon compagno di viaggio sa sempre come adattarsi ad ogni situazione e non ti abbandona mai. Abbiamo diviso pioggia, freddo, grosse sudate e lavori duri, giorni di festa e malinconie. Sempre insieme nelle buone serate e nelle situazioni scomode. Un buon compagno di viaggio capisce le tue attese e le tue pause, custodisce i tuoi segreti e protegge le tue idee dall’incomprensione e dal caos anonimo dell’umanità. Non abbiamo dovuto mai giustificarci per lo stupore, non abbiamo mai dovuto preoccuparci dell’effetto e dello stile. 10anni insieme e sono tutti lì. Nessun ricordo sbiadito, nessun rammarico e mai una parola di troppo. Abbiamo sempre diviso quello che il destino ci ha riservato. 10anni e una sola anima. 10 anni senza mai contare il tempo. 10anni dopo siamo ancora qui con lo sguardo che mira lo stesso orizzonte e sa nascondersi bene sotto la stessa visiera rossa.

giovedì 6 gennaio 2011

Filosofia


La filosofia può ispirare, può suggerire idee o dare insegnamenti. La filosofia può anche semplicemente creare suggestioni estemporanee. Io amo la filosofia libera dal concetto.
Più importante del concetto è la sua applicazione nel proprio vivere quotidiano.
La maggior parte della filosofia non è mai stata scritta ma viene applicata e vissuta da ognuno di noi.

domenica 2 gennaio 2011

Piccola prova informale


Essere sinceri è una prova di coraggio. È una sfida quotidiana verso se stessi e contro tutto. Essere sinceri alla luce del giorno è pericoloso e ti può capitare di fare grossi sbagli, di mettere tutto in discussione, anche solo per un momento di egoismo, per una fortuna esile ed effimera, per qualche spicciolo, per un bacio rubato, per una carezza caduta male, per un attimo di incomprensione.
Si consiglia di non indossare camicie blu, di nessun tipo di blu, di qualsiasi tonalità del blu.
Essere sinceri al buio sembra più facile e poi non ti vede nessuno. Essere sinceri al buio sembra più facile ma non ti vede nessuno. Non ci sono pericolo né soddisfazione. Essere sinceri al buio potrebbe risultare inutile ma anche altrettanto vitale.
Mai mandare fiori anonimi. Mai mandare pacchi bomba anonimi. Firmarsi sempre. In nessun caso, mai prima il cognome del nome, sia a voce che scritto.
Bisogna anche saper rubare ed io non ci riesco. Mi sento male se quello che rubo non mi appartiene, se quello che rubo non fa parte della mia dimensione. Diventa un qualcosa tolto a qualcun altro ma non diventa mio e questo mi fa sentire un ladro. Mi capita spesso di rubare senza sentirmi male e questo vuol dire che potevo farlo. In qualche modo mi sento legittimato dal fatto che potevo prendere qualcosa di mio ma che solo un attimo prima non sapevo mi appartenesse. Rubare in compagnia poi è il massimo. Qualcuno potrebbe parlare di condividere, di spartirsi quello che il destino ti offre, qualche mistico parlerebbe di comunione o di dono di Dio o roba del genere.
Rubare è come ricevere o fare regali e i regali sbagliati fanno sempre male.
Sorrisi, gentilezze e qualche complimento per farsi voler bene. Essere gentili, apprezzare tutto quello che si vede e darne sempre giudizi positivi. Rubare simpatia è una buona regola per essere falsi, ipocriti e felici.
Sto al buio nel giorno del Signore e non vedo nessun Signore, non ho voglia di chiamare nessuno né tanto meno di essere raggiunto. Non ci sono idee in programma, non si aspettano miracoli, non si fanno promesse e non c’è nessuno da convincere. Non dico niente nemmeno a me stesso. Mi è venuta solo un po’ di fame e ho mangiato da tre ore. È un pomeriggio buio e sono solo in casa ed ho fame. Cammino senza accendere le luci spinto da questa strana voglia, inaspettata ma ben accetta. Perché dire di no? Perché frenarsi? Perché non essere sinceri anche per così poco?
A tavola, mai dire "Buon Appetito".
Apro il frigo e si fa luce. Lo guardo con poca attenzione e scelgo degli affettati in vaschetta che nemmeno li preferisco, ma va bene così.
Ho scelto la vaschetta degli affettati, dal frigo la porto sul piano della cucina. Accendo la piccola luce della cappa, apro lo sportello del pane che sta in alto, mi faccio spazio con le mani nella grossa busta di carta e ne trovo un pezzo già tagliato, lo spezzo con le mani, una parte la lascio lì con lo sportello aperto, l’altra la mordo, poi faccio a brandelli la carne salata e mangio chino e in silenzio. Riprendo l’altro pezzo di pane e altri brandelli di affettato fino a terminare la vaschetta. Torno al frigo, ho sete e svuoto quello che rimane della bottiglia di vino rosso. Mi guardo attorno e nel buio pulisco le labbra con un gesto del palmo terminando il pasto come una piccola prova d’informalità. Alla luce sarei apparso come un animale, indecentemente sincero e poco gradevole, sicuramente non educato.
Evitare suoni o rumori sgradevoli, niente fumi, niente profumi, niente grida o toni altezzosi. Niente musica. Non si canticchia e non si fischia. Evitare modi e usi troppo personali. Mai eccedere con la freddezza però, almeno prima del rigor morti.
Riguardo nel buio e un chissenefrega mi strappa una smorfia di felicità. Apro un’altra bottiglia di buon vino rosso, mi verso un bicchiere e torno in camera, molto meglio dell’ultima cena senza parabole, miracoli e traditori a cui passare il sale.

giovedì 23 dicembre 2010

Un pensiero leggero e poi liberi tutti


Mi sveglio con un pensiero leggero e non ci penso. Prendo la solita strada e non la guardo come il solito.
Non cerco niente.
Tiro dritto!
Non cerco niente che mi ricordi qualcosa.
Non guardo in faccia a nessuno e tiro dritto, ma senza maleducazione.
Non controllo il via vai delle persone, non guardo davanti ai negozi, non guardo dietro lo specchio, a stento mi curo degli stop, la segnaletica stradale la conosco a memoria. Faccio le solite cose in automatico e penso a gioie alternative.
Non mi curo delle cose che non mi piacciono. Non mi curo delle persone.
Ho un pensiero leggero che mantiene la mia felicità sopra una nuvola e fuggo ogni discussione inutile. Sbaglio e non mi faccio prendere da sensi di colpa. Liberi tutti dall’errore. Liberi tutti di sbagliare.
Liberi tutti e adesso potete anche andare dove vi pare a fare quello che vi pare. Liberi tutti dalle feste e dalle manifestazioni.
Liberata la mente dai cattivi pensieri. Liberata la mente dall’altruismo. Un pensiero leggero e non ci penso. Liberi tutti e adesso andate via, dove vi pare. Ma se volete restare, restate pure, io ho una nuvola che mi aspetta e tutto quello che c’è sotto non m’interessa. Liberi tutti e ognuno faccia quello che gli pare.

domenica 19 dicembre 2010

É Colpa Mia


É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi e meno intelligenti
É colpa mia
che non mi curo delle tue speranze
forse perché delle idee non so più che farne
É colpa mia
non ci avevo mai pensato
É colpa mia
non presto mai troppa attenzione
É colpa mia
perché non prendo posizione
É colpa mia
mi crolla il mondo addosso
se ci penso non me ne frega niente
É colpa mia
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te e nessuna spiegazione
soltanto quando è troppo tardi
ti ricordi ch'è tutto vero
É colpa mia
ho aperto gli occhi all'improvviso
e ho visto te e nessuna spiegazione
Figlio mio
ci pensi, un giorno tutto questo sarà tuo
Neppure se ti vedo piangere riesco ad essere felice
Neppure se ti parlo veramente
quando ti dico che per me non conti niente
Neppure tu
É una vita spesa male
ma tanto ormai è finita e lo sai
Perché è finita
era un autunno mentre l'inverno si avvicina
É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
più poveri più tristi e meno intelligenti
Perché non mi curo delle tue speranze
É colpa mia
se siamo diventati indifferenti
per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
É colpa mia
che non mi curo delle tue speranze
per piccoli egoismi e altrettante bugie e nessuna spiegazione
Figlio mio
ci pensi, un giorno tutto questo sarà tuo

( Il Teatro Degli Orrori / A Sangue Freddo 2009 )

Il cinismo è un’arte e serve alla sopravvivenza. Siamo tutti un po’ più lucidi, più decisi, calcolatori del tempo e dello spazio. Sappiamo finalmente dove muoverci, come difenderci ma abbiamo perso la fantasia e lo spirito.
Il cinismo a regola d’arte ci facilita la convivenza. Sappiamo tutti dove muoverci e con chi, sappiamo dove andare e cosa aspettarci ma abbiamo perso il nostro spazio libero. Abbiamo perso l’indefinito. Abbiamo tutti le facce un po’ più truci e meno rilassate. Siamo sempre sul chi va là. In fondo il cinismo non è per tutti, ma nemmeno le emozioni forti lo sono.
Non sappiamo più che fare delle idee, della bellezza, dell’anima nascosta, delle ispirazioni. Dobbiamo arrivare alla fine del mese.
Dobbiamo produrre.
Essere produttivi.
Dinamismo!
E invece sembra che siamo noi stessi dei prodotti di questa società concorrenziale. Potrebbero metterci negli scaffali del supermercato, nei banchi frigo dei surgelati, sui tavolacci dei macellai, umidi e insanguinati; nessuno noterebbe la differenza. Userebbero tutti lo stesso cinismo e l’indifferenza di sempre.
Forse qualcuno è cinico e indifferente e invece crede di usare bon ton, educazione, di avere anche classe, stile.
Forse non sa di essere solo un idiota. Siamo fragili e non ci piace rischiare. Ci interessiamo alle cose che non fanno male, a quello che possiamo guardare da lontano, e non riusciamo a godere nemmeno del bene.
Non ci curiamo della storia, non ci importa nulla del futuro e viviamo male il presente.
Siamo tutti legati da un filo spesso invisibile e la miseria del mondo è anche colpa nostra.
È colpa nostra se siamo miseri e stupidi.
È colpa della nostra indifferenza.
È colpa della nostra non curanza.
Dico queste cose in modo cinico, le vedo, le penso.
Sono un cinico anch’io, ma sopravvivo alla stupidità.
E cinicamente taccio.

mercoledì 8 dicembre 2010

Canzoni di Natale

Vedrai, staremo bene.
Fidati!
Sarà bellissimo, anche se adesso sentiamo freddo.
Per scaldarci compreremo una bottiglia di whisky al discount e ci saranno anche birra e salatini. Faremo grandi passeggiate lungo i viali, guarderemo le vetrine addobbate con festoni e luci intermittenti. Faremo grandi passeggiate e guarderemo così tante volte le vetrine al punto che non avremo bisogno di comprare nulla. Ci sembrerà di avere tutto quello che vediamo dietro quei grandi cristalli sempre puliti con tutte le cose al loro posto. Ci specchieremo in mondi lontanissimi. Impareremo a memoria gli articoli e i prezzi. Sarà tutto nostro senza spendere un centesimo. E quando la gente comprerà qualcosa dalle vetrine, faremo finta che siano i nostri regali e saremo felici nel guardare i volti soddisfatti di persone sconosciute che escono dai negozi carichi di buste di carta e pacchetti confezionati a dovere.
Diremo “ Visto com’è contenta la signora ? Abbiamo fatto bene a regalarle quel vestito. Lo sapevo, era fatto proprio per lei, l’ho capito subito che sarebbe stata felice con quel vestito. Vecchia babbea! ”
E ci sarà da ridere. Rideremo tantissimo, fidati! Staremo bene. Noi, con le nostre bocche nere e malconce, con quattro denti marci che a stento danno la dimensione delle nostre parole sbiascicate.
Adotteremo anche dei cani, anzi tutti i cani che senza padrone se ne vanno randagi senza meta e senza dimora. Saremo una grande famiglia. Illumineremo a festa la città e balleremo sulle foglie portate via dal vento. Ci lanceremo in giravolte senza fine e ci girerà la testa stando accasciati sui selciati e non ci basterà mai osservare il mondo che ci passa avanti.
Ascolteremo canzoni di Natale suonate da strumenti accordati male, melodie accennate da musicisti improvvisati e senza talento. Avremo un’orchestra tutta per noi. Staremo tutto il tempo nelle piazze e nelle strade al punto che la gente imparerà i nostri volti, diventeremo quasi famosi, diventeremo delle celebrità. Staremo tra la gente e saremo parte di loro. Avremo il nostro posto nella società. Avremo il nostro posto sotto gli alberi e negli angoli bui.
Vedrai, staremo benissimo.

venerdì 3 dicembre 2010

Italiani: popolo di santi, poeti, navigatori e stronzi


Noi si che siamo un popolo di artisti. Noi si che abbiamo un patrimonio culturale inestimabile. Noi si che abbiamo quel non so che, che ci fa così italiani. Così unici! Siamo un popolo di artisti.
L’arte è sempre in evoluzione e l’evoluzione comporta una continua battaglia verso la sopravvivenza della specie, una guerra continua per l’affermazione. Non si tratta di essere potenzialmente il migliore, di avere l’idea più innovativa, di partecipare ad una sfida con tanto di legalità e di regole e nemmeno di sapersi distinguere per merito. Macchè! Noi si che siamo un popolo di artisti. Avvocati, giudici, politici, forze dell’ordine, industriali, liberi professionisti, medici, impiegati statali, meccanici, idraulici, elettricisti, commercianti, showmen, giornalisti, vallette, cantanti, attori e chi più ne ha più ne metta. Tutti artisti.
E un vero artista oggi si sa vendere. Sa che il business è un’arte. L’evasione fiscale è un’arte. Il pararsi il culo è un’arte. Un vero artista è sempre pronto a pugnalare il prossimo per il proprio profitto. Un vero artista sa come essere falso e ruffiano. Un vero artista sa come galleggiare.

mercoledì 1 dicembre 2010

Gioia in La minore

Oggi è un giorno strano, pieno di follia. Pieno di errori senza nessun senso di colpa. Pieno di lamenti, frigna infantili di bambini che ormai hanno la barba e le tette mosce. Pieno di asimmetrie, molte delle quali senza alcun tipo di fascino. Oggi è il giorno dei passanti. Di quelli che sono tra di noi ma che non ci sfiorano ne col pensiero ne con la presenza. Sono solo passanti. Masse di individui anonimi senza ispirazione. Oggi posso anche perdonare il mondo o almeno mi sforzo di non dargli retta. Passo indifferente e non curante nel suo squilibrio quotidiano. Passo tra i passanti e sono convinto di non essere uno di loro. Non mi ritengo migliore, superiore e forse non mi sento meglio di loro. Mi sento differente e indifferente, ecco tutto.
Oggi è un giorno strano. Inaspettato. E questo mi fa sentire bene. Non devo chiedere. Non mi devo giustificare. Non devo chiedere scusa.
Passanti! Poveracci! Miseri che si possono permettere di comprare, di regalare, di giudicare.
Passanti! Miserabili!
Oggi è un giorno strano e la gioia più grande mi viene offerta da una sonata del 700 per flauto in La minore. Note dolci senza spettatori.
Scegliere, decidere, andare. Queste sono cose importanti! Ma i passanti non lo sanno. Lo sapeva bene Mario che a 95anni non ce l’ha fatta a non decidere. A trovarsi solo e malato in un letto d’ospedale ad aspettare la fine. Non ce l’ha fatta ad aspettare, doveva decidere il finale, come in un bel film. Un bel film di 95anni e un finale serio. Niente tragedie. È stata solo una scelta. E non importa se Dio, a quel che dicono, non onora i suicidi.
Onore alle scelte. Onore alla vita. Onore alla libertà.
Forse l’unica cosa seria della vita è la morte.