martedì 30 marzo 2010

Mina

sabato 20 marzo 2010

Klein

Si sale e il posto è come me lo ricordavo. Scomodo, ripido e cemento dappertutto.
Nessun cenno…
Ciao Klein.
Ciao.
Come va Klein?
Solitamente.

Ha le mani abituate a non stringere altre mani, spaccate dal grasso, spaccate dal lavoro, robuste e leggere nella stretta.
Il posto è come lo ricordavo, solo più vuoto.
Ho dovuto smontare tutto, è rimasto solo il cemento e il mio vecchio bolide rosso. Erano gli anni settanta. L’ho rimessa a nuovo ma non è in vendita. Ne ho bruciata troppo di strada e di vita per poterla vendere ad un prezzo, per poterla scambiare con i soldi.
Immobile sotto un lenzuolo di seta perla, tenuto su da delle mollette da lavandaia. Sembra un bambino nella sua culla, che dorme all’ombra di un’officina che fu.
Il posto è come me lo ricordavo, solo più vuoto. Vuoto di malinconia, vuoto di vita frenetica, ma qualcosa è ancora vivo. Sono i ricordi di Klein. È Klein!
Klein, col suo nome piccolo, il corpo gonfio di carne, ha le labbra da vecchio nero, grosse e simpatiche nel mezzo di un volto da buon diavolo. Non si chiede l’età a un buon diavolo come non si chiede l’età alle donne che non sanno di essere troppo giovani o troppo in là col proprio tempo.
La vedi, la tengo qui a riposare, messa a nuovo. Ovvio, ogni tanto scorrazzo un po’ e le faccio mangiare i chilometri. Vedessi! Come i bei vecchi tempi.
Porca puttana, non torneranno più! Porca puttana!

Klein è vuoto di malinconia. È pieno di soddisfazione.
Non so come abbia fatto mio padre a non ammazzarmi. Non avevo patente e ne ho distrutti di motori. Poi ho imparato ad aggiustarli. I soldi prima erano un’altra cosa. La vita prima era un’altra cosa. Non ho mai dato importanza ai soldi. Se ne avevo li spendevo, bene o male non so. Li spendevo. Mi sono sposato con un vestito d’occasione. Da lì i soldi sono cambiati, non sono diventati più importanti. Non dico questo. È cambiata la mia vita. Diciamo ho solo messo la testa a posto, come si dice. Ma non mi sono mai dannato. La mia gioia era anche fare mattina, sfrecciando con le auto giù in città. Mangiare anguria alle quattro del mattino. Porca puttana, non si erano mai viste tante bucce a terra. Eravamo dei maiali. Succhiavamo la vita come fosse una fetta di anguria, e poi buttavamo la buccia.
Porca puttana, non torneranno più quegli anni! Porca puttana!

Un piccolo diavolo rimane sempre un piccolo diavolo. Un piccolo diavolo buono non ha età. Klein, un piccolo diavolo felice.

domenica 14 marzo 2010

Plan B



This isn't breaking my back
But my spirit
You know that it is
when you just take it
and start to forget who you were

It's not just the hours
that feel so wasted
I've wasted more than this
when I used to just look
for a way around everything

I did it all to stay clean
It was instinct

This isn't hard on my hands
And I wouldn't care if it was
I'd rather not even think
if I have to think
inside this other world

This may be just what I need
Keep everything separated

I'll never really stay clean
No way I can see

This may be just what I need
Keep everything

It may be what I need
But it's not what I want
Anymore

( The New Year / The End Is Near 2004 )


Tutto si lascia andare indietro, senza dolore, senza spreco, in una caduta delicata che lascia spazio alla confusione del domani. Quello che ti fotte! Quello che non ti aspetti! Delicatamente, un passo indietro, senza disturbare.

Abbiamo bisogno di piani e strategie.

Piano A) Sgranare gli occhi e guardarsi le mani.
Piano B) Tenere lo sguardo basso, la mente lucida e mettere le mani in tasca.

Le mie mani sono gonfie, brutte, tozze ma agili. Dicono che da qualche parte ci sia scritto il destino. Dicono che è tutto nelle nostre mani, ma le mie non le riconosco più. Ho le mani bene in tasca e i pensieri bene in aria. Ho i piedi bene per terra e nessuna certezza. Tutto quello che mi sono lasciato dietro non ha più senso e la memoria non si confonde più con i condizionali e i ‘se’ del mio labirinto personale. Sono surreale e adesso tutto questo è realtà. Le mie mani sono la realtà. Hanno lavorato, hanno sudato a lungo per questa realtà. Ne ho di cicatrici, di strappi sulla mia pelle e sangue versato. Ne ho di cose da raccontare ma le parole hanno ceduto il passo. Adesso è tutto molto più chiaro. È l’istinto che si accompagna alla mia filosofia. Sono una corda tesa nella vibrazione del suono. Sono un sogno colorato che non si sa spiegare. Sono cattivo nella mia bontà e non mi va di essere quello che gli altri si aspettano da me. Mi sforzo di essere chiaro con me stesso. Sono un enigma da quattro soldi e non accetto scommesse col destino.

Abbiamo bisogno di semplicità e leggerezza.

Piano A) Salire al primo piano.
Piano B) Non avere paura di salire oltre.

Salgo fino in alto per combattere i cattivi pensieri alati. Salgo fino in alto per staccarmi per un po’ da tutto. Tutto non vuol dire niente. Niente ha molto più senso. Strappo piume nere e bianche, non fa differenza. Faccio tutto per avere un po’ di niente. Rovino nuvole e tramonti. La sera viene presto e le mie parole pesanti sono solo un modo per togliere il superfluo. Così si cade. E dall’alto si cade e si ritorna più leggeri e più veri. Adesso sono felice di parlare poco. Di non avere bisogno di tanta zavorra. E intanto le mie mani vanno avanti e si consumano senza lamentarsi, i solchi si fanno sempre più profondi, le linee si inseguono e si incrociano e si confondono tra di loro. Nessuna interpretazione, nessuna chiave di lettura, nonostante i segni, nonostante i sogni.

Il piano A è fallito perché non sapevamo bene cosa fare.
Il piano B ci salverà perché non sappiamo cosa sia.

Abbiamo bisogno di tutto per poi farne a meno.

giovedì 4 marzo 2010

Distrazioni


Sono nato in un nudo intreccio misto di sangue, lacrime e gioia commossa

Non me ne accorsi

Ho vissuto cercando di assomigliarmi ed essere solo me stesso attraverso gli altri

Non me ne accorsi

Sono morto abbandonandomi all’indefinito

Non me ne accorsi