martedì 15 dicembre 2009

Happyness

Una gioia inattesa vale di più di una felicità programmata.

martedì 8 dicembre 2009

Red album

domenica 6 dicembre 2009

Transgenesi

Cos’è stato?! Cos’era ‘sto gran botto?!
Eh...niente...cioè, in verità, abbiamo avuto uno sbalzo di energia all’angolo della quinta galassia.
Vi ho detto mille volte di non aprire le galassie! Comunque dimmi tutto.
Niente, Onnipotente, adesso è tutto a posto. C’è stato solo un grande boato, chiamiamolo pure Big Bang. C’è solo un piccolo problema…
Quale?
Non sappiamo cosa fare con tutta questa energia vagante, ed è un peccato buttarla.
Già!
Cosa si fa Onnipotente?
Dobbiamo inventarci qualcosa, non si può sprecare tutta questa energia.
Già!
Ho trovato! Per fortuna che sono l’Onnipotente, non che l’Onnisciente.
Trasformerò tutta questa energia in esseri animati e li chiamerò anime.
Ma come si fa a giustificare questa nuova creazione?
Ho già pensato a tutto io. Giustificheremo la mia nuova creazione con l’evoluzione. Dapprima sia fatta la luce, che non si vede nulla! Poi si sposta questa energia per creare un universo fatto di materia ed energia. L’energia e la materia formeranno pianeti. Su uno di questi concentrerò le anime, creando la vita. Ci vuole un pianeta piccolino, isolato e lontano. Una specie di pianeta popolare in periferia. Ci saranno piante e animali.
E cosa sono?
Sono surrogati di energia, che come ti dicevo chiamerò anime, a cui darò la vita. Poi, piano piano riassorbiremo l’energia portandola al suo stato iniziale di equilibrio.
È davvero una bella idea! E come si fa a terminare il ciclo?
Ma niente, è un gioco da nulla. Basta creare la morte.
E cos’è la morte?
Una sciocchezza. È il termine del ciclo vitale dell’energia instabile che prende vita. Dopo la vita il ciclo termina e l’energia ritorna dov’è sempre stata. Nella sua forma più perfetta. In equilibrio.
Capisco. È un piano divino!
Lo so, grazie.
Prego!
Solo che manca qualcosa.
Cosa?
Qualcosa che renda il tutto più frizzante…
Cataclismi naturali per accelerare il processo di ritorno dell’energia?
Nah..quelli già ci sono. Ci vorrebbe qualcosa di più potente. Un tocco fine, di classe.
Non saprei cosa suggerire…
Ecco! Ho trovato.
Certo che è bello essere Onnipotenti. Si ha subito la soluzione a tutto!
Allora, senti qua. Ci vuole un essere protagonista. Ricominciamo dall’evoluzione. Prendiamo un animale a caso. Anche bruttarello. E gli facciamo fare un passo in avanti nell’evoluzione.
Bello!
Lo so, grazie.
Lo chiamerò uomo. L’unico essere a camminare su due arti e ad avere il pollice verso. Pian piano scoprirà come gestire e conquistare il mondo. Ma l’uomo sarà un essere dannato. Uno che ha la fortuna di migliorare la sua vita e quella del suo pianeta.
Onnipotente, se posso permettermi questa creatura rischia di rovinare il processo di ritorno.
Abbi fede. Mmm…che bella parola….
Farò in modo che l’uomo nonostante l’evoluzione rimanga un essere subdolo e arrogante, più animale di quelli meno evoluti…
Bella idea!
Lo so, grazie.
Poi siccome che sarà dotato di coscienza e della facoltà di pensare, sarà condannato a pensare al senso della vita. Ma non troverà mai la soluzione. Cercherà l’immortalità e inventerà le religioni. Ecco, così non si butta nulla, nemmeno la parola fede. Le religioni saranno tante e di tutti i generi. Si mischieranno con le vicende degli umani. Saranno di pensiero, filosofia e soprattutto saranno di stampo sociale e politico. E lì sta il bello! L’uomo non troverà mai la soluzione, ma troverà tante soluzioni e con la confusione che si andrà a creare distruggerà il suo pianeta e si rovinerà l’esistenza. Nel caso avesse bisogno di aiuto interverremo con qualche avvenimento sovrannaturale, che moltiplicherà i dubbi dell’uomo. Chiamiamoli Miracoli. A questo punto l’uomo avrà perso il senso di se stesso e vivrà senza controllo, combattuto tra la fede e la centralità del suo essere. E porterà il suo pianeta alla fine. Chiamiamola Fine del Mondo. A questo punto l’energia sarà ritornata tutta alla sua forma perfetta.
Certo che lei è proprio un dritto, Onnipotente!
Lo so, grazie.

venerdì 4 dicembre 2009

Alda Merini


giovedì 3 dicembre 2009

Preghiera del contribuente

Governo nostro che sei nel Parlamento
Sia eletto il tuo Premier
Venga il tuo Consiglio
Sia fatta la tua legge
Come al Nord così al Sud
Dacci oggi il nostro dazio quotidiano
Aumenta a noi i nostri debiti come noi evadiamo i nostri creditori,
e non ci indurre in inflazione
ma liberaci dalla crisi
Amen

mercoledì 2 dicembre 2009

Happyless

Ho un lavoro che mi da soddisfazione, sono apprezzato da tutti. Sono felicemente sposato con una bellissima donna, e anche se ogni tanto mi capita una scappatella il nostro rapporto non si rovina come nelle coppie comuni. I miei figli sono tutti belli, intelligenti ed educati. La mia azienda è sempre in positivo. Al bar tutti mi offrono da bere. Viaggio spesso e visito tutte le località più belle del mondo. Vinco con frequenza alle scommesse sportive e alle lotterie. Faccio sport e sono sempre in forma. Ho una salute di ferro e un aspetto sempre giovanile.
Davvero ho tutto. Davvero mi manca solo la felicità.

martedì 24 novembre 2009

Communication breakdown

Con alcune persone la comunicazione è facile.
Con la maggior parte diventa strategia, lavoro, politica.

domenica 22 novembre 2009

Departures / Arrivals


Questa vita è un viaggio. Banale dirlo, meno banale avventurarsi. È un viaggio obbligatorio. Sei già sopra. Sei già salito. L’unica libertà concessa è cercare di scegliere l’itinerario. Qualche fermata. Una sosta. Tentare di chiedere un passaggio. La materia e le sue anime. Gli intrecci, gli sguardi rubati, i sorrisi dei mai più. Ma è una mezza libertà. Per lo più il destino e il caso decidono chi e dove. A noi rimangono solo i perché.
Partono i vecchi schermi, quelli che si perdevano in un nero misterioso di un freddo MS-DOS, quelli della TV analogica, con l’antennina da regolare a mano, con la manopola che prima o poi si rompe sempre, con le forme bombate e pochi pollici ma sufficienti. Arriva la nuova tecnologia sempre più sensibile che nemmeno ti puoi permettere di sfiorare sennò si prende un virus e buonanotte al secchio!
Partono i missionari del lavoro per terre lontane, per una speranza, per un invito clandestino alla felicità. Partono e sognano un sogno collettivo mal pagato. Partono e non ritornano più. Arrivano i nuovi sognatori, tutti sporchi e maledetti. Arrivano e affollano le metropolitane, i treni e le stazioni, i sotterranei e le notti brave. Arrivano e non riconosciamo loro nessun sogno collettivo.
Partono i tir di notte per le autostrade, con le occhiaie malconce, la barba trascurata e i sorrisi color caffé. Partono in una nuvola di nicotina e sfidano il loro record d’insonnia. Arrivano le signore al supermercato. Arrivano presto e vogliono che sia tutto lì. A disposizione. Fresco e conveniente. Arrivano presto e passano ore nel decidere, pur credendo di sapere quello che vogliono. Finalmente arrivano anche alla cassa che parla con i bip e che ha lo sguardo apatico e stanco, peggio di chi fa la fila.
Partono i politici per rappresentare un Paese e i suoi interessi. Gli interessi di pochi. Partono per ambasciate con belle parole di democrazia e cravatte e giacche sempre nuove. Arrivano in patria con trionfi industriali e finto orgoglio nazionale. Arrivano e devono combattere con la giustizia. Nessuno è profeta in patria perché la patria non ha bisogno di profeti ma di giustizia.
Partono i fogli della burocrazia, verso scatoloni e archivi impolverati. Partono e rimangono sospesi nel dimenticatoio, pronti a riemergere come bombe abbandonate di una guerra già trascorsa. Pronti a tornare come incubi dimenticati e lontani. Arrivano le multe da pagare, gli errori degli impiegati, dei tecnici distratti. Arrivano gli scempi dei contratti firmati con i soldi pubblici. Arrivano senza responsabilità, tanto paga il contribuente. Salviamo l’azienda. Salviamo la fabbrica. Salviamo l’aeroporto. Salviamoci il culo. Si salvi chi può!
Partono l’etica, la morale, il lieto fine, l’amore eterno e vissero tutti felici e godenti. Arrivano i volti rifatti, le vecchie glorie, ritornano gli amarcord, il senso della stabilità, tutti stipati nelle nostre piccole gabbie dorate, come canarini che muoiono di solitudine. Avere le ali e non poterle usare. Avere le ali e avere la paura di volare. Il viaggio è finito. Il viaggio finisce con la paura. Con la noia. Partire, arrivare. Arrivare ma non fermarsi. Partire come morire. Morire solo per un po’. Arrivare e avere la voglia di morire un altro po’, ma altrove.
Cosa fare?
Cosa pensare?
Cosa augurarsi per la vita?
La cosa più bella che ho da dire è buon viaggio.

mercoledì 11 novembre 2009

Giorni di luna

Controllo la mia dose di attese. Controllo la mia dose di doveri. Controllo i numeri. Controllo la mia dose di tossicità a disposizione. Controllo chi mi controlla. Il controllo è sorprendente finché non ne faccio abuso, perché la spontaneità ti libera da te stesso ma non dai problemi degli altri. È appena caduto un muro da 20anni e intanto ne abbiamo eretti tanti altri, più pericolosi e più invisibili. Non impariamo mai. Ci affidiamo alle promesse e all’arte oratoria. Il numero fa la differenza. Il grande numero è la nostra preoccupazione. Poi i conti non tornano mai e ci anestetizziamo davanti alla TV e ad un buon bicchiere di vino in cartone che sa di poco. Un'altra dose di anestetico per queste ossa rotte. Un’altra dose di bugie per questo cuore ancora in piedi. Tutti ci auguriamo a vicenda un buon giorno. A volte riusciamo pure ad essere sinceri, ma per poco. Buongiorno. Cos’altro dire? Controllo i miei sguardi. Controllo la mia pelle. Il pensiero è veloce. Le frasi si accorciano. Gli ideali di indipendenza si trasformano in un fenomeno commerciale. Siamo tutti qui per vendere e comprare. Siamo tutti qui per rubare e guadagnare. E poi aspettiamo l’assoluzione tra una benedizione e un’acquavite. Il mastro non so che cosa cerca una vite per reggere il mondo in equilibrio e conosce bene le ragioni dei suoi affanni e forse vagamente quelle degli altri. Tutto è come un carosello macabro che ritorna. Gli aerei cadono bassi e le anime non ce la fanno ad alzarsi ad un palmo dalla normalità. Non rimane che un mormorio indistinto di non so che cosa e d’altro canto sarebbe inutile cercare un’altra spiegazione. Cosa vuoi? Era solo un lunedì.

sabato 7 novembre 2009

Miss Mondo 19000 A.C.

giovedì 5 novembre 2009

Radio cut up


Un storia vera Una storia vera Una storia vera Vera Vera Vera Non spremete le meningi, spremete le olive La storia di un ragazzino alle prese con la criminalità Mentre i bambini fanno oh! Ho trovato l’alieno! Vuoi il massimo della potenza? Lanciare un appello alla comunità nazionale affinché i minori siano tutelati Mari da mossi a molto mossi Molto astratto e per niente naturalistico Dove la coppia diventa un punto di riferimento Compri adesso e cominci a pagare fra 90giorni Cresce il consumo delle droghe sintetiche associate all’alcol Vediamo se c’è qualche sostituzione Eccessivi contrasti rischiano di frenare la ripresa Coi bambini va sempre bene, si vende sempre I’ve got a black magic woman Magic! Votiamo l’articolo 9 Votazione chiusa, il senato approva Rigore non concesso dall’arbitro Opera 53 di Schubert Tutto acquista valore e significato se guardato con la prospettiva dell’eternità È un gioiello il vibratore Un vibratore è per sempre C’è una scarpa per ogni occasione Mi ribello a nome di tutti i brutti d’Italia! Non c’è un solo euro Tutto incluso a 50€ al mese iva inclusa C’è un problema di competenze Non volevo andare a mani vuote In tutte le erboristerie Ci aiuti un po’ ad entrare nel vivo e nel senso di questo scherzo musicale Fai come me, sostieni anche tu la ricerca con un sms Stavo cercando un sito per avere maggiori informazioni È impossibile! New entry alla posizione 10 A me irritano i genitori dei bambini maleducati che fanno finta di non vederli Bisogna rispettare i camerieri, spesso considerati come servi Non sono servi sono servitori Sono molto ossessionanti Forse se mi presento con un pezzetto di sterco mi sa che non funziona Facciamo una pausa fra poco ritorniamo Il tuo messaggio arriva a chi vuoi quando vuoi S’andò a finire con l’hashish legalizzato Che bello due amici una chitarra e uno spinello e una ragazza giusta che ci sta e tutto il resto che importanza ha!?

giovedì 29 ottobre 2009

The Dead Flag Blues


The car's on fire and there's no driver at the wheel
and the sewers are all muddied with a thousand lonely suicides
and a dark wind blows
The government is corrupt
and we're on so many drugs
with the radio on and the curtains drawn

We're trapped in the belly of this horrible machine
and the machine is bleeding to death

The sun has fallen down
and the billboards are all leering
and the flags are all dead at the top of their poles

It went like this:

The buildings tumbled in on themselves
mothers clutching babies picked through the rubble
and pulled out their hair

The skyline was beautiful on fire
all twisted metal stretching upwards
everything washed in a thin orange haze

I said: "kiss me, you're beautiful -
these are truly the last days"

You grabbed my hand and we fell into it
like a daydream or a fever

We woke up one morning and fell a little further down -
for sure it's the valley of death

I open up my wallet
and it's full of blood

( Godspeed you black emperor! / F# A# infinity 1998 )

Quanto può essere interessante vivere in questi tempi moderni? Quanto può essere emozionante arrampicarsi sugli specchi per scalare un’immaginaria vetta di libertà? Affannarsi verso la cuspide della piramide per non sentire la sabbia che arriva da ogni direzione, che fa tutto per trattenerti e inghiottirti. Pulviscolo dorato che sa di sale amaro, che corrode inesorabile, come un assassino che non fa rumore. Quanto può essere interessante essere figli di questi tempi moderni, quando poi non siamo altro che esseri primitivi un po’ più fortunati. Abbiamo luci, neon, carburante e armi fatali che colpiscono dalla distanza. Schermi al plasma, satelliti che controllano ogni nostro movimento perché la coscienza non si affida più a Dio, ma la nostra vita è fedele alla tecnologia. Nel bene e nel male, sempre più fedele alla tecnologia. E poi ci sono queste macchine, milioni di macchine, milioni di dispositivi che lavorano per noi. Noi, esseri primitivi che soddisfiamo i nostri bisogni primordiali con il plexiglas, con vestiti sgargianti in plastica, pelle e gommalacca. Noi, esseri primitivi che amiamo liberarci dai pudori, che non indossiamo più maschere e che amiamo coltivare il nostro ego come un bonsai, la nostra pianta divina che ci rende migliori degli altri. Unici e invincibili. Poi però, torna la sabbia a rovinarci la giornata. La sabbia cade dal cielo con le piogge acide e macera le carrozzerie delle nostre auto appena uscite dalla concessionaria, ci buca gli ombrelli comprati di fretta e scioglie i vestiti griffati italiano e made in china. Non c’è più energia elettrica, muoiono i neon e non siamo più invincibili. Siamo ancora nelle nostre grotte al buio, schiacciati dal silenzio e dal cielo nero che si confonde con tutto quello che siamo capaci di calpestare. Nemmeno i satelliti fermano la pioggia, il vento e la sabbia. E cosa rimane di tutta questa gente che si affretta sulle autostrade, sui mezzi pubblici, nei turni in fabbrica e tra gli scaffali dei supermercati? Cosa rimane delle ideologie e delle bandiere ora che si bruciano al vento? I governanti ci rassicurano, loro sanno sempre cosa fare e cosa dire. Loro lo sanno, noi no. Noi ci siamo accontentati e non abbiamo detto nulla nemmeno quando hanno cambiato il cielo. Hanno cominciato col prenderci in giro con i loro stramaledetti fuochi artificiali. Acrobazie pirotecniche. Stavano sparando al cielo ma sembrava festoso e colorato, nonostante il frastuono. Stavano cambiando il cielo, ma siamo rimasti inermi, distratti dai festeggiamenti. Il cielo ormai non è più come prima. Non è più infinito. È pieno di aerei, di missili intelligenti, di proiezioni di funghi atomici, di attacchi kamikaze, di virus d’esportazione, di droga e pacchi postali. Poi all’improvviso è tornato il silenzio e siamo scivolati tutti. Senza luce. Senza idee. All’improvviso qualcosa ci ha ridato il cielo di una volta. Immenso. Adesso, cosa rimane dei nostri tempi moderni? Cosa ci rimane senza la nostra vita artificiale adesso che abbiamo di nuovo un cielo immenso che non dice mai nulla, come un assassino che non fa rumore…

domenica 18 ottobre 2009

Mani in alto!

martedì 13 ottobre 2009

Pete Seeger

lunedì 12 ottobre 2009

Niente canzoni d’amore

La mente ha un battito e pulsa. Vampate di metallo fuso cadono sparse e scivolano sul corpo tra un’azione e l’altra. Il cuore è muto e sordo ma ci vede bene. Lo stomaco è un orecchio violentato dai silenzi. Sono anni che cerco di spiegare l’inspiegabile e la soluzione è sempre quella. Non c’è. Il trucco è avere dubbi. Avere dubbi e fede. Avere fede nei dubbi. Sono anni che cerco di spiegare l’inspiegabile e la musica diventa sempre più vecchia e malata. Malata come una certezza. Un altro battito invisibile e una nuova visione. Senza rumori o clamori, a parte il picchiare forte degli occhi sui vostri passaggi quotidiani. Madonne nere fanno finta di non capire mentre qualche angelo si è travestito da straccione e questa volta il trucco è venuto proprio bene. Campi magnetici bassi inopportuni e miracoli elettrici si alternano e si scontrano istante per istante e mi fanno girare la testa. Adesso rimango indifferente, senza parole e niente canzoni d’amore. Una bicicletta si è appena impiccata alla rete di un cancello e viene mangiata dall’ombra e dalla polvere. Indifferenza e nessun ricordo. Anche per lei. Solite cose, solite parole, soliti piccoli inganni. All’improvviso mi è venuta un’altra idea, tra una visione e una colata di mercurio rovente che si scioglie come cera tra le dita. Il viola innominabile non fa quasi più effetto nei miei prati bruciati dall’autunno. Sono sospeso e non chiedo altro. Lo sguardo sfugge, il pensiero di più, un altro battito, un altro ancora e poi via. Via! Senza parole, senza intenzioni, intanto una sigaretta e niente canzoni d’amore.

giovedì 8 ottobre 2009

Ghost rider
























Ghost rider, motorcycle hero
bebebebebebebe he's lookin' so cute
sneakin' round round round in a blue jumpsuit

Ghost rider motorcycle hero
bebebebebebebe he's a-blazin' away
packin' stars stars stars in the universe

Ghost rider motorcycle hero
bebebebebebebe he's a-screamin' the truth
america america is killin' its youth

Bebebebebebebe he's a-screamin' away
america america is killin' its youth
america america is killin' its youth
ghost rider
ghost rider

( Suicide / Suicide 1977 )

Ho trovato l’America! Si! Ho trovato l’America! E non c’è stato bisogno di conquistarla!
Ho trovato l’America! Ho trovato l’America! Mi ha conquistato subito!
Come Colombo, non so nemmeno cos’è, non so dove si trova, ma ho scoperto l’America. Non so che farmene ma mi piace. Ho scoperto l’America e l’euforia viaggia forte sulle mie due ruote. La paura va a 90km all’ora, col motore truccato. Il coraggio pure.
È la vita. Questa è la vita e mi piace perdere tempo, spendere annoiato e violento la mia prima primavera. Mi piace incrociare le caviglie e i miei pochi pensieri all’ombra. Trafitto da spille e spilloni, a caccia di balie in balia della noia. Distruggo quello che non mi piace. Distruggo quello che non capisco. Distruggo quello che non sarei mai capace di fare. Mi piace urlare. Mi piace essere preda dello sclero e faccio bebebebebebebe…
Il vento dice che è un suicidio. Già, è un suicidio. La vita è un suicidio lento. Ma io vado forte. Non ho il senso di quello che faccio. Non ho il senso del guadagno. Non ho il senso di quello che spendo. Non m’interessa.
Ho trovato l’America e indosso i miei nuovi blue jeans stracciati.
Faccio casino e faccio bebebebebebebe…
Mi sento leggero e corro veloce. Mi sembra di volare e semino stelle. Sono una striscia tagliente. Ho lo sguardo furbo io. Sono velocissimo. Faccio casino e faccio bebebebebebebe…
L’America mi uccide nei suoi telefilm.
L’America mi uccide nelle bollicine della Coca-cola.
L’America mi uccide quando faccio il pieno di benzina.
L’America mi uccide e sono un fantasma che mangia hamburger.
Sono un fantasma sulla Route 66.
Sono un fantasma sulla strada 666.
Sono un fantasma ucciso all’occidentale.
Faccio casino e faccio bebebebebebebe…

mercoledì 7 ottobre 2009

10 regole per farsi ben volere dal proprio capo

Sorridere sempre, in ogni situazione, anche la più difficile; mostrarsi in grado di affrontare ogni spiacevole episodio.
Non lamentarsi mai.
Essere sempre riconoscenti e fortunati dell’opportunità che si ha, in altre parole, lavorare per lui.
Accettare ogni ordine con entusiasmo e professionalità.
Non sottolineare mai le proprie capacità e quanto sia importante per l’azienda il lavoro che si svolge.
Non mostrarsi mai insoddisfatti o vagamente turbati dal suo comportamento o dal lavoro.
Non chiedere mai soldi, anticipi, arretrati o delucidazioni su questioni contrattuali.
Non essere mai polemici.
Interessarsi alla sua vita privata quando ne parla, alle sue idee e non parlare mai troppo di se; ricordate, il protagonista è lui, voi siete solo uno che collabora e che viene pagato per il lavoro svolto e per altre cose che non sono menzionate nel contratto ( nel caso aveste un contratto ).
Dare sempre di più, sempre di più, sempre di più senza nulla a pretendere.
Allora si, che il vostro capo sarà soddisfatto di voi e del vostro operato, anche se lo dimostra con freddezza e in modi inopportuni, ad esempio frasi fatte e a trabocchetto, sguardi traversi, orari prolungati, nuove mansioni e approfittando di quella fiducia da voi così dolorosamente acquisita che lo porta a fare quello che vuole e a non aspettarsi alcun cenno di critica.
Buon lavoro!

martedì 6 ottobre 2009

Ode al divano


Tutti dovrebbero avere un tetto, un letto, un buon pasto caldo, e soprattutto un divano. Un divano comodo, che sta lì ad aspettarti, la sera, la notte e a qualsiasi ora. Proprio dietro al portone di casa. Due passi e sei arrivato al divano. Due passi e tutto il resto non conta più ed è lontano e senza peso. Ci sei solo tu e il tuo divano. Tutti dovrebbero avere un divano amico. Che non dice mai di no. Che ti promette sempre quell’ora d’aria, lontano dai carcerieri e dai caporali che il giorno provvede sempre a mandarti.
Lì, sul mio divano, ci sono nascosti i miei sogni disordinati, i miei pensieri cattivi e i miei pensieri buoni. Lì, sul mio divano, ci sono scorte di aria tranquilla e porzioni di vuoto da consumare piano. Un libro interessante, un telecomando senza impegno, qualche vizio, delle briciole di solitudine e una stoffa dorata e avvolgente, mai troppo calda, mai troppo fredda. Lì, sul mio divano, ci sono depositate come in una banca, alcune delle mie ore migliori, al sicuro da malintenzionati e truffatori. Che bussano alla porta per venderti qualcosa. Che bussano il mattino, rompono il giorno e sono sempre di troppo la sera. Qualcuno entra nella tua vita senza bussare e se ne va senza avvertire.
Ma a me cosa importa, adesso che sto sul mio divano…

lunedì 5 ottobre 2009

Orgoglio italiano


Ma che te ridi!?

domenica 4 ottobre 2009

Liberi dal male

Trasformiamo il male in male minore. Il male minore in abitudine. L’abitudine in bene. Il bene in essenziale.
Non toglieteci il male.

sabato 3 ottobre 2009

Newton e la noce di cocco

Giamaica 1668

Isaac, oggi ti iscriverai all’università. Non è meraviglioso!?
Veramente, madre, preferisco migliorare la mia tecnica degli origami. Proprio in questi giorni sono riuscito a creare un tronco di cono assolutamente perfetto della lunghezza, pensa un po’, di 38 centimetri! Non è stupefacente!?
Centimetri? E cosa sono i centimetri?
Ma madre, è un sottomultiplo del sistema metrico decimale, con il quale noi giovani moderni misuriamo lunghezza e profondità. È uno sballo!
Lascia stare i centimetri, gli origami e tutte le altre diavolerie! Oggi tu ti iscriverai all’università di Kingston. E niente discussioni!
Ma i miei origami ripieni di canapa sono molto apprezzati in paese! Tutti i ragazzi mi adorano per le mie doti tecnico-scientifiche. Credo di diventare famoso e perché no, anche ricco. Voglio brevettare e vendere i miei origami. Con degli amici abbiamo pensato di creare una società. Siamo ancora indecisi sul nome; potrebbe essere la Kaia Corporation, oppure Happy Ganja, ma a me piacerebbe chiamarla T.H.C. International.
Isaac, non è una buona idea fondare una società con dei coltivatori diretti di canapa.
Ti dico che è davvero una buona idea, e poi la mia non è solo una passione, è qualcosa di più. E poi sono in ritardo rispetto agli altri studenti. Ho dedicato questi anni agli origami e non so se l’ambiente universitario possa accettare un ragazzo di campagna e la sua canapa. Quella è gente di città. Non è come noi, che vive di cose semplici.
Niente da fare. Devi crearti un futuro, e non puoi trascurare la cultura.
Madre, in verità sto pure scrivendo un trattato sulla canapa, lo chiamerò Philosophiae Cannabis Naturalis Principia Activia Mathematica.
La canapa non ti porterà mai da nessuna parte. Il mondo si evolve, stiamo andando verso l’industrializzazione. Non puoi continuare a vivere isolato nel tuo verde campo coltivato. Lo dico per il tuo bene. Oggi ti iscrivo all’università e niente più discussioni! Non è meraviglioso!? Isaac! Isaac! Mi ascolti? La finisci di fumare!?
Ah si…madre. È meraviglioso. Va bene, oggi mi iscrivo all’università. Si, è meraviglioso. È proprio uno sballo! Un tiro?
No, grazie. Devo preparare il pranzo.

In pochi anni Isaac recuperò gli anni perduti, e addirittura divenne più bravo dei suoi docenti, tra i quali c’era il noto matematico Adrian Cepu. Purtroppo una grave pestilenza aveva invaso le città ( che fu denominata Peste Gelminica, dal nome della professoressa che per prima aveva accusato i sintomi del malanno ). Questo morbo faceva diventare intolleranti e sciocchi, inibiva l’emisfero sinistro del cervello e portava le persone ad assumere atteggiamenti di onnipotenza. Per questi motivi le università chiusero e gli studenti furono costretti a spostarsi nelle campagne.
Isaac tornò al suo orto e continuò a studiare le discipline matematiche. In più, questa pausa, gli permise di coltivare il suo hobby, la sua vera passione. Un giorno, decise di andare al mare con degli amici per fare degli esperimenti per perfezionare i suoi origami. Dopo una serie di difficili esperimenti, alcuni si dice raggiungessero il mezzo metro ( forse Newton costruì la prima canna da pesca moderna, ma non ebbe mai modo di brevettarla ), i giovani scienziati si sdraiarono sotto una palma, felici del lavoro, ad osservare la natura. Improvvisamente, una noce di cocco cadde sulla testa del nostro Newton. Da lì in poi cominciò a farneticare strane cose; voleva dimostrare che la luce bianca è composta dalla somma di tutti gli altri colori. Disse pure che aveva scoperto la forza di gravità ( effettivamente una noce di cocco che ti cade in testa da tre metri di altezza è una cosa molto grave ), e formulò le leggi del moto ( ma si muoveva in modo molto strano e sciolto ). Nessuno era interessato ai suoi nuovi studi, con cui sosteneva di poter cambiare la visione del mondo. I sui scritti sull’uso della cannabis in medicina furono banditi e finì per essere dimenticato da tutti. Passò il resto della sua vita in solitudine a fare esperimenti e ad osservare il moto dei corpi celesti, che poi erano il lampadario della cucina e i ragni che si muovevano sul soffitto.

venerdì 2 ottobre 2009

Primavera acerba

Il legno vecchio dei portoni vibra forte e quasi si crepa. Vibrazioni incoscienti. Transistor ignoranti, al servizio di orecchi giovani e sporchi, suonano cantanti che hanno capito che il rock fa parte dell’adolescenza. E poi tutto diventa pop, tutto diventa popolare, tutto diventa un’illusione da vendere.

La madre al figlio
Potresti abbassare un po’ il volume?
La madre al figlio, dolce anche nel richiamo. Quasi timida, saggia e inquieta.

Il figlio alla madre
Anita! Anita! Questa sera le prendi… Anita! Anita! Stai zitta!
E altre cose brutte dette da una voce rauca, cavernicola. Tutto suo padre!

La madre al figlio
È arrivata Erika. Ti sta aspettando…
La madre al figlio, la ragazza al portone e un vuoto stupido, falsamente imbarazzato.

Il figlio alla madre
Ah si…dille che scendo.
M’importa e non m’importa di lei. Adesso stavo bene come stavo. Col volume alto. Mi piace davvero, mi piace il suo culo. Mi piace farla aspettare come una prugna secca al sole, per ore e ore sotto al sole. Per poi consolarla. Poi le dico che mi dispiace e che lei mi interessa, che poi so io qual è la sua parte migliore.

Primavera stupida e acerba.
Gli ottusi sembrano saggi e forti.

giovedì 1 ottobre 2009

Aforismi sulla morte e altre sciocchezze


La morte è il limite che ci rende tutti uguali.

Nessuno può pretendere di sapere cosa sia l’aldilà. Qualcuno può vantarsi di sapere qualcosa della vita. Nient’altro.

Le religioni non rivelano nulla. Sono solo versioni differenti dell’interpretazione trascendentale di uomini e popoli. Nessuna religione è più assoluta o più vera di un’altra.

La vita e la morte ci circondano senza soluzione di continuità, ma sembrano avere un loro equilibrio naturale.

Mi piace pensare che morire sia come liberarsi dalle miserie della nostra fisicità e attraversare in estasi un sogno eterno senza risveglio.

domenica 27 settembre 2009

Rattus Norvegicus

sabato 26 settembre 2009

venerdì 25 settembre 2009

Un metodo

Un metodo! Un metodo! Per svegliarsi la mattina, per prendersi la brina.
Un metodo! Un metodo! Per vivere veloci, per non morire lenti, per essere presenti.
Ci vuole un metodo! Un metodo! Per fare quello che ti pare, quando ti pare e con chi ti pare.
Un metodo! Un metodo! Per parlare di libertà, per sentirsi liberi, per non confondersi col resto.
Ci vuole un metodo! Un metodo! Un metodo per fare i soldi, per non pensare ai soldi, per vivere senza soldi. Un metodo! Un metodo! Per liberarsi. Per liberarsi.
Ci vuole un metodo! Un metodo! Per essere più furbi, per essere più duri, per essere evasivi e sensuali. Un metodo seducente. Per essere alla moda senza pensare alla moda. Un metodo seducente che convinca tutta la gente. Un metodo seducente. Intelligente.
Un metodo! Un metodo! Ci vuole un metodo! Ci vuole sempre un metodo, anche per depilarsi, anche per grattarsi. Ci vuole un metodo! Per schierarsi senza dichiararsi. Un metodo per risparmiare. Un metodo per investire. Un metodo per la fiducia. Un metodo per l’audacia.
Un metodo! Un metodo! Per non sentirsi stupidi. Per non sentirsi inutili.
Un metodo! Un metodo! Per non andare in paranoia. Un metodo contro la noia. Un metodo per la disciplina. Uno per la dottrina.
Un metodo! Un metodo! Per fare anche la Storia. Un metodo per la gloria.
Io non voglio un metodo.
vOGlio SOLO stilE LiBero

domenica 20 settembre 2009

Impressioni di Lola


Hanno un po’ tutti perso lo smalto, il guizzo, quella giovane spensierata luce che traspira dalla pelle. Sono un po’ tutti mezzi addormentati, e quelli più svegli sembrano appena usciti da qualche incantesimo sotto spirito; e portano addosso un colore ingiallito, alquanto innaturale. Lola ha scelto già. Non parla e mostra la sua idea del mondo, fatta di si e no, di bianco e nero divisi in modo netto. Dividere e decidere. Decidere e tentare. Tentare e sbagliare. Tentare e vivere. Andarsene per un “si”. Rimanere per un “no”. Sembra semplice. Intanto tutti gli altri hanno facce di cera e parlano male e a stento. Ma sono convinti di fare la cosa giusta e in modo giusto. Il maniaco sembra un uomo buono e in fondo lo è; è solo un uomo buono con le sue manie. Il maniaco non sa bene cos’è e non è libero, mai. I volti di cera parlano e pensano a rallentatore. Sono ronzanti come mosche di fine stagione, confuse e morenti. È una stupida lotta per la sopravvivenza e pare ci sia posto per tutti. Ma la sopravvivenza non basta e Lola sembra averlo capito. Sussurra piano qualcosa che la porti lontano dalla noia e borbotta distratta frasi incomprensibili.
Dividere e decidere. Decidere e tentare. Tentare e sbagliare. Tentare e vivere.
Un pensiero semplice, una decisione netta le risolve tutto. Questo è bello, sembra dire. Questo non mi piace. Questo è bianco, questo è nero. Niente sfumature. Prendere o lasciare.

lunedì 7 settembre 2009

Agnostic front


La Religione è l’ostacolo che s’interpone tra la Fede e Dio.

venerdì 4 settembre 2009

L’alchimista


Vivo in un’armonia di santi e demoni, di zingari fannulloni e mistici inconcludenti. Circondato da candele che si sciolgono su loro stesse, formando caverne ancestrali dove la luce è solo la parte superficiale di un buio abisso inesplorato. La ragione della luce non è molto più potente della ragione dell’oscuro. La magia è un suono inaspettato appena emerso dai rumori del quotidiano male di vivere. L’aria è consumata e il ribollio dei miei esperimenti è una sfida al coraggio e al cristallo. È sicuramente una missione la mia. Ciò che mi salverà sarà un soffio di vento e un silenzio libero. Arrabatto ancora tra i miei arnesi e divento scuro e paranoico. Non trovo pace. Non trovo quello che cerco. La mia pelle porta i segni della fusione e dello scontro con tutti gli elementi. Finalmente ritrovo il mio volto e il mio sguardo e non sembro capace di certe stranezze. Mi piace l’anonimato. Mentre qualcuno cerca di diventare nessuno, molti nessuno sono diventati qualcuno, rimanendo nella sostanza inutili. Forse un giorno abbandonerò tutto questo. Tutta questa cianfrusaglia. Stanco di trasformare il mio mercurio in oro e argento. Un giorno abbandonerò tutto, chissà…
Getterò nella fornace la mia spada con cui ho dipinto i muri di squarci rossi. Forse un giorno abbandonerò tutto e imparerò a nuotare. Diventerò un delfino e nuoterò nelle profondità dei mari e degli oceani, guidato solo dalle nostre onde elettromagnetiche. E il mio saluto sarà un sorriso, e lì, senza forma e senza luce, sorriderò ai miei simili.

mercoledì 2 settembre 2009

Mario Monicelli

lunedì 24 agosto 2009

Disarmonia


Per quanto mi riguarda, mio caro, preferirei che la mia lira fosse scordata, o stonato un coro da me allestito, e che una quantità di gente si dichiarasse in disaccordo con me, piuttosto che essere io, dentro di me, in disarmonia e contraddizione con me stesso.

Platone

sabato 15 agosto 2009

Walk on the wild side


Holly came from Miami F.L.A.
hitch-hiked her way across the U.S.A.
Plucked her eyebrows on the way
shaved her leg and then he was a she
She says, hey babe
take a walk on the wild side
said, hey honey
take a walk on the wild side

Candy came from out on the island
in the backroom she was everybody's darling
But she never lost her head
even when she was givin' head
She says, hey babe
take a walk on the wild side
said, hey babe
take a walk on the wild side
and the coloured girls go
Doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo
doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo

Little Joe never once gave it away
everybody had to pay and pay
A hustle here and a hustle there
New York City is the place where they said
Hey babe, take a walk on the wild side
I said, hey Joe
take a walk on the wild side

Sugar Plum Fairy came and hit the streets
lookin' for soul food
and a place to eat
Went to the Apollo
you should have seen him go-go-go
They said, hey Sugar
take a walk on the wild side
I said, hey babe
take a walk on the wild side
all right, huh

Jackie is just speeding away
thought she was James Dean for a day
Then I guess she had to crash
valium would have helped that bash
She said, hey babe
take a walk on the wild side
I said, hey honey
take a walk on the wild side
and the coloured girls say
Doo, doo-doo, doo-doo, doo-doo-doo

( Lou Reed / Transformer 1972 )

Attraversare i chilometri con battito lieve, la fronte fredda senza mostrare febbre al sole del tramonto. Respirare una calma scoppiata appena dopo la detonazione. Farfalle all’aria, luci e lucciole, pelle senza trucco e occhi spogliati di mascara. Siamo arrivati in alto. Sopravvissuti alla lotta del fondo. Niente eroi e niente eroine. Siamo arrivati in alto, ma questo è un posto senza importanza. Niente onori. Niente corone di alloro per gli angeli. È solo una spiaggia solitaria. Un baluardo. Una gabbia solitaria che ci regala l’unica cosa di cui abbiamo bisogno; l’ossigeno. Quel poco che ci serve per respirare.
Stella è appena tornata e ride, ride tanto, ride per nulla. Ma io sono contento del suo nulla. È quello che ci accomuna. Niente da spartire con il resto del mondo fuori dalla gabbia. Rido anch’io.
Qui non ci trovi nessuno. Qui non hai da cercare. O ci arrivi o rimani fuori. E se ci arrivi, ridi! Oppure stai zitto!
Dei vizi e del trucco neanche una parola. Vestiti a fiori per un giorno perfetto. Sigarette sul davanzale e nessuna valigia da fare o disfare. Puoi scegliere il silenzio o il sorriso. L’unico lavoro utile. Per cena frutta e dell’alcol chiaro. Questo calice è davvero grandissimo, ma riesco a tenerlo bene in mano. Mi sembra uno scettro vuoto e non posso fare altro che stare in silenzio e scegliere il sorriso. L’ammaestratore di uomini ha sciolto le fiere e non si da pace. Quattro zampe ubbidiscono meglio di due. Ha ancora molto lavoro da fare, ma ormai è quasi buio. Penserà domani.
Ci siamo fatti tutti un giro sul lato selvaggio. La legge matematica è dura. Poi abbiamo scelto il silenzio e il sorriso. Scelta discutibile come tutte le altre. Dora prende del dolce e si toglie le scarpe. Nel suo sogno di gambe nude non capisce le domande e non saluta. Guarda e sorride. Un altro giro sul lato selvaggio. Un altro giro.

giovedì 23 luglio 2009

Unfinished line

Come per caso ti accorgi che quello che si presenta non è vero. Che la realtà è libera di essere interpretata. Il metodo oggettivo è il meno giusto per guardare le cose. È solo un trucco che usano tutti per definire quello che si è, quello che si vuol far credere d’essere, quello per cui stanno spendendo la propria vita e il proprio tempo. Bianco o nero, senza vie di mezzo.
Come per caso ti ritrovi a guardare lo stesso volto e ti accorgi che non l’hai mai percepito bene. Non l’hai mai saputo guardare. Lo sbaglio che fanno tutti. Guardare le persone dal punto di vista più facile. Senza sforzarsi. Guardare le persone per come vogliono essere guardate. Guardare e giudicare. Come per caso guardare diventa sentire. Ma ti tieni il segreto e ti godi la vista. E quello che aveva una forma definita non lo ha più. Le linee si interrompono e ti è impossibile chiamare qualcosa con lo stesso nome. Con lo stesso nome di sempre. Ma devi mantenere il segreto. C’è chi si nasconde dietro sentimenti religiosi, chi sta attento alla forma e all’educazione, chi se ne frega sempre e comunque, chi sogna lo standard della stabilità, chi si limita a mangiare e dormire, chi s’addormenta sotto un’utopia, chi non ha schemi e vive di stupore. Io mi nutro dei difetti e perdo tempo. Perdo tempo ad osservare. Perdo tempo a raccontare e a farmi raccontare il mondo da cose mute.
Come per caso su e giù per montagne russe senza pagare il biglietto e prima o poi sei morto senza preavviso. Senza contare i giri e prima o poi sei vivo.
Le cose cambiano. Altre cose se le è prese il passato e diventano per sempre, anche se è facile dimenticare. Lo stesso volto non sa di essere lo stesso. Le rughe di un neonato assomigliano a quelle di un vecchio stravissuto. E un bambino resta se stesso per sempre.
Come per caso in tutto questo apparire viene dato l’armistizio e in un momento irrealizzabile sto bene nel mio grandangolo. Metto a fuoco e scatto fotografie che mi è difficile mostrare. Sempre più difficile. Sempre più coinvolto mi ritiro su un faro per amore dell’anonimato.
Come per caso succedono queste e altre cose. E i volti sono madidi di vita. E mio padre è un bambino coi calzoni corti cresciuto perché doveva diventare un uomo. Un uomo col fucile. Un uomo con un mestiere. Un uomo che è rimasto lo stesso bambino con i calzoni corti.
E mia madre ha partorito uno straniero, ma mi vuole bene. Anche se non parliamo la stessa lingua sa che non si può pretendere niente e che non c’è bisogno di una cura. Perché la febbre è sempre sopra i 40 per me. Dottore la medicina è scaduta e non sono più venuto a visita. Mi sono ammalato di altre cose, che ho trovato nelle fermate degli autobus, sotto nelle metropolitane, dietro i francobolli e negli orizzonti che non sono di nessuno. Come per caso.

sabato 18 luglio 2009

Charango


Ho messo addosso i primi colori che ho trovato. Senza fare differenze. Ho le nuvole in testa e in un occhio la luna, nell’altro il sole. Il mattino mi sorride e la vita quando te ne accorgi è solo un viaggio. Nient’altro. Charango posa sotto un albero e aspetta che il vento soffi nella sua pancia. Ha ancora le corde spettinate e non gli importa di niente. Jambo Bongo non si è più fermato dall’Africa in poi. Batte il suo ritmo con la mano mancina in tempi dispari. Stringe i denti bianchissimi sotto labbra scure e fa penzolare il suo lungo pizzetto di rame rosso tra ragazzini di stile yankee che recitano rosari con cadenze rap.
One two tree four!
One two tree go!
Ogni linea può essere importante. Ogni linea da se non sembra una grande cosa. L’intreccio è il disegno magnifico che ci dà la ricompensa, senza aver chiesto nulla. Il senso del viaggio. Non farsi mai manovrare. Viva le corde spettinate e i fili liberi. Che pena esser burattini obbedienti!
One two tree four!
One two tree go!
Kalimba si avvicina discreta e mentre la frenesia di quattro Jambè pestano allegramente la terra e ravvivano tutto ciò che trovano, si permette di sussurrare con voce tremante i toni psichedelici di questo mondo a tutte le creature. Malinconica cura per chi non ha bisogno di sciamani. Un tuffo dove la vita scorre più lenta e il fango è una pasta coloratissima.
Viva charango e la ribellione!
Viva le corde spettinate e i fili liberi!

domenica 5 luglio 2009

Spaccateste


È quasi sera. Dovrei tornare indietro. Se solo sapessi dove andare? Credo di essermi perso. Perso rispetto a qualche dovere. Ma nella vita è più una questione di volontà. Chiedo informazioni. Ormai è tardi. Il posto è alquanto tetro, ma più avanti sembra peggio. C’è un cancello verde scrostato di bianco e celeste pallido. Vegetazione senza controllo e rumori dal di dentro. Dei colpi. Colpi forti ma morbidi. Entro. Chiedo permesso.
Si può?
Nessuna risposta. Proseguo. Vedo un signore grosso, grasso, rosso, lentigginoso, una massa di carne e sudore. In una mano un machete, nell’altra sangue e schegge d’ossa. Davanti un albero tagliato all’altezza delle sue ginocchia. Un bell’albero, di quelli che se potessero parlare direbbero solo la verità, cronache secolari. Un racconto senza commenti. Senza nulla di superfluo.
Buona sera. Volevo un’informazione. Credo di essermi perso
Prima o poi finite tutti per perdervi. Prima o poi tutti si perdono. Qualcuno arriva qui. Qualcuno si smarrisce molto prima.
Già. Si, vede volevo sapere solo che strada fare.
È una bella domanda. È una grossa domanda. E tu la chiami informazione!? È qualcosa di più. Ragazzo! Potrebbe essere qualcosa di vitale.
Sei stanco?
Beh si…
Sai quando ti sei perso?
È difficile a dirsi.
E vorresti sapere qual è la strada! È proprio una grossa domanda! Ci vuole tempo. Ci vuole tempo per rispondere. Tu, dimmi…ce l’hai del tempo?
Credo di si…
Bene. Quanto?
Non saprei. Mi sono perso, e a questo punto il tempo non conta molto.
Già. Forse non ti sei perso del tutto. Loro si, invece.
Loro chi?
Quelli che arrivano qui. Quelli che arrivano qui non lo sanno di essersi persi. Non ci pensano. Non ci credono. Pensano al tempo.
Continuo a non capire. Il ceppo secolare ha un cuore putrido, vermiglio e maleodorante. Da una cesta il grosso tizio prende qualcosa. È una testa.
Vedi?
Si. Cos’è?
È una testa. Hai paura?
No. Non è la mia. E se così fosse, sarebbe troppo tardi per aver paura.
Giusto. È una testa. Una testa d’agnello. Condannato dalla sua natura. Troppo tenero per non essere mangiato. Troppo timido per non farsi mangiare. Troppo facile da uccidere. Troppo buono per resistere alla tentazione di un pranzo domenicale.
Se vuoi saperlo non so bene che sapore avesse. Non è stato il mio di pranzo. A me arrivano solo le teste. Vedi, se avesse la testa attaccata al corpo sarebbe ancora un animale con qualche speranza. Invece si è perso. E qui arrivano solo teste. Qui ci arriva solo chi si perde. Chi si perde del tutto. E chi arriva qui non ha bisogno di tornare. In verità non lo merita.
Perché?
Non c’è un perché. So solo che è così. In non giudico. Non sono un giudice. Non sono nemmeno un boia, se è questo che ti stai chiedendo nella tua testaccia ancora attaccata al collo. Quindi non compete a me sapere il perché.
Chi è lei?
Nessuno di preciso, oramai. Sono uno spaccateste. Mi si potrebbe chiamare così. Ma non è ne un lavoro ne un passatempo. Non so. Potresti chiamarlo senso del dovere. Più che altro non c’è un senso. Il mio mondo si divide così. Da un lato le teste, quelli che si perdono dico io. Perché da qui non ritornano più. Dall’altra parte ci sono io, che non giudico, non condanno e non assolvo. In mezzo il machete.
Che senso ha?
Dovresti chiederlo alle teste. È colpa loro se si perdono. Oppure è la vita che ha voluto così. Non c’è un senso. Non c’è un perché. Ognuno fa quello che deve fare. Io spacco le teste.
Tu?
Io cerco.
Bene. Questo vuol dire che non ti sei perso.
Poi estrae un’altra testa dalla cesta in vimini circondata da mosche ronzanti e fameliche.
Chi è?
Non so. Potrebbe essere un uomo cattivo. Forse un uomo buono ma stupido. Forse uno che si credeva furbo. Ma non lo era in fondo. Adesso sembra solo un disgraziato. Sotto la sua testa c’è una cravatta. Ma le cravatte non reggono il collo. Forse il suo errore è stato scegliere male la cravatta.
Imperdonabile baby!
Crac!
Un colpo deciso. Uno schizzo sul grembiule. La lama risuona intensa e morbida.
Vedi? Non c’è un senso. Soprattutto, perché la mia vita non la puoi spiegare alle teste. Loro non ti crederebbero mai. Troppo impegnate a perdersi. E continuerebbero per la loro strada.
Tu invece perché ti sei fermato?
Non lo so. Forse sono stato solo fortunato. Forse ho le visioni. Si. Credo di avere le visioni.
Credo sia un bene avere delle visioni. Anche se non si possono raccontare, servono a qualcosa in fondo. Credi. È un bene. Ed è bene che tu vada via.
Si. Penso sia giusto.
Ti basta solo seguire un’altra visione per tornare. Non chiedere nulla di più.
Addio.

mercoledì 1 luglio 2009

Segnali

lunedì 29 giugno 2009

Ricerche impossibili



Il Santo Graal, i diari di Mussolini, Atlantide, l’arca di Noè , gli alieni, la democrazia, un politico onesto, una Politica onesta, il mostro di Lochness, via Mura delle Grazie 25 a Genova, la certezza dell’al di là e dei suoi contenuti, la fonte di vita eterna, un ago in un pagliaio, un cammello in una cruna, la perfezione nonostante la relatività.

martedì 16 giugno 2009

Window In The Skies


The shackles are undone
The bullet's quit the gun
The heat that's in the sun
Will keep us when there's none
The rule has been disproved
The stone it has been moved
The grain is now a groove
All debts are removed

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?

Love makes strange enemies
Makes love where love may please
Soul in its strip tease
Hate brought to its knees

The sky over our head
We can reach it form our bed
If you let me in your heart
And out of my head

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?

Ooh ooh oh oh-oh-oh-oh-oh
Ooh ooh oh oh-oh-oh-oh-oh
Please don't ever let me out of here...
I've got no shame, oh no, oh no

Oh can't you see what love has done?
Oh can't you see?
Oh can't you see what love has done?
What it's doing to me?

I know I hurt you and I made you cry
Did everything but murder you and I
But love left a window in the skies
And to love I rhapsodize

Oh can't you see what love has done?
To every broken heart
For every heart cries
Love left a window in the skies
And to love I rhapsodize

Ooh ooh
Ooh ooh ooh
Ooh ooh
Oh can't you see.
Ooh ooh ooh
Ooh ooh
Ooh ooh ooh...
Ooh ooh ooh

( U2 18 Singles / 2006 )

C’è ancora qualcuno che ci crede?
Davvero c’è ancora qualcuno che ci crede?
Dietro l’angolo il cinismo. Dietro l’angolo la follia. Dietro l’angolo ti può capitare di tutto. Anche il niente. Ti può capitare anche di crederci.
A cosa?
Aspetta prima di voltare l’angolo.
Passi la vita a chiederti cosa c’è? Niente di più sbagliato. Casomai, dopo si potrebbe ipotizzare di fare quesiti. Tipo: Cos’è? Cos’era? Era vero? Sperando di avere il tempo o la ragione per farsi domande.
C’è ancora qualcuno che ci crede?
Davvero c’è ancora qualcuno che ci crede?
Ma siamo stati liberati. Forse un giorno, un giorno e non ce ne siamo accorti. Forse al nostro primo angolo. Siamo stati liberati. In nome di nessuno. In nome della vita. In nome di quello che la vita può essere. Siamo stati liberati nell’orizzonte. Verso l’orizzonte. E non c’è nome che risponda. Non c’è nome che dia certezza. Ma siamo stati liberati. E chi vuole può aprirsi uno spazio nell’orizzonte.

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?


Tutto si complica quando vuoi che si complichi.
Chi guarda le ferite e i tagli. Chi conta le lamette. Chi si asciuga il sangue. Chi si morde la lingua.

Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
Oh can't you see what our love has done?
What it's doing to me?


Ma siamo stati liberati!

Oh can't you see what love has done?
To every broken heart
For every heart cries
Love left a window in the skies
And to love I rhapsodize


Qual è la canzone giusta? La giusta melodia. Qual è?
Probabilmente la sto ascoltando male da dietro l’angolo, e chissà se mi farebbe piacere conoscere chi la canta?

sabato 13 giugno 2009

Zapping


Dal salotto di casa mia ai buoni salotti della TV italiana. Dalla mia realtà fatta di poco; un divano, un aria d’ombra e rilassante, del caffé caldo e grigio fumo, a quella tutta luci e ordine, perfezione formale dalle conduzioni di plastica. Sforzi inutili per cercare di comunicare qualcosa di vero. Troppe luci. Troppi trucchi. Eppure la gente è disposta a tutto pur di avere una fede. Pur di credere. Pur di relazionarsi con qualcosa più grande di se, che sia però a sua immagine e similitudine. E cosa c’è di meglio della TV? Lì ci trovi la signora della porta accanto che ti frantuma i neuroni per cose da poco, lo sfortunato di turno, il quasi santo, l’eroe dei due tonfi, le storie di successo, gli appelli ai cari che non vedi da una vita ( e forse avranno qualche buona ragione per averti piantato, quindi perché cercare chi non vuole essere trovato? ). Cominciamo bene non mi sembra la frase adatta. Uno mattina, mattino cinque, la lotta dei numeri e i numeri a lotto. La vita in diretta può essere dura, molto. Va a finire che tra una brutta storia e l’altra si ride per cose che non fanno ridere ma che smorzano la tensione. E già, bisogna pur festeggiare. Fare una festa è sempre bello. Una festa italiana, con madri del pianto e bambini ballerini, prodigi di speranza e vai col tango! Facciamo i seri. Mettiamo su un TG. Non la gazzetta ufficiale lecca fondelli dell’uomo-partito sul 4! Vabbeh…gli altri hanno più rubriche che notizie, chi si confonde con Lucignolo, chi si butta tra costume e società, credo del costume, chi si attiene alle direttive aziendali, ed è subito audience! Forse ce n’è uno serio, anche se fatto da comici…bizzarro eh?
Vabbeh! Mi accontento. Facciamo un altro giro. Due minuti un libro? Non sarà troppo? Andiamo su cose più leggere…chi vuol essere milionario? E che domanda! Ma qua, la ruota della fortuna, non gira mica! Qua, nei salotti italiani ognuno sogna un posto al sole, un bel posto fatto di benessere, perché bisogna credere, credere nella fortuna. Credere che un giorno tutti i problemi si risolveranno con una grossa vincita. Ma intanto aspiriamo grosse boccate di illusione dal tubo catodico, e ognuno se ne sta per se, proteggendo la propria privacy e continuando a farsi gli affari suoi, e maliziosamente gli affari tuoi. Ed eccola, la metafora della vita. Tutti legati ai valori, ai sani principi. Tutti che mostrano la propria vita per quello che è rendendola più interessante, più appetibile per l’occasione. Tutti che si mettono in gioco, che non hanno bisogno del denaro per essere felici, ma che farebbero di tutto per fregare il dottore, che rappresenta il mistero della vita, forse il fato, forse Dio, da temere e ringraziare sempre, ma che aspetti di fottere, di vincere, per urlare la vittoria, la rivalsa sulla vita, che l’importante è partecipare, ma ancora più importante è il premio. Perché nessuno si vuole consolare. Tutti hanno sete e fame di gloria. Così, senza accorgercene, un gas anestetico entra nelle nostre case, porta a porta, e la nostra identità se ne va via col vento, col finale sbagliato.

lunedì 8 giugno 2009

Gino Strada

martedì 2 giugno 2009

Per un voto utile di un soggetto inutile. Improvvisamente tutti cercano la mia presenza e pretendono la mia attenzione

( Eh si. È passato un po’ di tempo )
Ciao. Come va?
Bene grazie. È un po’ che non ci si vede.
Stai lavorando?
Si. ( Ma bene o male è sempre stato un mio problema. ) Tu che mi dici?
Sono stato molto impegnato. Adesso colgo l’occasione per aggiornarti sulle novità.
( Novita? Impegni? Sono 5 anni che nessuno si fa sentire. E bisogna chiedere la Grazia a Dio per poter avere un appuntamento. )
Beh ti capisco. Ognuno ha i suoi impegni.

Si. Io in particolar modo sono stato molto impegnato nel sociale. Ho stretto contatti importanti e mi sono occupato della vita della nostra comunità.
( Sociale? Comunità? Ma se siete tutti come fantasmi!? )
Guarda! Voglio essere molto chiaro.
( Ah! Adesso i fantasmi sono chiari? Al massimo sono invisibili! )
Si. Dimmi.

Volevo illustrarti la situazione attuale, i nostri programmi, quello che abbiamo fatto e quello che non è stato fatto. Ma a questo porremo rimedio se tu ci dai il tuo supporto.
( E cosa avete fatto? Cioè. Io parlerei anche degli errori. Delle cose che sono state tralasciate e perché queste cose hanno bisogno sempre di tempi lunghissimi, o peggio ancora non si faranno comunque anche avendo il tempo occorrente )
Beh, bisogna essere propositivi. Impegnarsi.

Tu sei una persona intelligente. Non c’è nemmeno bisogno che ti spieghi come vanno certe cose.
( No no, mi ritengo abbastanza stupido e tardivo. Preferirei che mi spiegassi come vanno certe cose. Tipo come mai volete tutti parlare con me in questo periodo e poi non vi si vede più? )
Beh, ti ringrazio.

Allora vengo al dunque. Mi è giunta voce che non sei con noi.
( A parte il fatto che il punto è sapere se voi siete con me. E poi, se avete questi dubbi, mi viene da pensare che non avete la coscienza molto pulita. Eppure continuate nei vostri sondaggi )
E chi vi dice queste cose?

Non posso dirlo.
( Ah. Avete paura e fate i sondaggi. Campagne elettorali infinite… Io parlerei di cose serie. )
Beh, diciamo che ci sono state delle cose positive. Altre molto discutibili. ( Ne vogliamo parlare? Eh, ma dallo sguardo terrorizzato e imbarazzato sembrerebbe di no. Allora continuo a fare quello educato, e mi fermo qui )
Si dovrebbe dire… ( Se è vero che qualcuno dice qualcosa su di me! )

Non posso.
Ok.
Allora? Sei con noi?
( Il discorso sarebbe davvero lungo, e il vostro imbarazzo una gran bella soddisfazione per me. Ma rimango educato e stronzo )
Scelgo sicuramente la parte che credo più giusta ( Il male minore ) Scelgo voi ( Ma con riserva )
Anche se ci sono state cose che non mi sono piaciute ( Ma vedo che è meglio non parlarne, tanto hai già capito ).
Se mi stai chiedendo il voto…allora si. ( Il supporto e la fiducia lasciamo proprio stare )

Bene. E scusami se ti ho disturbato.
Figurati. ( Spero di essere ascoltato in futuro…o di farmi sentire. Ma questo comporterebbe superare la mia diffidenza, indifferenza e insofferenza nei vostri confronti. È già capitato. Ma se ricapita penso che saranno dolori. )

domenica 31 maggio 2009

Nutriente ( Diete e Consumismo Pt5 )


Mi offri una coperta d'amianto che luccica al buio
Di ricordarti mi viene naturale
Vai tranquilla che lo faccio
E ti comporti in un modo prepotente ma che giunge a destinazione
E nell'uscire all'attacco leale mi avverti. Ti diverti?

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento
Mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente

Ti lasci andare ed urlare
Oramai non è più un caso eccezionale e ti purifichi il corpo e la mente
Ma che dolce nutriente che sei
E non rimane che raccogliere quegli ultimi frammenti di un amore che non ti giri a guardare
Dimmi dunque tra noi due chi è l'anormale

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento
Come il colpo che dai ai miei fianchi innocenti ed attenti
Manchi d'ironia
Poi mi circondi rimanendomi di fronte mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente

Non è più vera quella primavera che mi convincevi
Ed educavi a scegliere per te
E declinavi le colpe accumulate dalle tue alzate d'ingegno di cui credo non aver bisogno oramai

Manchi d'ironia poi mi circondi rimanendomi di fronte mentre continui a parlare
Tradisci e mi uccidi lentamente
Lentamente

( Moltheni / Natura In Replay 1999 )

Si alzano algidi i tuoi sorrisi mentre a me non rimane che sentire questo veleno caldo che percorre le mie viscere. E il veleno si fa spazio. Come il tuo suono. Come la tua presenza. Ripasso sempre davanti al mio vuoto e anche quella è realtà. Forse è la realtà.
Cadono a terra i tuoi cattivi pensieri e rimangono inespressivi.
Ho imparato a sorridere. Ho imparato a sorridere di più. Ho imparato ad assorbire vuoti sempre più grandi. Ho imparato a nutrirmi di tutto. E tutto sembra così fondamentale nel suo complesso insieme e nei suoi infiniti incroci e scontri che proprio non ne posso fare a meno.
Ho imparato a nutrirmi di veleno. Ho imparato a mangiare il vuoto. Ho imparato a saziarmi di gioie senza pretese. Ho imparato a nutrirmi di te e poi a sentire forte il rigetto. Ho imparato a non fare differenza tra inferno e paradiso, tra fiducia e interesse, tra me stesso e il resto.
Ho bisogno di tutto.
Tutto è un contributo alla mia sopravvivenza e alla mia distruzione.

Ti lasci andare ed urlare
Oramai non è più un caso eccezionale e ti purifichi il corpo e la mente
Ma che dolce nutriente che sei


Ho bisogno di stare con i piedi per terra, con le mie scarpe basse, meglio ancora scalzo. Ho bisogno di sentire la pelle contro il metallo, il mio limite contro le vostre lame. Ed è tutto più facile anche quando sanguino.

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento


Riesco a nutrirmi anche della sconfitta del vostro stile.

Manchi d'ironia
Manchi di ciò che mi occorre al momento


Ho bisogno di tutto. Ho bisogno di questo nutriente. Di questa linfa, anche se potrebbe essere solo un veleno.

giovedì 28 maggio 2009

E basta! ( Diete e Consumismo Pt4 )


E100 E180 E200 E243 E290 E300 E320 E321 E322 E450 E483

mercoledì 27 maggio 2009

Fast food ( Diete e Consumismo Pt3 )


Ripetere Ripetere Ripetere
Sequenza Sequenza Sequenza
Stop Pausa Pronto in tavola
Il menù lo conosco a memoria
Spero sempre che oggi siano a lavoro quelli più svelti
Cosa prende?
Grasso Grasso Grasso
Fritto Fritto Fritto
Il solito Un doppio big burger Patatine fritte Una cola
C’è l’ha il chili?
Si
Ci metta pure quello
Ripetere Ripetere Ripetere
Sequenza Sequenza Sequenza
Cassa Tavolino Attesa
Hanno cambiato i contratti Hanno cambiato i turni Hanno cambiato la moneta
Oggi come è andata?
Oggi come è andata?
Bene
Sai che è successo oggi? Ah Volevo dire anche a me bene
Niente moralismi Niente moralismi Niente moralismi
Niente storie Niente storiacce Niente Abbiamo già ordinato
Profumo di camicie a quadri e vassoi caldi e croccanti
Ecco è servita la mia plastica ingrassata e unta come piace a me
Come piace a tutti
Ingrassata e unta per tutti Per tutti Uguale per tutti Se questa non è democrazia?
A tutti lo stesso destino A tutti la stessa sequenza A tutti lo stesso menù
Tutti ingrassati e unti
Ce n’è per tutti
Hanno fatto dei test nucleari oggi
In fondo sarebbe uguale per tutti Lo stesso destino per tutti La stessa morte per tutti
Gira sempre la stessa musica La stessa canzone Uguale per tutti
Ecco cosa piace a tutti Pensare di essere differenti altrove
Ce n’è per tutti Uguale per tutti Come piace a tutti
Allora? Arriva questo chili? Intanto posso ordinare del gelato?
Fragola Panna Frutti di bosco
Sempre uguali con lo stesso sapore controllato
Fine pausa Marciapiede Smog Accattone Semaforo Tabaccaio Devo prendere delle sigarette
Fine pausa
È la fine È la fine È la fine
Mangia cervello Mangia cervello Mangia cervello
Mangiati quello che hai da dire
Mangia Consuma Divora
Ripetere Ripetere Ripetere
Sequenza Sequenza Sequenza

lunedì 25 maggio 2009

Macellai & Macellai ( Diete e Consumismo Pt2 )


Meno le persone sanno come vengono fatte le salsicce e le leggi e meglio dormono la notte.
( Otto von Bismarck )

domenica 24 maggio 2009

I miei primi 100chili ( Diete e Consumismo Pt1 )

Auguri grassone! Auguri imbecille! E non è per il tuo peso tutta questa attenzione. Non è per la forma. Non è per un numero. Auguri anima grassa. Hai mangiato male. Hai perso il conto ed è stato un bene, anche se adesso il Budda ha il fiato corto, e anche il suo pensiero è affannato e pesante. E questo incenso nauseabondo non si spegne mai, e ti viene da chiedere cosa brucia di più.
Auguri grassone! Auguri imbecille! Contento di esserti accontentato? Contento delle pecore che si sbranano come lupi? Troppo, troppo compiaciuti della comodità. Troppo, troppo pieni di se. E poi li vedi piangere e lamentarsi perchè non riescono più a stare scomodi. Troppo, troppo facile. Talmente facile da stare stretti mentre ci si ammazza per farsi spazio. Budda non sta più in equilibrio ma non riesce a cadere giù. Non ha nemmeno la forza per quello, così chiude gli occhi e resta immobile protetto dalla sua pelle di seta. Anime grasse e stanche. Anche tu. Troppo, troppo sporco di mercurio. Troppo, troppo ripetitivo per farti ascoltare. Un silenzio troppo forte che dice tanto ma che ha bisogno di un interprete. Ma come lo spieghi che le stelle sono troppo poche sotto questi cieli? Come la spieghi questa leggerezza con i tuoi labirinti di parole? Di cosa ti sei nutrito lo sai solo tu, e nessun altro riesce a saziarsi alla tua mensa. Troppa, troppa la meraviglia per non dispiacersi dello spreco. 100chili di dolori strani. 100 chili di pensieri felici. 100chili di preoccupazioni. Troppo, troppo anche per te. 100chili di libertà. 100chili di tentativi. 100chili di arte inutile.
Ti stai avvicinando alla ragione con la follia. E credo che alla fine ce la farai.
Auguri! Imbecille.

giovedì 21 maggio 2009

Everything is business

martedì 19 maggio 2009

Looking for Norma



La bellezza è surreale L’amore è surreale La vita è surreale

lunedì 18 maggio 2009

Everything inspires

venerdì 15 maggio 2009

Psychonaut


And i'll feed you the lies that you wanna hear
And i'll kick you around till you eat your fear
And i'll sing any song that i want to sing
And i know if i want i'll be anything

And i'll smoke anything that i want to smoke
And i'll read 'tween the lines till i get the joke
And i'll preach any law that i will obide
And i show who i am and i never hide

And i look till i find what's inside of me
And i search till i find where i wanna be
And i'll pull any string just to get me there
And i'll rip any fabric i need to tear

And it's high time we bleed for the coming one
And the stars and the moon and the rising sun
All the bull and debris that we lug around
And the hide that i shed when i hear the sound

( Motorpsycho / Trust us 1998 )

Il paesaggio si muove veloce e la mia mente rotola in stile libero. Tutto per un po’ non ha avuto senso e mi sono sforzato di trovarne uno. Ho capito che viviamo su un’onda. Siamo una vibrazione instabile e i nostri sostegni materiali servono davvero a poco. Buttarsi nella folla e poi cercare il proprio deserto senza soluzioni di continuità.
Uscire dal deserto senza sudare è un’impresa notevole.
40giorni con i demoni possono servire. 40giorni senza volti e senza icone a cui affidarsi. 40giorni e un bel po’ di tempo per essere così distanti da non doversi preoccupare di nient’altro che respirare. 40giorni e poi quella che si potrebbe dire strada del ritorno. E il paesaggio è sempre più veloce. Le mie idee non sono morte. Sopra e sotto all’onda. Sento sempre di più le bugie, tutte le vostre bugie sono un rifugio.
Una lama a doppio taglio.
Difesa, suicidio.
Offesa, assassinio.
Continui inutili sacrifici per divinità a vostra immagine e somiglianza. Dio fai da te, assoluzioni self service, missioni per glorie da poco. Come uno psiconauta attraverso il viaggio. E canto la mia canzone. Canto la mia canzone incondizionatamente. È come respirare. Attraverso il viaggio mentre resistono le distanze, le ideologie tradite e le cronache che si fanno dimenticare. Resistono gli innovatori del riciclo e del rimpasto. Resistono i compromessi storici all’ordine del giorno, i rappresentanti di religione che bussano alla porta e il debito pubblico di una società sempre più divisa. Angeli inchiodati ai piedi sui pali della luce, immobili in verticale, fanno sanguinare violini con lunghe note quasi infinite. Resistono ancora i tralicci dell’elettricità, i fumi delle fabbriche e le acque morte che ritornano al mare. Resistono i campi di maggese e gli alberi sempre più pochi che si abbandonano alla malinconia della pianura e poi via, verso il deserto. Resistono i sorrisi, le teste abbassate tra braccia e ginocchia. Resistono pensieri disperati e gioie istantanee, messe al mondo come polaroid. Resistono le mie idee, e anche se non so che farmene, senza, non potrei resistere un minuto di più in questo viaggio. È come respirare.

domenica 19 aprile 2009

Pomeriggio al fluoro


Pomeriggio al fluoro, carillon in frantumi stonano le ultime note sempre uguali, il sole brucia in faccia, l’aria è gelatina e non ti fa cadere quando hai voglia di un pensiero orizzontale. Tagliano le lame, tagliano le fragole, tagliano i quindicenni, tagliano i nonni e ogni 10anni decidi di uccidere un orologio. Si ricuciono da soli i pochi pezzi di un qualcosa che non ha più forma. Troppo serio e troppo poco serio per essere credibile. Puntuale nel suo essere distante e così vicino al cuore delle cose da non poterti permettere nient’altro che un sussurro di verità.
Pomeriggio al fluoro, cattivo nella sua esplosione, pronto per una bonifica con dinamica leggerezza. Buono quando sa regalare una biglia di luce per il tuo cranio vuoto. Ruvido e romantico, non adatto per un sogno liscio preso in prestito. Tagliano le aspettative col fiatone, tagliano le porte invisibili, tagliano i vinili lenti a guarire, tagliano i volti presi di spalle e i divani comodi e colorati.
Pomeriggio al fluoro senza prenotazione e senza destinazione. Appena il tempo di impiccare un dolore al neon e poi bianco caustico e un buio sicuro.
Non me ne frega
M’importa c’ho che m’importa
Non me ne frega
M’importa c’ho che m’importa
Non me ne frega
Anche se non vi importa

giovedì 16 aprile 2009

Anthony Hopkins

mercoledì 15 aprile 2009

Scemo chi legge

martedì 14 aprile 2009

L’assassino è il maggiordomo

Qualcuno viene ad annunciare la mia morte, tra il riflesso di un cristallo sporco e un sorriso che vuol sembrare pulito. Niente per cui valga la pena di preoccuparsi, anche se la minaccia è ripetuta più volte sembra una battuta di poco conto mentre i commensali continuano a mangiare senza gusto, dimostrando una fame poco saggia e una sete imprudente.
Mi passi il veleno?
No. Al massimo ti tiro un coltello.
Va bene…fai quello che puoi, ma senza creare scompiglio. Mi raccomando, sobrietà e bon ton.

C’è chi si preoccupa del dolce. Chi aspetta i risultati, volgendo altrove l’attenzione, senza curarsi della partita. C’è chi tira le somme e chi ad indovinare. Chi si ricorda la fine ma non il perché. Io, dal mio, sfoglio un libro dalle ultime pagine con più gusto, ma senza un motivo preciso.
Perché cominciare dalla fine? Perché aspettare gli effetti e non preoccuparsi di come creare le cause? Mancano 2 ore alla mezzanotte, 270 giorni alla fine dell’anno, e 91anni alla fine del secolo.
Bisogna preoccuparsi del servo opportunista che si mostra inutile e innocuo. Bisogna preoccuparsi delle pecore. Perché loro sono tante. Sono troppe. E senza identità.
Attenzione!
Attenzione all’allevamento intensivo di coscienze industriali!
Attenzione ai cercatori d’oro nei fiumi televisivi!
Attenzione ai bracconieri di notizie!
Attenzione ai venditori di amore per corrispondenza!
Attenzione ai saggi del giorno dopo, che per loro era prevedibile, anzi era certo l’esito, la fine; ed era facile anche indovinare il nome dell’assassino.

giovedì 2 aprile 2009

ESP

Buona sera Professore!
Vi ho visto. Vi ho notato. Anzi, penso di sapere chi siete, oltre la vostra tetra presenza. Oltre quella apparenza truce e disperata. Oltre il vostro verde acido attraversato da un immotivato rosa shocking. Vi ho visto eppure non ci siamo mai incrociati bene.
Lo so che mi sente, anche se tutte queste parole sono mute. Non sono parole che gli altri possono ascoltare. Sono solo pensieri muti.
Ma lo so che lei sta ascoltando questo esperimento di telepatia. Lo so che mi ascolta, anche se non ci incrociamo. Si, continui a camminare. Avanti e indietro per questi pochi metri. Le dico io quando fermarsi.
Si fermi!
Ecco, ci siamo. A lei la scelta. Può decidere di parlare. Credo che ne valga la pena confrontarsi in questa vita. Fare uno sforzo di comunicazione. Dica qualcosa, una parola, almeno una.
Io so chi è lei, ma credo che lei non sappia bene chi sono. Non ci siamo mai incrociati apertamente. Sarebbe bene parlare, anche se lei preferisce darmi le spalle. Dica qualcosa, una parola, almeno una.


Un attimo di distrazione e lui sparisce. Chissà se mi ha sentito? Chissà se ha ascoltato i miei pensieri?
Ritorna dal nulla, si allontana, si volta e mi chiede chi sono.
L’esperimento è riuscito.
Sbaglia il mio nome e comincia a farmi delle domande. Non si ricorda di me. Fa molte domande. Per la prima volta ci incrociamo, ci confrontiamo. Ci comportiamo come due psicanalisti che sanno bene di essere malati e che cercano di curarsi a vicenda.
Conveniamo su una logica di fondo. C’è qualcosa di logico, nonostante la nostra follia. Nessun accenno al futuro. Qualcosa del passato. E il presente è la cosa più interessante, come questo orizzonte buio.
Mi giro per spegnere la mia gitana e lui sparisce nel nulla. Un’altra volta.

Credo di essere sempre in attesa, al di là della velocità. La vita sembra un’attesa continua. Anche quando crediamo di andare incontro a qualcosa; incontro al destino. In fondo è solo un’attesa.
Accade.
Quel che deve accadere, accade ( cantavano e recitavano i C.S.I. ).
Accade.
Quel che deve accadere, accade.
Buonanotte.

domenica 29 marzo 2009

Sogno ricorrente da sveglio

Mi piacerebbe poter registrare i sogni e gli incubi, per poi poterli rivedere ad occhi aperti, su uno schermo.

venerdì 13 marzo 2009

Leonardo da Vinci

giovedì 12 marzo 2009

Proclame



Scesero dalle montagne i poeti, tutti vestiti da impiegati, senza corone d’alloro o niente addosso che poteva distinguerli. Scesero dalle montagne come uomini e donne comuni, come a dire che la loro generazione eletta viveva e soffriva negli stessi meandri quotidiani dell’umanità. Senza bandiere, con le loro cortecce cerebrali che cercavano rime e parole colte, volevano dimostrare la loro arte, stupire gli stupidi. Volevano far parte della rivoluzione con la parola.
Scesero dalle montagne, ma più che altro, scesero dalle nuvole, con le loro cortecce cerebrali impolverate da vecchi testi classici o al massimo dell’800. Scesero e non si accorsero del tonfo. Sensibili e inutili. Armati di parole senza forza.
Questa è terra per contadini!
Questa è terra per imprenditori avidi e pragmatici!
Questa è terra per politici corrotti!
Questa è terra per poeti vivi!
Non è terra per poeti morti in vita come voi! Non è vostra questa rivoluzione! Non è vostro questo tempo!
Scesero dalle montagne cercando di illudere le folli del loro valore, ma in questo ci riuscivano meglio i politici, gli imprenditori e gli uomini di chiesa.
Tutti falsi ma più convincenti; e chi convince, vince.
Questo non è tempo per carta straccia!
Questo non è tempo per vecchiume filosofico o culturale!
Questo non è tempo per muovere le masse!
Questo è tempo per salvare i capitali!
È tempo di sacrificare l’agnello clonato!
Questo non è il tempo delle Maddalene da convertire.
Questo è il tempo di caino.

giovedì 5 marzo 2009

Agonismo di massa (come fare punteggio per scalare la classifica e avere successo)


Diventare degli opinionisti, solo perché si ha un’opinione (non sempre) e un cazzo da fare tutto il giorno, prediligendo le luci dei riflettori al sole e alla luna che mette alla prova i comuni mortali.
Mostrarsi alternativi senza avere nessun’alternativa valida.
Far credere che il proprio impegno vada al prossimo senza specificare di essere il proprio prossimo.
Cantare la stessa canzone da 10, 20, 30, 40anni e sentirsi un cantante di successo.
Dimostrare di essere più giovani e belle a 40, 50, 60anni di quando se ne avevano 20.
Arrivare per primi alla notizia.
Vendere per primi la notizia.
Nascondere se è il caso la notizia.
Pronunciare a vanvera discorsi sulla libertà, la pace, la fratellanza, la religione, Dio o chi per lui, l’onestà morale e i sani principi.
Vendere discorsi sulla libertà, la pace, la fratellanza, la religione, Dio o chi per lui, l’onestà morale e i sani principi.
Sperare che gli altri abbocchino a discorsi sulla libertà, la pace, la fratellanza, la religione, Dio o chi per lui, l’onestà morale e i sani principi.
Difendere la legge commettendo degli errori di interpretazione.
Difendere chi ti paga, usando la legge, commettendo a posta degli errori di interpretazione.
Difendersi dalla legge manipolando la legge stessa.
Giurarsi amore eterno e poi lasciarsi senza nemmeno aspettare la crisi del settimo anno.
Giurarsi amore eterno ma con clausole di flessibilità fino a che l’eternità non sopraggiunga.
Giurarsi amore eterno pur sapendo di dover morire.
Non sentirsi arrivati pur non facendo nessun passo in avanti per la propria esistenza.

mercoledì 4 marzo 2009

100anni di Futurismo, Bologna


TATO, SEPO, LICINI, VESPIGNANI, CRALI, ATEROL,
ALBERTI, KOROMPAY, CESARINI, BOCCIONI, PETRELLA,
CAVIGLIONI, VITALI, PRATELLA, CINTI, FEBO, AGO.

martedì 3 marzo 2009

Uman race


domenica 15 febbraio 2009

I Love Jesus

giovedì 12 febbraio 2009

Babele



Bisogna mettere travi più resistenti. Abbiamo pensato di trasportare grossi blocchi di pietra su per il fiume. Ci vogliono più operai. Altre squadre di operai. Operai a basso costo. Ci vogliono più blocchi di pietra. Più travi. Ci vuole più impegno. Più sudore. Dobbiamo buttarci il sangue!

L’ingegnere che sognava di diventare un ingegnere, parla per ore e cerca di dare spiegazioni, spiegazioni tecniche. Parla, parla, parla, ma nessuno sa quello che dice. Nessuno segue i suoi paroloni e le sue ipotesi; i suoi calcoli, le sue convinzioni.

Non chiedetemi come ha fatto l’ultima torre a cadere! Non lo so. Eppure, i miei calcoli erano giusti, più che giusti. Erano calcoli esatti e voi lo sapete. Non riesco proprio a capire come abbia fatto a crollare giù?

E mentre l’uomo si perdeva nei suoi calcoli la sua lingua s’allungava fino ad uscire fuori dalla bocca. Un cane. La lingua se ne usciva e s’allungava, sempre di più. Ma l’uomo non ci badava e continuava a parlare, spinto dalle sue convinzioni, dai suoi progetti. Fino a che la lingua cominciò a sanguinare sotto i denti ciarlanti e non si riusciva più a capire una parola.

Signore lei sanguina!
Se continua così si staccherà la lingua da solo!
E che fine faranno i suoi progetti?


Nessuno capì se nel battere i denti sulla lingua l’uomo volesse dare una risposta a queste domande, o se fosse un riflesso incondizionato del dolore che provocava altro dolore e altro sangue, o se stesse ancora cercando di spiegare il suo progetto. Poi qualcosa di simile a una parola gli staccò la lingua. Un cane che urla prima di morire. L’uomo cadde a terra.

Avete visto? Gli è caduta la lingua! E adesso che fa? È incredibile! Cerca ancora di parlare, di spiegarsi. Steso a terra si è messo a disegnare linee e numeri tingendo di sangue l’indice che affonda nella lingua mozzata come si affonda la penna in un calamaio.

Così diceva il matto dai piedi grossi andando avanti e indietro senza sosta. Due piedi dalle dimensioni incredibili. Due piedi messi in due scarponi di cuoio che non avevano nemmeno la numerazione. In realtà non erano dei veri e propri scarponi, niente che un calzolaio potesse mai immaginare di creare, neanche il peggiore tra loro. Erano delle toppe di cuoio cucite male su due pezzi di legno.

Oddio! Non lo capisco! Che dice? Dice che sta morendo? Oppure non se n’è accorto? Non lo capisco! Cosa sta dicendo? Cosa sta scrivendo? Ma almeno ci sente? Se mi metto a urlare mi ascolterà?

Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro.
L’uomo non trova pace e continua a non capire. Suda e borbotta. Se ne sta sotto al sole e va avanti e indietro. Soffre perché non riesce a capire. Vorrebbe fare qualcosa. Qualcosa di utile ma non fa altro che trascinare i piedi sul terriccio e non esce dalla polvere. Non riesce a fare niente che possa aiutare il moribondo. Vorrebbe forse una spiegazione da lui. E mentre che pensa, suda e cammina, scava un grosso fossato con i piedi che vanno sempre e solo avanti e indietro.
Una donna avvolta nel nero passa in silenzio portando con se una giara d’acqua. Non dice mai nulla. E nessuno chiede mai quali sono i suoi pensieri. Senza essere chiamata lei si ferma e mesce per chi ha sete senza mai ricevere un sorriso o una parola.
Un operaio con la pala riempie il fossato seppellendo i due uomini e la loro follia. La donna gli serve l’ultima acqua che riluce cadendo dalla bocca dorata, poi scompare. Si vede solo una lunga stoffa nera e vuota volare nel vento.
Dall’alto il capocantiere arabo canta una litania incomprensibile che annuncia la fine della giornata di lavoro. E nessuno è più o meno contento di prima.
Poi pezzo per pezzo, uomo dopo uomo spariscono tutti.

domenica 8 febbraio 2009

Liar


Welcome to Nowhere
where all days are ok
Tuesday, Friday and Saturday

You can wash your
sense with the rain water

When you're in Nowhere
you talk to yourself
you're your own best friend
you need nothin' else

Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar! And breathe

Welcome to Nowhere
you talk to yourself
when you're in Nowhere
you need nothin' else

Scream!

Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Liar! Liar! Liar! Liar!
Scream!
Scream!
Scream!

( The Niro / The Niro 2008 )

Siamo ritornati al nostro posto e niente si muove. Siamo ritornati al nostro posto dove nessuno ci conosce e dove nessuno sa come arrivarci. Siamo soli. Soli e senza niente da dire. Il mondo poco fa è crollato senza troppo rumore. Non abbiamo vinto e non credo si possa parlare di sconfitta. Altro non è che una conseguenza di cose che succedono. Va tutto bene e non c’è niente da dire. Ormai siamo abituati all’imprevedibilità. Ad essere traditi. A tradirci. A cadere senza mostrare sangue e ferite. Conosciamo la bugia e non vorremo mai usarla. Conosciamo la bugia e lei lo sa. Loro lo sanno. Ma noi non apriremo più bocca inutilmente. E non ha senso lamentarsi. Ormai siamo abituati a rialzarci senza che nessuna mano sia protesa verso di noi. Non dobbiamo dare nessuna spiegazione. Non dobbiamo dare soddisfazione al dolore. Nessuna soddisfazione al nemico. Siamo ritornati al nostro posto e siamo sempre più lontani. Sempre più noi stessi. Sempre meno noi stessi per gli altri. Sempre meno fedeli al “ come mi vuoi”.
Non abbiamo bisogno di niente. Niente che non sia il nostro nessun dove. Romantico e sciatto.
Un respiro prega ogni giorno e guarda un bianco purissimo. Un respiro prega ogni giorno e sogna i colori. Sogna strane iperbole liberarsi nello spazio intorno, senza controllo.
Se pur ci fosse qualche domanda non potrei rispondere. Non farei altro che restare nel mio nessun dove, davanti al mio bianco circondato da iperbole coloratissime. E non sarei capace di dire nulla.