mercoledì 11 giugno 2008

Ho paura di me stesso


Perché ho bisogno di sensazioni forti.
Perché mi sento o troppo allegro o troppo triste. Perché voglio tutti i colori e poi, alla fine, scelgo sempre un bianco e nero che ha stile. Uno schizzo bizzarro. Qualcosa che squarcia il mondo senza dettami.
Geometricamente indipendente.
Perché sono esagerato a modo mio. Dall’altra parte cerco la semplicità, e nella semplicità il modo migliore per vivere e per contraddirmi. Perché mi ci vuole un parametro che possa amare e odiare allo stesso tempo. Ho bisogno di piccole rivoluzioni. Di sfidarmi senza mostrare agonismo. Di essere il primo e sentirmi come l’ultimo.
Devo cambiare sempre e ogni volta vacilla una paura che devo superare. Supererò anche questa prima della prossima rivoluzione. Posso spiegarti la mia vita, ma sarebbe inutile. Preferisco parlare di me come di qualcun altro. Preferirei non parlarne. Preferisco uno scontro romantico con la vita. Supererò pure questo prima della prossima rivoluzione. E questo taglio rosso e caldo implica solo un silenzio.

domenica 8 giugno 2008

Ho sempre me


Questi dadi
non segnano mai più di dieci
fanno così … per non compromettersi

La stanza in cui vivo è un dado,
ma non ho abbastanza mani
per tirarlo lontano

Distanze che non percorro mai
per una probabile carenza d'ossigeno,
devo ancora imparare a respirare
ma mi va bene così
e non ho tempo per cambiare … poi

Ho sempre me
Ho sempre me
Ho sempre me
Ho sempre me

I tuoi grandi sorrisi
accendono il buio
però menti se scrivi che
torni subito

O forse è meglio così
io non t'aspetto
potrei avere qualche problema se tu
tornassi davvero, ma …

Ho sempre me
Ho sempre me
Ho sempre me
Ho sempre me


Cristina Donà / Tregua 1997


Ho acceso tutti gli stereo, i lettori dei computer, le radio e gli amplificatori. Ho alzato moltissimo il volume e ho l’umore che rimbalza dal pavimento al soffitto. Ho chiuso bene la camera e ho spento le luci. Le spie e i led bucano il buio come lucciole. Ho acceso le candele e non trovo gli incensi. Li dovrò comprare…. Tarantolato, oramai non mi resta che ballare con gli spiriti immaginari e fare un viaggio nel tempo.
Suonano forte i tamburi, riecheggiano i pianoforti, svalvolano le chitarre. Ho in mente i libri non letti. Ho in mente le melodie che non riesco a suonare. Sono lontano dalle parole. Molto lontano. Sono contento pure di non cercarle. I volti si sciolgono con leggerezza. Per primo il mio. Ma è solido negli intenti.
Batti tamburo! Batti il muro! Batti!
Nessuna giustifica! Nessuna soluzione! Nessun esorcismo!Nessun invito! Nessuna sfida!
Adesso ho i pensieri tonici e un sorriso trasparente. Una nuvola nera sul capo che posa sopra il mio cappello a punta. Ho voglia di fare un giro. Di prendere un gelato. Di riempirmi di niente.

venerdì 6 giugno 2008

Succhia miele


Piccoli campanelli suonano nel vento e non sai mai se sono un po’ avanti a te o se li hai già lasciati dietro.
La eco di un vuoto a se ronza persistentemente, e non sai fare domande, tantomeno rispondere. Ce l’hai qualcosa da dire. Ce l’hai qualcosa da sentire. Ce l’hai un gioco nuovo appena inventato, che tieni stretto in un silenzio. Un giro di parole che non sono tue e un infantile diffidenza strappati assieme da un sorriso. Sono tutti li sul lato della strada i fiori di campo. I fiori pazzi. La grazia abbandonata e selvatica. Fermati pure. E succhia il miele di nascosto. È semplice.
È semplice. Si prende un fiore e lo si tira in bocca. Tira pure il fiato col naso. Tira forte e schiaccia un po’ la corolla. Appena sopra il calice con la punta della lingua trovi il dolce e un pizzico all’anima.
Ce l’hai qualcosa da dire. Ce l’hai qualcosa da sentire. Ma evita e goditi il momento. Due dita affondate tra le vertebre e una mano che abbraccia il collo dal basso verso l’alto. Torna a casa e aggiustati le labbra.