lunedì 18 agosto 2008

domenica 17 agosto 2008

Mezzanotte


Che meraviglia questi arcobaleni. Che meraviglia queste aurore. Tutto si colora come un puzzle bizzarro senza schema apparente. Tutto può diventare sbagliato. La tortura è in agguato. Che meraviglia questi arcobaleni con i suoi folletti colorati. Sempre più matti e sempre più complessi. Che meraviglia queste aurore che ti portano lontano e lontano ti sembra il posto più vicino a te. Che meraviglia queste aurore in cui sei sospeso. Che all’improvviso possono lasciarti cadere nel vuoto di un bruciore e con gli occhi che hanno vergogna a spalancarsi, puoi vedere la caduta. Ma hai la testa alta, preparata al peggio.
Che strazio colorarsi di invenzioni. Che strazio adesso che ci possiamo permettere un bianco alla moda. Che strazio il mio mimetismo sobrio. E gioca e canta e salta e menti come nessuno s’aspetta e nessuno poi ci fa caso. La tua casa è il caos. La strada del caso è senza indirizzi, e prima o poi le lettere arrivano sempre. E non vorresti bruciarle. E non vorresti metterle li una sopra l'altra ad aspettare il tempo che passa come un tango che ti consuma i passi. E stai in piedi prima del sonno che meriti. Finché non crolli in sogno. Finché non ne puoi più. Finché puoi dimenticare.
Che bello essere sicuri della propria distrazione. Senza sentire il peso delle cose, del tempo, degli eventi, e poi, per caso, per sfortuna, tutto ripiomba muto. Affogati pure, ma il respiro conosce l’affanno e sa dove manca l’aria. Affogati pure, ma il respiro sa dove tacere. Affogati pure e gioca con le parole. Se non parli perdi. Se parli sbagli. Allora non c’è capo e non c’è coda, non c’è verso ne direzione. Salta un rumore nella testa, e non è oro, ne argento ne mercurio quello che vedi. È solo un rumore. Un’ispirazione. Un momento. Dramma. Gioia. Confusione.
Intorpidisciti l’aura. Fallisci e rendi grazia. Il resto è spreco. Il resto non sfama. Il resto storpia. E il corpo si fa pesante, ma non è il corpo. È l’aura che si sporca e si ammala. Decidi tu la mezzanotte. Decidi tu quando dividere il giorno e la notte. Decidi tu da che punto guardare le stelle. E rema, rema, rema fino a consumare i gomiti e la volontà. Il mare è un cielo stellato. E noi siamo marinai sinceri e cattivi. E io guardo lontano, sempre più lontano, incapace di spiegarti cos’è la mezzanotte, perché mi sono perso dentro. Proprio lì, nella mezzanotte di ogni momento. Che meraviglia questo incubo che chiamo sogno.

martedì 12 agosto 2008

Carmine Palatucci

Rapid Eye Movement


Ecco un nuovo trucco! Chiudere gli occhi per non farsi confondere dalla realtà in superficie. Chiudere gli occhi per non fermarsi all’aspetto visivo. Chiudere gli occhi e ascoltare bene. Snocciolare la verità. Chiudere gli occhi per non farsi ingannare. L’eleganza è un pitone albino che vibra in sonagli perfettamente circolari. La bellezza sfiora le sopracciglia come il vento. E il vento non lo puoi tenere per te. È solo di passaggio. Può distruggerti o sollevare. Puoi solo dirti fortunato se sopravvivi. Chiudi gli occhi e senti. Ascolta. E non importa se non riesci a raccontare qualcosa. Puoi passarmi la frequenza e l’elettricità. Puoi passarmi qualcosa che non invecchia e che ritorna vivo e immortale. Puoi sorridere e rischiare la follia. Puoi rannicchiarti sotto una pioggia di energia plumbea che scioglie il bronzo in oro, e gratta dalle tue spalle ogni peso. La mia inutile visione surreale rende giustizia alla vostra realtà di piombo. Tutti carnefici e tutti vittime per un pezzo di pane secco da mangiare senza denti e un orgoglio superiore alle vostre coscienze. Chiudo gli occhi ed è fantastica la vertigine del mio orecchio. Puoi inseguirmi nei miei sogni e nelle mie visioni. Ma non mi prenderai con una mano sugli occhi. Ne potrai mai perdonarmi per quello che faccio di me stesso. Non vi giudicheremo ancora a lungo. Saremo felici sopra e sotto le palpebre. Staremo zitti sopra e sotto le labbra. Muoveremo il mondo con gli occhi.

domenica 10 agosto 2008

I papaveri muoiono sotto il grano


Hai mai visto persone felici? Hai mai visto persone innamorate? Felici di esserci e innamorate della vita, anche se non è sempre il massimo. Ci sono le formiche, le cicale e poi ci sono le persone innamorate. Quelle che si innamorano sempre, anche per una sciocchezza, che si piegano come le formiche e cantano come le cicale. Che hanno il sudore al posto delle lacrime, che hanno la pioggia al posto delle lacrime, che se piangono, piangono per davvero, e li, non ci puoi arrivare. Che se ridono, ridono per davvero, e li, non ci puoi arrivare. Che sono come un ventaglio e un paio di occhiali da sole, che sono come un martello e due chiodi in bocca, che sono come una chitarra e un bicchiere di vino buono, che sono sempre li, pronti ad essere pronti. Sempre li, pronti ad andare lontano. Sempre li e contenti di restare. Ogni pena è una ruga e ogni ruga scava un sorriso in volto.
Hai mai visto persone felici che non hanno religioni, credi o sogni troppo grandi? Hai mai visto quelli che si perdono nelle piccole cose e sembrano eterni bambini? Li trovi li, come i papaveri sotto il grano. Persi nella filiera della produzione. Nella grande catena. Sono lì a colorare il campo di punti rossi. Persi nell’oro a buon mercato. Persi nella società della pop-art. Che quasi non ci fai caso, ma ci sono. Che si ammalano e nessuno se ne cura. È dura essere quello strano. È dura cercare di adattarsi. È dura essere fiore di campo e non fior di grano.

sabato 2 agosto 2008

Jazz & Peroni

Notti di note blu, notti annotate con le unghie, notti note ai meno e care a noi, i più, sempre di più, sempre più alla deriva in un anonimato che osserva e si guadagna una vita povera, misera ma bella. Jazz e Peroni, musica politica e birra economica. Musica per un’atmosfera dalle mille sfaccettature e dalle mille contraddizioni. Birra per curarsi e stare un po’ male. E ogni personaggio suona le sue note blu nel chiacchiericcio fumante di tavoli e sgabelli. Una chiacchiera be-boppa veloce come su un piatto enorme mentre swinga una risata e trip to trip, chick pa chick, fly, drive, cry, smile, try.
Ok, si, ma per niente. Si. Ma è ok.
Le lingue di fuoco s’arrotolano e bruciano le nostre tele, i volti sbiancano, le teste sono già in pose plastiche e poi, poi un colpo allo stomaco, è come mangiare ghiaccio.
Ok, si, ma per niente. Si. Ma è ok.
Il temporale ci aveva abbandonati a noi stessi ed eravamo veramente noi.
Come si fa ad uscire da questo cubo magico? Da questa trappola colorata.
Questa vita è un gioco, ma è un gioco serio.
E trip to trip, chick pa chick, fly, drive, cry, smile, try.
Appena posso, si, certo. Appena puoi. Beh, in fondo avere ragione non conta molto. Avere ragione non conta. Conta avere. Ma sai…no…non lo so. Non lo sappiamo e giriamo attorno al cubo per trovare la soluzione. È inutile fare forza. Va a finire che si rompe. Si. Forse dovresti dare un segno e strappare la realtà. E già.
Un gran pa pa tuh chak! E poi ancora trip to trip, chick pa chick, fly, drive, cry, smile, try.
Il contrabbasso suona da Dio ma ha un grande vuoto in corpo. E più si svuota più riesce a riempire le distanze. Più sente dolore più si percepisce una presenza viva, vera. Il trombone smilzo si prende una pausa. Poi tutti alzano gli ottoni al cielo e battono i piedi tip e i piedi tap, mentre una nuvola tossica ma invisibile si alza su per la collina. Nebbia che uccide. Si potrebbe andare all’infinito in un trip to trip, chick pa chick, fly, drive, cry, smile…try, try, try…ma c’è questa cosa strana nell’aria. Penso di non averti mai visto così bene prima di questa sfumatura Questa luce fioca in quest’aria consumata mi intossica e m’illumina. E non penso che nessuno abbia avuto il modo e il tempo o la voglia di dire ciao, addio, arrivederci o qualcosa di simile. Bene.
Ok, si, ma per niente. Si. Ma è ok. E ancora fly, drive, cry e trip to trip, chick pa chick, fly, drive, cry, smile, try.