sabato 24 maggio 2008

Vs

Ah! Beh…si…
Mi piacerebbe proprio vedere che faccia farai adesso!
Mi piacerebbe proprio vedere che smorfia t’inventi, con quale mossa sorprenderai tutti, all’improvviso. Così…senza avere un motivo apparente, senza una logica, tranne la tua, che in fondo cerca di auto decifrarsi, e poi gioca a nascondersi.
Mi piacerebbe sapere che voce romperà il silenzio sul tuo palcoscenico, che maschera indosserai questa volta, quale ruolo hai scelto per il nuovo atto.
Eh si…vorrei precederti! Questo è il mio desiderio. Anticiparti. Batterti sul tempo, ma non ci riesco mai. Non sei poi così furbo o astuto. Ma anche l’errore che ti può condannare non ti sfianca come dovrebbe. Forse la tua è solo fortuna. Oppure le tue sfortune non sono così grandi come dici..
Eh si…vorrei precederti! Anticiparti!
Mi piacerebbe sapere che fine fai quando scompari, dove vai a nasconderti quando chiudi la bocca. O forse è lì che ti riveli, lasciando lo spazio agli altri…eh già! Chissà che trucchi t’inventi e quali poi non usi, perché questo ti fa sentire più buono.
Mi piacerebbe pure parlare un po’ con te, ma non ce lo possiamo permettere spesso, e a volte è un bene.
Eh si! È inutile che fai finta di niente. Parlo con te. Proprio con te che stai davanti al tuo fottutissimo schermo e non dici una parola una, nulla! Che leggi e rileggi ancora. Che indugi sulla tastiera e poi scarichi una raffica di lettere.
Bene. Ci sei. Adesso qualcuno ha pure l’impressione di ascoltarti, ma in realtà io non ti ho visto, e tu non hai mai parlato. La cosa finisce qui, con la fine della frase che non sa come chiudere un discorso che non si è mai fatto.

venerdì 23 maggio 2008

Georges Méliès

giovedì 22 maggio 2008

Niente a che vedere col Comunismo

La felicità non è quello che si ha
La felicità è quello che si condivide

domenica 18 maggio 2008

Adesso puoi spegnere la TV


Guardami sono in TV!
Il giornalista parla alla camera e fa il suo servizio, e mentre la cronaca si fa seria ti chiamo col cellulare. Guardami sono in TV! Si! Accendi il televisore, sono in diretta! E me la rido come fossi la star del giorno. Sono io l’esclusiva! Posso tornare a casa fiero della mia inquadratura. Anche se abbiamo perso il filo del racconto, anche se la vita non passa quasi mai sotto i riflettori. Ma l’importante è avere un buon primo piano. Mi accontento anche del secondo. Guardami sono in TV!
Dovremo abituarci a uscire di casa tutti incipriati, messi a posto per un eventuale ripresa. Possiamo allenarci con le camere a circuito chiuso. Chissà che non becchiamo una rapina in diretta. Chissà che non diventiamo anche famosi senza però essere protagonisti.
Dall’altra parte il giornalista. Dall’altra parte della camera il pubblico. Dall’altra parte dello schermo ci siamo noi. Noi siamo sempre dall’altra parte, e tutto ci interessa, tutto ci appartiene e niente ci rimane. Noi che siamo dall’altra parte non abbiamo una buona inquadratura, e non abbiamo voce amplificata, e non facciamo gli opinionisti a turno, anche se abbiamo le nostre di opinioni e nessuno ce le trasmette.
Noi, topi di carbonerie metropolitane, di società segrete di provincia, di brigate di periferia sempre pronti ad andare lontano, a girare il mondo nei fine settimana. Noi, che poi ritorniamo a rantolare nei nostri quartierucci anonimi.
Innamorati del nostro giardino, possiamo farne a meno di certe luci artificiali.
Possiamo collegarci col mondo e dire addio quando vogliamo.
Possiamo spegnere e accendere a nostro piacimento.
Decidiamo davvero almeno nel nostro piccolo mondo. E possiamo davvero dire addio.
Dire addio per lasciarsi dietro un po’ di cose
Dire addio per affrontare le sempre attese novità
Dire addio e basta
Perché sai che il tuo tempo qui è scaduto
Perché non hai altro da aggiungere
Perché il tuo corpo si slancia al tramonto, lungo un’ ombra che precede il passo
E sembra già l’alba
Alzati il bavero e cammina finché qualcosa catturi la tua attenzione
Riparati il respiro dall’umidità e apri bene gli occhi
Finché qualcosa di nuovo meriti davvero una sosta
Non dire che non puoi staccare la spina
Che non puoi uscire dalla fila
Che non potresti mai abbandonare le tue abitudini
Non dire altro
Non dire che non c’è niente da perdere se poi ti senti male..oppure ti strugge il fatto di non averci guadagnato nulla?
Dire addio senza una parola e senza motivo
Non dare spiegazioni
Non stai fuggendo…stai solo andando dove dovresti già essere

sabato 17 maggio 2008

Bang Bang ( My baby shoot me down )



I was five and he was six
We rode on horses made of sticks
He wore black and I wore white
He would always win the fight

Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down

Seasons came and changed the time
When I grew up, I called him mine
He would always laugh and say
"Remember when we used to play?"

Bang bang, I shot you down
Bang bang, you hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, I used to shoot you down

Music played and people sang
Just for me the church bells rang

Now he's gone. I don't know why
And till this day, sometimes I cry
He didn't even say goodbye
He didn't take the time to lie

Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the ground
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down


( Nancy Sinatra / How does that grab you? 1966 )


A voce bassa, molto bassa, con fredda lentezza prepari il tuo piombo cortese, mentre io abbandono la mia ultima sigaretta. La metto sotto il piede vicino al cuore, e poi schiaccio.
Che schifo!
Tu non hai visto nulla, ma io ti vedo caricare, con armonia. La tua grazia discreta se ne va un attimo mentre aspetta un cenno di consenso. Torna basso il capo e fai girare il tamburo.
Uno
Due
Crick !
Non aspettare!
Non aspettare ancora…carica…e spara…
Non riesco a guardarti in volto
Quel volto è il mio
Non riesco a guardarti le mani
Quelle mani si muovono come le mie
Ma ora che si muovono fanno paura
Sembrano gentili ma fanno male
Appendili pure al vento questi attimi
Come piume sul petto trafitte da grossi spilli
Appendili pure al vento i miei occhi, le miei mani, il mio pensiero, e mentre se li porta via, nel momento che se ne fuggono di lato spara! Spara! Che nulla di me già rimane nel cader a terra. Niente di me che si possa ricordare. Niente di me che possa valere qualcosa.
Spara!
Spara il tuo piombo dorato sul mio mercurio sanguinante!
Niente di me tranne un peso inutile
Niente di me ai tuoi piedi

mercoledì 14 maggio 2008

Un filo rosso

Ieri ho aperto una scatola rossa, pensando di trovarci dei ricordi, molti ricordi, ma non ho ricordato molto. Non mi sono sforzato più di tanto e non sapevo come sentirmi. Ho messo su un disco rosso e le tracce erano vuote. La scatola e il disco mi eccitavano, ma niente a parte il rosso hanno colpito la mia attenzione. Buono o brutto doveva essere un segno.
Tutto rosso sul pavimento del bagno, appena tornato da un funerale, un grosso mal di testa e la mia testa nell’acqua. Credo anch’essa di color rosso.
Che peccato aveva un cancro! Io mi sono sentito male molto tempo dopo, appena ho cominciato a galleggiare. Credo che ci fossero voci intorno molto forti, delle grida, ma dalla mia bolla non è uscita nemmeno una parola comprensibile. All’improvviso è scoppiata pure una bomba in aria e allora ho avuto un po’ di paura. Paura di chiedere dove andiamo.
Venite! Venite! Abbiamo dell’ottimo cibo precotto! Ottimo cibo da ospedale.
Ma io non avevo capito ancora bene la direzione e sono rimasto nella mia bolla.
Tutto bene! Tutto bene! Ne posso avere un’altra? Grazie..
Non è per niente apposto ma c’è chi prova…
Oddio! Dovresti provare! Si..dovresti provare..
Ah si…proprio un bel funerale, ma la vita va avanti e domani abbiamo una nuova città. Si, che bello! Una nuova città. Spero solo che il monello la finisca di fare il saputo sotto la luna! Che ne sa lui della mia giornata, della mia schiena, della mia anima chiusa in quattro righe, del mio odio, del mio lungo inverno, del mio sciroppo amaro. Ecco, abbiamo una nuova città, anche se non c’è stato il tempo di salutarsi a dovere. Abbiamo solo una nuova città dove sostare un po’, senza nemmeno guardare l’orizzonte che, purtroppo, non sa più di infinito.
Oggi ho fatto 300 chilometri per arrivare fino a qui. 300 chilometri senza dare molta attenzione al paesaggio. 300 chilometri tutti lisci. Ma qualcosa sono riuscito a vedere. Dovrò pure scrivere qualcosa, un appunto, un’idea, una promemoria..che ne so, una promessa per ritornare, anche se poi… chissà quando torno…
Ho fatto 300 chilometri mentre a te ti sono bastati 3 metri. Che strana la vita! Ho sentito ancora un colpo! In aria! Spero non sia una bomba..eccone ancora uno!
Quante luci! Tutte rosse! Arrivano fino all’altro capo della strada. Che spettacolo!
E così ci siamo messi la giacca e la cravatta, la nostra brava camicia bianca e dei formalismi all’occhiello. Ma senza esagerare.
Non voglio giudicare ma i tuoi punti forza che fine hanno fatto? Nulla. Sono sempre lì, ma per certe cose non rendono. Bisogna essere più formali. Nient’altro.
Giusto.
Giustissimo.
C’è un filo…penzolante. Spero sia a se. Spero sia in più..
Che bel colore il rosso, non trovi?
Si।
Dipende che funzione ha.


Domani tutti avranno dimenticato.

domenica 4 maggio 2008

Right as rain























I'm a saint by name
I had a friend called 'generous Bilby'
He was a saint by name
His only vice was that he died
while I did a little dance
From dust to dust the preacher sighted
I did a little cry

I'm a drunk by name
Last there at long
It's not fair to blame me, for not believing what I saw
My only vice was that I danced in the shiny white shirt
He should have known
I'd be the last, to be there first

Right as rain

Tombstone and the damage done
how beautiful the naked skin
how beautiful it glows
This is where the bleeding stops
and this is what it shows
It has turned into a scar, the same
just the same, the same, the same

And anyway
This is where the sane will park
his foot upon your toes

I'm a man by name
Had a friend called 'deadly Bilby'
but he slipped away

And he said:
"pour me out some whiskey man,
there's something you should know.
The person that you take me for,
was buried long ago..."

Right as rain

Tombstone and the damage done
how beautiful the poetry
how beautiful the prose
This is where the story ends
and this is where it goes
It just turned into an alibi for a song

But anyway
This is where the sane will park
his foot upon your toes

( dEUS / Worst Case Scenario 1994 )



Sono davvero vivo
Lo so
Sono davvero già morto
Lo so bene
Sono già morto tante volte che vivere è come risorgere
Anche se per poco

Lo so

E tutto si ripropone all’infinito
Sono davvero morto oltre questi numeri
E ogni volta risorgere è bellissimo
E i santi fanno il loro dovere
Cadono sempre nel peccato, affondano le mani nel costato della grazia ma prima si godono l’inferno
Ancora non sanno di essere dei santi, ancora non sanno che dovranno cambiare il proprio nome
Perché dovranno dannarsi bene bene prima di arrivare all’illuminazione
Perché la terra dovrà creparsi al sole e sputare rettili urlanti prima che possano dire “ ascolto ”
Perché la sabbia dovrà bruciare nei loro occhi prima che possano vedere bene
Perché dovranno imparare a dare i nomi giusti alle cose prima di parlare
Allora non resterà che una giravolta nella polvere prima che venga a piovere per sempre
Polvere alla polvere, sollevata in aria da un calcio ribelle
Polvere alla polvere
Polvere alla pioggia
Pioggia alla pioggia
Una due centomila gocce e ancor di più, senza possibilità di contarle, cadono giù e cambiano il mondo sopra e sotto i tuoi piedi inzaccherati
Adesso,
piove così bene,
che non vuole smettere
Piove così bene che non deve smettere
Quello che c’era non c’è più, e quello che c’è è una realtà rilevata solo ai tuoi occhi
Come in una bolla, come in una camera oscura, come in apnea
I più scappano per non annegare, alcuni rimangono sotto i portoni, io sono solo una striscia che parte dalle sopracciglia e arriva a stento sulla punta del naso. Sono solo una striscia con due occhi e un respiro silenzioso, mentre cadono perle d’argento per lavare il mercurio che normalmente ci copre
Piove così bene che non vuole smettere
Piove così bene che non deve smettere
E tutto si ripropone all’infinito
Come se il tempo valesse solo per gli altri
Ecco dove sono morto
E se guardi un po’ più in là vedi da dove sono ritornato
È stupenda quest’acqua che non si cura di nessuno
Che cade e non ci vuole lasciare
Che s’affonda nella casacca e scende per il collo della tua t-shirt
Piove così bene che sembra proteggerci, mentre ci tira fuori dalle viscere il colore della nostra anima
Piove così bene che non vuole smettere, che non c’è bisogno di trovare un altro posto, che fa andare via i codardi, che un giorno saranno santi e beati
Piove così bene che non mi voglio proprio muovere, che non riesco nemmeno a descrivere com’è esserci dentro e quanto fa male uscirne
Piove così bene che non deve smettere
Piove così bene che mi sento giusto
Giusto come la pioggia
Che mi sento come la pioggia
Così bene
Così bene che non so se e quando abbia smesso
Per voi

sabato 3 maggio 2008

Filomena Pennacchio

giovedì 1 maggio 2008

Tutti pazzi per Consiglio!


Destra! Sinistra! Centro!
Quando non sai dove andare buttati al centro, nella mischia, altrimenti rimani fermo e aspetta. Me ne sono stato buono una vita, fuori dalla mischia, sempre lì ad aspettare la fine della giornata, ad aspettare il mio primo caffè al bar, l’ultima sigaretta prima di comprare un pacchetto nuovo, nuovissimo, che ti rassicura con la sua forma perfetta e il suo contenuto pieno. Me ne sono sempre fregato di mettermi in mezzo a cose più grosse di me, anche perché un po’ tutto sembrava abbastanza più grande di me. Alla mia portata rimaneva poco, sempre più poco, finché mi sono convinto che era troppo poco anche per me. Questo è quel che penso ma non dico, da buon taciturno…

Amici siamo stufi dell’essere messi da parte.
Il nostro è l’unico voto utile per le nostre libertà!
Votate e fate votare il nostro amatissimo Consiglio!

In questa vita tutto è precario.
Il lavoro è precario, l’amore è precario, l’amicizia è precaria, la stabilità è precaria, la vita tutta lo è.
Ho cominciato a lavorare il legno molti anni fa. Il legno è il mio elemento. Le vecchie macchine che lo tagliano la mia tecnologia, il mio ferro a controllo numerico, il controllo sulla materia che mi ha dato il pane. Adesso si tratta di lavorare le menti. Come penso sia stata lavorata la mia. La mia mente quasi analfabeta, la mia mente ignorante, la mia mente sicura di se con le sue piccole certezze, anche se non ne sono stato certo fino in fondo.
La mia mente è precaria.


Basta con il lavoro interinale!
Abbiamo bisogno di stabilità!
Abbiamo bisogno di una riforma scolastica!
Di una Università che dia formazione!
Più spazio alla ricerca!
Il nostro è l’unico voto utile per la crescita del Paese!

Senza mai una crisi. Perché le crisi portano cambiamenti e io non ho mai voluto cambiare. Non è che mi piacevo poi così tanto, ma in fondo perché cambiare? Perché rischiare?
Crisi e opportunità.
Crisi e azzardo, con buone probabilità di perdere tutto. Tutto è quel poco che si ha. E a me bastava una birra dopo il lavoro per evitare sciocchezze del genere.


Dobbiamo superare la crisi. Con il vostro voto ce la possiamo fare.
Uniti per un obbiettivo comune. Tutti insieme.

Senza mai inseguire un sogno. Sempre con i piedi per terra nelle mie scarpe col puntale di ferro. Non ricordo mai nemmeno i sogni che si possono fare di notte. La mattina non esistevo per almeno un’ora. Solo dopo la quinta sigaretta e il terzo caffè ero cosciente. Ed ero già al lavoro.
Ecco! Li vedo sognare davanti a me. Che non ho mai sognato nemmeno questo che forse è un incubo. Li vedo sorridere. Prestare attenzione al palco. Li vedo colorarsi di bandiere e vociare speranze. Urlano slogan e cantano canzoni. Vengono in massa e perdono tempo invece di trovarsi un impiego. Lavorano per le nuove bandiere. Il lavoro è perdita di tempo ma almeno possono dire di averlo occupato per un po’. Qualcuno riesce pure a crederci.


I nostri sogni sono la nostra speranza.
I vostri sogni sono il nostro impegno.
Voi siete la speranza.

Quante cazzate riusciamo a dire senza essere censurati. E pensare che io non parlavo mai proprio per evitare di dire stupidità. Parlavo solo quando ero sicuro. E adesso sono tutti contenti se dico porcherie abominevoli. Il peggio è che io lo so e loro lo sanno. Ma siamo riusciti a far scomparire l’imbarazzo dalle nostre facce stuccate.
Il nostro… è l’unico voto inutile.