lunedì 10 marzo 2008

Muto come un orso


Torri di cd pendenti, sempre in bilico tra entrare nel lettore o cadere a terra. Babeli soniche senza ordine che non si sforzano di mostrare ricordi e storie, che stanno sempre lì e si alzano in alto fino all’ incomodo, fino a sfidare l’occhio ormai seccato di osservatori troppo attenti all’ordine. Indipendenti con vita propria si alzano, s’abbassano, si formano e scivolano su se stesse, mentre l’orso cammina su due gambe, grosso e silenzioso, con il corpo di pietra e la pelle amaranto, lucida e consistente.
Due occhi immobili e veloci nel pensiero. Un silenzio che non si rompe quasi mai dalla sua bocca mentre una musica riempie la stanza, la strada e pure le distanze.
Ne buono ne cattivo.
Ne buono ne cattivo all’apparenza.
Solo un orso dall’aspetto sicuro, talmente sicuro che si teme chiedergli il nome o il perché, che ti guarda e non ti fissa. Così grosso che ci si sente inquieti e sicuri allo stesso tempo.
Tutto al posto giusto mentre si disordina.
Tutto al posto giusto mentre si accumula.
Tutti in fila mentre si scopre che nessuno rispetta la fila.
Tutto ok finché arriva l’orso.
Tutto ok, è arrivato ed è tutto ok.
Tutto ok quando ti passa avanti.
Tutto ok quando si chiude da qualche parte e va in letargo.
Tutto ok, anche se hai l’amaro in bocca e vorresti capire di più.
Chiedere qualcosa.
La gente ha paura e l’orso lo sa.
La gente non chiede e l’orso non se ne cura.
La gente…
Ne buona ne cattiva.
Ne buona ne cattiva all’apparenza.
C’è sempre chi morde per fame e chi morde per paura.

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