Camminano come solo gli stupidi possono, vanno di fretta e non sanno dove andare, suonano i loro stracci addobbati con spille e ferretti, battono grossi scarponi sulla strada bagnata, prendono appuntamenti che odiano da subito, cercano di perdere tempo, e poi ricominciano ad affannarsi, suonano malamente i loro corpi tra di loro e diventano folla, chiedono, chiedono, chiedono sempre e non sanno rispondere a nessuna domanda, così si inventano ruoli importanti, indossano tutti una maschera e mettono una mano che punta in basso dietro la schiena e girano tra loro, intorno a se stessi, intorno agli alberi, i fuochi, e si fermano sotto porticati come per decidere qualcosa di importante. Poi uno scatto li riporta in strada, richiamati alla confusione per non chiedersi cos’è che li fa andare…e allora via, continuano a girare su se stessi, a suonare le loro carcasse fumanti fino al collasso!
Come uno stupido mi trascino avanti, e quasi divento sordo per non ascoltare…
Come uno stupido perdo le mie domande e ti trovo in mezzo al frastuono, sospesa a mezz’aria nel tuo bianco cemento, che ti protegge e ti spoglia di vita….
Non dici una parola e guardi lontano, con due occhi grossi e neri, più grossi di quanto dovrebbero e più splendenti di quanto si possa immaginare.
Tu, con un velo e nulla più…
Si potrebbe anche piangere, oppure sorridere.
Oppure non fare proprio nulla.
L’occhio perso in una vertigine di luce sfocata
Cerca di aggrapparsi alla realtà
Ma trema per un brivido di una immagine lontana
Vivo ricordo indelebile senza controllo
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