venerdì 19 settembre 2008

Saltimbanco ( Storia di uno Zanni qualunque )

Io avevo già visto…
Ne abbiamo visti molti, moltissimi, se ne vedono e se ne sentono..eh già ! Ma io ero sicuro di avere visto giusto, pur non essendo un giusto, anzi..Vedi, questa potrebbe essere una storia di quelle romantiche, anche un po’ drammatiche, sicuramente c’è del dramma, ma io mi sono salvato scegliendo altre condanne. Vedi, questa potrebbe essere una storia dell’otto100 che fu, una di quelle belle storie dell’otto100, che pensiamo di conoscere ma che non abbiamo visto mai. Si, bel tempo, bel secolo. Ma potremo dire di più. Vedi, questa potrebbe essere una storia del nove100. Diciamo della fine del nove100. E poi la fine di un secolo assomiglia alla fine dell’altro secolo trascorso, e non c’è mai un taglio netto con l’inizio del nuovo. Beh, potrebbe essere una storia della fine del nove100, o proprio di questi anni. Potrebbe essere una storia che non dice niente, una storia da raccontare con un cinismo un po’ sorridente, tanto da non sembrare poi così triste. Una storia che non dice niente e niente è stato detto ancora. Oppure, potrebbe sembrare una di quelle storie già sentite, già vissute, già viste, che non fanno tanta audience, che sembrano pericoli scampati, paure lontane, cronache impastate nelle mani che si strofinano il mento, si appoggiano al volto e si danno una grattatina tra una sigaretta e l’altra. Torniamo a noi, o a loro se preferisci. Si, perché io avevo visto giusto, anche se era buio e i volti hanno poche luci. Ma certe luci fievoli dicono molto di più di una luce piena. Già! Poi si potrebbe trattare solo di cronaca. Siamo degli osservatori. Siamo interpreti. Siamo attori, nella parte e fuori la parte. Siamo mendicanti del palcoscenico, e spesso il palco e la platea sono solo una strada buia e vuota. Siamo dei servi evoluti, che sanno quello che fanno. Servi si, ma per finta. Abbiamo visto giusto e poi, forse, abbiamo interpretato male. Siamo protagonisti e spettatori. Guarda la! Le chiamano perversioni sessuali. Guarda più avanti, la chiamano fede. Ci sono altri servi, forse ancor più di noi, proprio la dove c’è il potere. Potrebbe essere una storia che parla di una certa schiavitù oppure della mia liberazione. Si! Possiamo dirci liberi, ma non ci piace nemmeno troppo. Ci attacchiamo a un disegno, ad un copione da improvvisare. Potrebbe essere una storia che parla di libertà. Della liberazione, anche se ci piace far ciondolare le nostre catene. Facciamo credere ai padroni che non siamo capaci di acrobazie, perché loro ce le chiederanno comunque. Quattro stracci e un po’ di fantasia. Mi guardo addosso e cerco uno specchio. Qualcosa per specchiarmi che non sia uno specchio. Ebbene, cerco sempre, senza sosta. Cerco di trovare in me un essere umano, un animale, un corpo astratto. Cerco di essere e di capire cosa si è nell’attesa di cosa si diventa. Mi guardo addosso e cerco di trovarmi, forse cerco qualcosa che ho dimenticato nelle tasche. Probabilmente non ho le tasche che cercavo. È stata dura, molto dura. Provo a cambiare, sempre. Ma t’immagini la vita eterna? Sarebbe tutto davvero noioso. Avrebbe meno senso di quello che posso dare io adesso a tutto quello che mi circonda. Sarebbe una brutta storia. Una brutta storia senza finale. E un finale ci vuole. Ci vuole sempre un buon finale. Meglio un buon finale che un buon inizio. Torniamo alla storia. Potremo raccontare una storia moderna, ma che in fondo non si può datare con precisione. Potremo avvalerci di mezzi semplici per effetti speciali. Sono da sempre le stesse cose che cambiano, eppure sono le stesse. Il Verbo è antico. Bisogna trovare qualcosa. Ecco! Il Verbo coniugato in un megafono dirà :

Io Saltimbanco
Tu Saltimbanco
Egli salta in banca
E sopra la banca la capra canta e sotto la panca la capra prega.

Deus ex machina per l’occasione. Per l’occasione useranno la televisione. Tempi moderni…
È incredibile come molte cose siano cambiate, e come tutto sia in evoluzione. Ma non dobbiamo affezionarci troppo al principio, allo start. A questo punto ti mostrerò le mie righe verticali. Sono strisce dai riflessi cangianti, ma scendono bene su tutto. Posso stupirti ancora un po’ abbassando la voce e alzando il tono, ma non bisogna impressionarsi. In fondo la semplicità è una cosa molto complessa. E io sono sicuro che avevi visto giusto. Forse quel punto che brilla la giù in fondo ci sta guidando. Spero che sappia quello che fa. Ma qualcuno lo saprà di sicuro. Ma non ti preoccupare, rendi le cose semplici. Non chiedere e osserva bene. Poi vai dritto. Fai come faccio io. Vedi come mi stanno bene queste righe. Sai, prima erano opache, adesso credo che si fonderanno in un unico colore. Beh se dovessi scegliere una fine sarebbe un po’ un problema…è difficile…
Quindi…
Penso proprio di rimandare la questione alla prossima esibizione.
Probabilmente partirò dalle tasche.
Oppure andrò dritto verso quel punto luminoso.
Probabilmente perderemo il prossimo spettacolo.
Probabilmente…
è già cominciato…

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