martedì 13 aprile 2010

Club 27


Basta un attimo. Una distrazione e la vita diventa un paradosso senza controllo. Ho sentito un vuoto e il tuffo è stato dolce e fatale. Qualcuno avrebbe voluto correggere la mia strada ma nessuno conosceva la mia strada. Nemmeno io. All’improvviso i miei eccessi, la mia voglia di andare oltre, il mio genio, la mia fortuna e la mia condanna, all’improvviso tutto questo è venuto a galla come un vomito. E non ho potuto fare altro che affogare. Un momento di piacevole affanno che tradisce e uccide. Poi qualcuno, chiunque, solo dopo si sentirà chiamato in causa. Perché la tentazione di toccare e comprendere un mito o una leggenda ti fa sentire parte di essa. Ma non c’è nessun mito. Non c’è nessuna leggenda. Niente di così fantastico come si crede. È stato solo una fortuna troppo grande e questo ti fa perdere il controllo. Il controllo su di te, sulla tua immagine e sulla tua storia. I corvi mangeranno sul tuo corpo, beccheranno con forza qualsiasi brandello per riempirsi di gloria o solo per sopravvivere. I corvi e gli avvoltoi sono pazienti. Stanno lì, sempre pronti per un becchime di lusso e il pasto sei tu. Avevo dato tutto. Credevo di aver dato tutto e ogni giorno tentavo di bruciare tutto me stesso. Consumavo il mio corpo nel sudore e in lenzuola anonime e sporche di successo. La bellezza veniva da dentro e tutto il resto era una concessione alle debolezze. Un riscatto. Era fame. Era una fame dannata di penetrare e farsi penetrare. Ma nessuno è riuscito mai ad avvicinarsi alla bellezza. Ci siamo tutti limitati ad esorcizzarla. Non avevamo capito nulla e poi il mio volto cadde trasfigurato a terra per un pasto di cui non avevo bisogno. Non ci resta che sparire per diventare mito. Per raccogliere quello che abbiamo cercato di dire senza essere ascoltati. Qualcuno, chiunque, solo dopo potrà parlare della fine. Ma nessuno di loro si è avvicinato alla fine. Nessuno si è avvicinato alla bellezza. Noi si che abbiamo sentito l’inizio e poi d’improvviso la fine. Da non crederci. E Gesù aveva 33 anni. Così hanno detto i corvi. Così hanno gracchiato con il loro becco famelico. L’hanno visto pendere da una croce ma non hanno fatto nulla. Aspettavano la fine. Aspettavano il loro pasto.
Sono attorno a noi, vestiti come profeti. Sono come boia. E il boia non si può condannare. Lui esegue solo la condanna.