giovedì 24 febbraio 2011

Echo’s Answer


The wind has gone
The invisible come
Your memories are being run
The mountain scarred
By invisible bars
The stillness is on guard

Oh, the wind will come
Blow, answer echo's answer

The mountain mine
From invisible time
I am next in line
The message sent
Was of discontent
From incline to incline

Oh, the wind will come
Blow, answer echo's answer

The wind is near
The invisible hear
Come my thoughts away from fear

Oh, the wind will come
Blow, answer all these echo's

( Broadcast / The Noise Made By The People 2000 )

"L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino."
Charles Bukowski

Quando sei vicino ad un’anima libera non puoi far altro che sostare incredulo, è come sentirsi vicino a qualcosa di veramente puro e non si può tentare di sfiorare la purezza senza rovinarla. Si rimane immobili e ci si sente bene. Le anime libere sono rare ma per loro vale la pena passare malesseri, giorni bui e fallimenti. È quello che dal profondo si brama, anche se spesso ci accontentiamo dell’esatto opposto. Mi piacerebbe essere un’anima libera, intanto che non lo sono mi accontento di trovarne una, per puro caso, di sfuggita nei travagli quotidiani della mia routine. Ci sono le anime libere, le anime pure e poi ci sono i momenti liberi, puri. Di quelli non ci dimenticheremo mai. Ne faremo ricordi per i quali difficilmente riusciremo a trovare le parole giuste per descriverne la bellezza e che non sapremo mai bene con chi condividerne l’entusiasmo. Di quelli cercheremo di farne insegnamento, ma sarà arduo per noi che ci sporchiamo troppo spesso con sciocchezze e battaglie inutili. Il vento ci soffierà negli occhi e avremo paura di arrossire, di mostrare lo sguardo languido. Cercheremo parole sbagliate pur di non rimanere in silenzio, pur di non rimanere senza fiato e alzarci un po’ al di sopra di tutto.
Non aspetteremo tanto perché quelli come noi sono stupidi a modo loro. Rovineremo tutto, come al solito, per non cadere da un’altezza insostenibile.
E il vento si porterà via la risposta verso l’invisibile, e noi, gli altri stupidi sforzeremo lo sguardo pieno di sangue; e in quel momento non sapremo come spiegare ai soliti stupidi la loro meraviglia e la nostra sconfitta.
Forse un giorno impareremo a sfruttare la nostra stupidità in modo differente.
Forse un giorno faremo lezione dei nostri momenti puri.
Forse un giorno impareremo qualcosa e avremo gli occhi asciutti e senza paure, come un’anima libera.

sabato 19 febbraio 2011

Crazy Farm


Sono circondato da folle di brutti gallinacci, striduli e inopportuni, con i becchi sempre pronti a dire la propria insulsa opinione, il loro punto di vista, la loro scienza teorica. Sempre pronti a lanciarsi sulle briciole e ad andare avanti e indietro senza motivo, con la testa gonfia e vuota come palloncini di gomma, gli occhi sgranati e sospesi nel niente. Facce da tacchino dai colli slabbrati e paonazzi, balbuzienti col singhiozzo che pretendono attenzione sempre indecisi sul da farsi, e quando decidono, sputano parole con convinzione ma non finiscono mai bene la frase e con un altro singhiozzo rimangono interdetti sicuri dell’errore. Sono circondato da grassi pennuti incapaci di volare, che sognano ad occhi aperti, che parlano di voli aggraziati e virtuosi ma l’unica cosa che sanno fare è sporcarsi il basso ventre di fango e sterco. La scala di un pollaio come la metafora della vita, il letto dei maiali come la metafora della notte, lo steccato della fattoria come la metafora della libertà mai assaporata. Spunta il sole e irradia l’aia umida, disordinata e maleodorante. È l’ora della colazione e d’improvviso una calca di stupidi animali affamati si tira fuori dai propri giacigli asfissianti, cavalli zoppi che non faranno mai una corsa ormai buoni per il macello, maiali impazziti che s’ingrassano ben bene e non sanno che le cure del padrone sono la loro dolce condanna a morte. Ridono ed esultano felici a ogni pasto, corrono a spaccarsi il muso nella loro sbobba, un giorno correranno fuori dopo il digiuno ma solo per saldare il conto con chi gli ha mostrato cura e affetto.
Il benessere e la fortuna possono essere condizioni illusorie e alla fine, al di là della stagnante comodità dell’inerzia, si dovrà pagare un prezzo insostenibile e inaspettato.

mercoledì 9 febbraio 2011

Lunghe passeggiate per combattere la depressione

Il frastuono dei fiori dispersi nei campi come macchie di colore, il silenzio delle auto che vanno a 70KmH, motori vecchi e fumanti, l’indifferenza dei passanti e il mistero del via vai dai negozi, i bar, le scuole.
Resta soltanto un’indefinita quantità di strada da fare senza nessuna meta. Solo la strada, tantissima strada e non c’è tempo che tiene. Sole, pioggia, vento, nessuna stagione è preferibile alle altre.
Lunghe passeggiate contro la depressione, senza mai salutare, senza mai guardare in faccia a nessuno, senza una sosta e nessuna parola da dire. L’infinito della strada da fare a piedi, salite di asfalto grigio consumato e malconcio e poi un pensiero orribile, uno strazio senza fine e uno scatto. Correre a perdifiato finche i polmoni non si spaccano, sudare, affannarsi e riprendere a camminare senza mai una sosta. L’adrenalina che blocca la mente e l’affanno come prova dell’inutilità. Lunghe passeggiate solitarie con la depressione. Vestirsi di nero, occhiali scuri e qualche volta un iPod per distrarsi. Lunghe passeggiate contro la depressione e la depressione non se ne va.
Lo vedi il punto A, non esiste. Lo vedi il punto B, non esiste. Tra il punto A e il punto B un’infinità di punti che non esistono e tutto questo per sentirsi dire che questa è la realtà.
Sentirsi un po’ malati ma senza speranza di cura e l’unica cosa che rimane è la strada, vuota, piena di niente e di gente che vale come niente. Case tutt’intorno che sono come niente, alberi e tralicci, animali morti e squarciati che restano lì fino a che gli avanzi non si riducono a piccoli pezzetti informi e indistinti. Lunghe passeggiate per combattere la depressione fatte per stancare le membra e le ossa, affinché l’ossigeno possa servire solo a riprendere un po’ di forza per raggiungere il sonno, il meritato riposo dall’inutilità. Lunghe passeggiate contro la depressione e la depressione non va via. Lunghe passeggiate e tanta strada da fare. Lunghe passeggiate, lunghissime, inevitabili come una droga. Rimane solo la strada che non fa mai domande e che non da soluzioni. Lunghe passeggiate contro la depressione che non basteranno mai.

sabato 5 febbraio 2011

L’apparenza


Del prossimo non guardare la presenza, il vestito, lo stile. Del prossimo non guardare i lineamenti, la forma fisica e nemmeno lo sguardo. Del prossimo non ascoltare cosa dice, non soffermarti sul linguaggio e nemmeno sul tono della voce. Del prossimo non chiederti cosa fa, da dove viene e chi sia. Del prossimo non pretendere di conoscere la storia.
Del prossimo ti servirà solo conoscere l’interesse.