Che meraviglia questi arcobaleni. Che meraviglia queste aurore. Tutto si colora come un puzzle bizzarro senza schema apparente. Tutto può diventare sbagliato. La tortura è in agguato. Che meraviglia questi arcobaleni con i suoi folletti colorati. Sempre più matti e sempre più complessi. Che meraviglia queste aurore che ti portano lontano e lontano ti sembra il posto più vicino a te. Che meraviglia queste aurore in cui sei sospeso. Che all’improvviso possono lasciarti cadere nel vuoto di un bruciore e con gli occhi che hanno vergogna a spalancarsi, puoi vedere la caduta. Ma hai la testa alta, preparata al peggio.
Che strazio colorarsi di invenzioni. Che strazio adesso che ci possiamo permettere un bianco alla moda. Che strazio il mio mimetismo sobrio. E gioca e canta e salta e menti come nessuno s’aspetta e nessuno poi ci fa caso. La tua casa è il caos. La strada del caso è senza indirizzi, e prima o poi le lettere arrivano sempre. E non vorresti bruciarle. E non vorresti metterle li una sopra l'altra ad aspettare il tempo che passa come un tango che ti consuma i passi. E stai in piedi prima del sonno che meriti. Finché non crolli in sogno. Finché non ne puoi più. Finché puoi dimenticare.
Che bello essere sicuri della propria distrazione. Senza sentire il peso delle cose, del tempo, degli eventi, e poi, per caso, per sfortuna, tutto ripiomba muto. Affogati pure, ma il respiro conosce l’affanno e sa dove manca l’aria. Affogati pure, ma il respiro sa dove tacere. Affogati pure e gioca con le parole. Se non parli perdi. Se parli sbagli. Allora non c’è capo e non c’è coda, non c’è verso ne direzione. Salta un rumore nella testa, e non è oro, ne argento ne mercurio quello che vedi. È solo un rumore. Un’ispirazione. Un momento. Dramma. Gioia. Confusione.
Intorpidisciti l’aura. Fallisci e rendi grazia. Il resto è spreco. Il resto non sfama. Il resto storpia. E il corpo si fa pesante, ma non è il corpo. È l’aura che si sporca e si ammala. Decidi tu la mezzanotte. Decidi tu quando dividere il giorno e la notte. Decidi tu da che punto guardare le stelle. E rema, rema, rema fino a consumare i gomiti e la volontà. Il mare è un cielo stellato. E noi siamo marinai sinceri e cattivi. E io guardo lontano, sempre più lontano, incapace di spiegarti cos’è la mezzanotte, perché mi sono perso dentro. Proprio lì, nella mezzanotte di ogni momento. Che meraviglia questo incubo che chiamo sogno.
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