venerdì 16 gennaio 2009

Con il mare sotto casa a più di 40km dalla costa

Sono giorni che sono lontano. Lontano dalle persone, dalle cose pubbliche, dal traffico. Lontano. Lontano da me direi, visto che mi parlo poco e non spiccio molte parole nemmeno con gli altri. Non è introversione. Ma nemmeno si può spiegare bene cosa sia. Si potrebbe usare il termine relax, oppure è solo tempo di ricaricarsi. Leggo. Bevo. Fumo. Mangio. Dormo. Penso poco. Esco ancora di meno. Sono lontano da un sacco di cose e non faccio nulla per avvicinarmi. Non faccio nulla, ecco tutto. Si potrebbe andare in paranoia, ma io no; non divento paranoico. Strano ma è così. Basta poco, pochissimo per accontentarmi. Non si tratta di grosse sensazioni. Si tratta di accontentarsi. Non si tratta dell’equilibrio, non si tratta della tanto chiacchierata e desiderata felicità, forse è per via del moto che noi abbiamo verso l’equilibrio, si. Forse è quello. Ma non è equilibrio. D’altra parte...non vado in paranoia. Penso che sia per via del fatto che un po’ ci riempiamo e poi un po’ abbiamo bisogno di svuotarci, tutto qua. Penso pure che sia stata questa una riflessione molto più grossa di tutte quelle fatte da un mese a questa parte messe insieme. Non vorrei sforzarmi…meglio non pensare. Dicevo, appunto, che basta poco, pochissimo per accontentarmi. Un biscotto, un buon caffé caldo, il mio tabacco arrotolato, il rumore della pioggia incessante che da una dimensione alle lamiere, alla veranda, all’asfalto, agli animali che si danno al rifugio, perfino al caos. E il caos lo fa chi lo vuole. Può servire, si; ma può anche solo dar noie o provocare un mal di testa. E gli animali ce l’hanno il mal di testa? Il mio gatto no! Sta tutto il giorno vicino al camino. Dorme. Poi si sveglia, miagola, fa moine, si incazza un po’ e spalanca la bocca che gli allarga il viso. Poi fa un’onda con la spina dorsale e rimane un po’ sospeso come a puntare qualcosa. Ha fame. Sta puntando il frigo perché sa che da li escono cose da mangiare. Io guardo il gatto e mi sento meno in colpa di quello che in fondo forse forse dovrei sentirmi. Ma neanche. In colpa di che? Comunque lui, anzi lei, fa la bella vita. L’unica differenza tra un essere umano in relax e un gatto in relax è che l’essere umano è capace di pensare. Ma non è mai stata accertata sta cosa…
A pensarci bene i gatti sono due, ma l’altro, di cui non conosco il sesso, non entra quasi mai in casa. È più piccolo e malandato. Anzi, a momenti sembra un moribondo. Ma lo so che poi si riprende. Anche se ha quest’aria molto depressa, è schivo, e ti guarda con un occhio quasi buono e l’altro quasi guercio. Il problema è che appena ti avvicini lui ha paura e buonanotte al secchio, scappa via. Stai a vedere che sono ridotto peggio? Nemmeno questo è mai stato accertato.
Mi consolo rollandomi del tabacco e bevendo del caffé tiepido. Poi salgo in camera e mi sporgo sul mare. A dire il vero siamo un po’ lontani dalla costa, almeno 40 km credo. Ma io il mare non lo vedo, lo sento. Lo percepisco. Però c’è. C’è sempre stato. È una cosa un po’ inutile da spiegare, e dire che è un peccato non poterlo comunicare. Tiro bene la mia nuvoletta grigia dentro i polmoni, e poi butto tutto fuori. Lentamente. Passa una nave. I gabbiani starnazzano e s’azzuffano in cielo come sempre. Tiro ancora e assaporo una cosa che non dovrebbe avere tutto questo sapore. Lo svantaggio dell’essere umano in relax rispetto a un gabbiano che si azzuffa in volo è che l’essere umano pensa mentre il gabbiano cerca solo di non cadere in acqua. Gli ultimi tiri e poi si va in coperta. Come si fa a spiegare sta cosa? Lo svantaggio dell’essere umano rispetto qualsiasi altra forma di essere vivente visibile e invisibile sulla faccia del mondo conosciuto è che deve per forza di cose cercare di spiegarsi. Mentre, tutto il resto, è spinto da un moto verso l’equilibrio che si ottiene formando un grosso caos enorme stratosferico infinito.
Splash!!!

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