martedì 14 aprile 2009

L’assassino è il maggiordomo

Qualcuno viene ad annunciare la mia morte, tra il riflesso di un cristallo sporco e un sorriso che vuol sembrare pulito. Niente per cui valga la pena di preoccuparsi, anche se la minaccia è ripetuta più volte sembra una battuta di poco conto mentre i commensali continuano a mangiare senza gusto, dimostrando una fame poco saggia e una sete imprudente.
Mi passi il veleno?
No. Al massimo ti tiro un coltello.
Va bene…fai quello che puoi, ma senza creare scompiglio. Mi raccomando, sobrietà e bon ton.

C’è chi si preoccupa del dolce. Chi aspetta i risultati, volgendo altrove l’attenzione, senza curarsi della partita. C’è chi tira le somme e chi ad indovinare. Chi si ricorda la fine ma non il perché. Io, dal mio, sfoglio un libro dalle ultime pagine con più gusto, ma senza un motivo preciso.
Perché cominciare dalla fine? Perché aspettare gli effetti e non preoccuparsi di come creare le cause? Mancano 2 ore alla mezzanotte, 270 giorni alla fine dell’anno, e 91anni alla fine del secolo.
Bisogna preoccuparsi del servo opportunista che si mostra inutile e innocuo. Bisogna preoccuparsi delle pecore. Perché loro sono tante. Sono troppe. E senza identità.
Attenzione!
Attenzione all’allevamento intensivo di coscienze industriali!
Attenzione ai cercatori d’oro nei fiumi televisivi!
Attenzione ai bracconieri di notizie!
Attenzione ai venditori di amore per corrispondenza!
Attenzione ai saggi del giorno dopo, che per loro era prevedibile, anzi era certo l’esito, la fine; ed era facile anche indovinare il nome dell’assassino.

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