Dal salotto di casa mia ai buoni salotti della TV italiana. Dalla mia realtà fatta di poco; un divano, un aria d’ombra e rilassante, del caffé caldo e grigio fumo, a quella tutta luci e ordine, perfezione formale dalle conduzioni di plastica. Sforzi inutili per cercare di comunicare qualcosa di vero. Troppe luci. Troppi trucchi. Eppure la gente è disposta a tutto pur di avere una fede. Pur di credere. Pur di relazionarsi con qualcosa più grande di se, che sia però a sua immagine e similitudine. E cosa c’è di meglio della TV? Lì ci trovi la signora della porta accanto che ti frantuma i neuroni per cose da poco, lo sfortunato di turno, il quasi santo, l’eroe dei due tonfi, le storie di successo, gli appelli ai cari che non vedi da una vita ( e forse avranno qualche buona ragione per averti piantato, quindi perché cercare chi non vuole essere trovato? ).
Cominciamo bene non mi sembra la frase adatta.
Uno mattina, mattino cinque, la lotta dei numeri e i numeri a lotto.
La vita in diretta può essere dura, molto. Va a finire che tra una brutta storia e l’altra si ride per cose che non fanno ridere ma che smorzano la tensione. E già, bisogna pur festeggiare. Fare una festa è sempre bello. Una
festa italiana, con madri del pianto e bambini ballerini, prodigi di speranza e vai col tango! Facciamo i seri. Mettiamo su un TG. Non la gazzetta ufficiale lecca fondelli dell’uomo-partito sul 4! Vabbeh…gli altri hanno più rubriche che notizie, chi si confonde con
Lucignolo, chi si butta tra
costume e società, credo del costume, chi si attiene alle direttive aziendali, ed è subito audience! Forse ce n’è uno serio, anche se fatto da comici…bizzarro eh?
Vabbeh! Mi accontento. Facciamo un altro giro.
Due minuti un libro? Non sarà troppo? Andiamo su cose più leggere…
chi vuol essere milionario? E che domanda! Ma qua,
la ruota della fortuna, non gira mica! Qua, nei salotti italiani ognuno sogna
un posto al sole, un bel posto fatto di benessere, perché bisogna credere, credere nella fortuna. Credere che un giorno tutti i problemi si risolveranno con una grossa vincita. Ma intanto aspiriamo grosse boccate di illusione dal tubo catodico, e ognuno se ne sta per se, proteggendo la propria privacy e continuando a farsi gli affari suoi, e maliziosamente
gli affari tuoi. Ed eccola, la metafora della vita. Tutti legati ai valori, ai sani principi. Tutti che mostrano la propria vita per quello che è rendendola più interessante, più appetibile per l’occasione. Tutti che si mettono in gioco, che non hanno bisogno del denaro per essere felici, ma che farebbero di tutto per fregare il dottore, che rappresenta il mistero della vita, forse il fato, forse Dio, da temere e ringraziare sempre, ma che aspetti di fottere, di vincere, per urlare la vittoria, la rivalsa sulla vita, che l’importante è partecipare, ma ancora più importante è il premio. Perché nessuno si vuole consolare. Tutti hanno sete e fame di gloria. Così, senza accorgercene, un gas anestetico entra nelle nostre case,
porta a porta, e la nostra identità se ne va via col vento, col finale sbagliato.
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