venerdì 15 maggio 2009

Psychonaut


And i'll feed you the lies that you wanna hear
And i'll kick you around till you eat your fear
And i'll sing any song that i want to sing
And i know if i want i'll be anything

And i'll smoke anything that i want to smoke
And i'll read 'tween the lines till i get the joke
And i'll preach any law that i will obide
And i show who i am and i never hide

And i look till i find what's inside of me
And i search till i find where i wanna be
And i'll pull any string just to get me there
And i'll rip any fabric i need to tear

And it's high time we bleed for the coming one
And the stars and the moon and the rising sun
All the bull and debris that we lug around
And the hide that i shed when i hear the sound

( Motorpsycho / Trust us 1998 )

Il paesaggio si muove veloce e la mia mente rotola in stile libero. Tutto per un po’ non ha avuto senso e mi sono sforzato di trovarne uno. Ho capito che viviamo su un’onda. Siamo una vibrazione instabile e i nostri sostegni materiali servono davvero a poco. Buttarsi nella folla e poi cercare il proprio deserto senza soluzioni di continuità.
Uscire dal deserto senza sudare è un’impresa notevole.
40giorni con i demoni possono servire. 40giorni senza volti e senza icone a cui affidarsi. 40giorni e un bel po’ di tempo per essere così distanti da non doversi preoccupare di nient’altro che respirare. 40giorni e poi quella che si potrebbe dire strada del ritorno. E il paesaggio è sempre più veloce. Le mie idee non sono morte. Sopra e sotto all’onda. Sento sempre di più le bugie, tutte le vostre bugie sono un rifugio.
Una lama a doppio taglio.
Difesa, suicidio.
Offesa, assassinio.
Continui inutili sacrifici per divinità a vostra immagine e somiglianza. Dio fai da te, assoluzioni self service, missioni per glorie da poco. Come uno psiconauta attraverso il viaggio. E canto la mia canzone. Canto la mia canzone incondizionatamente. È come respirare. Attraverso il viaggio mentre resistono le distanze, le ideologie tradite e le cronache che si fanno dimenticare. Resistono gli innovatori del riciclo e del rimpasto. Resistono i compromessi storici all’ordine del giorno, i rappresentanti di religione che bussano alla porta e il debito pubblico di una società sempre più divisa. Angeli inchiodati ai piedi sui pali della luce, immobili in verticale, fanno sanguinare violini con lunghe note quasi infinite. Resistono ancora i tralicci dell’elettricità, i fumi delle fabbriche e le acque morte che ritornano al mare. Resistono i campi di maggese e gli alberi sempre più pochi che si abbandonano alla malinconia della pianura e poi via, verso il deserto. Resistono i sorrisi, le teste abbassate tra braccia e ginocchia. Resistono pensieri disperati e gioie istantanee, messe al mondo come polaroid. Resistono le mie idee, e anche se non so che farmene, senza, non potrei resistere un minuto di più in questo viaggio. È come respirare.

1 commento:

daf ha detto...

una visione postnucleare, che mette un pò d'ansia, ma va bene così. Lo Schifano è perfetto ;)