mercoledì 1 dicembre 2010

Gioia in La minore

Oggi è un giorno strano, pieno di follia. Pieno di errori senza nessun senso di colpa. Pieno di lamenti, frigna infantili di bambini che ormai hanno la barba e le tette mosce. Pieno di asimmetrie, molte delle quali senza alcun tipo di fascino. Oggi è il giorno dei passanti. Di quelli che sono tra di noi ma che non ci sfiorano ne col pensiero ne con la presenza. Sono solo passanti. Masse di individui anonimi senza ispirazione. Oggi posso anche perdonare il mondo o almeno mi sforzo di non dargli retta. Passo indifferente e non curante nel suo squilibrio quotidiano. Passo tra i passanti e sono convinto di non essere uno di loro. Non mi ritengo migliore, superiore e forse non mi sento meglio di loro. Mi sento differente e indifferente, ecco tutto.
Oggi è un giorno strano. Inaspettato. E questo mi fa sentire bene. Non devo chiedere. Non mi devo giustificare. Non devo chiedere scusa.
Passanti! Poveracci! Miseri che si possono permettere di comprare, di regalare, di giudicare.
Passanti! Miserabili!
Oggi è un giorno strano e la gioia più grande mi viene offerta da una sonata del 700 per flauto in La minore. Note dolci senza spettatori.
Scegliere, decidere, andare. Queste sono cose importanti! Ma i passanti non lo sanno. Lo sapeva bene Mario che a 95anni non ce l’ha fatta a non decidere. A trovarsi solo e malato in un letto d’ospedale ad aspettare la fine. Non ce l’ha fatta ad aspettare, doveva decidere il finale, come in un bel film. Un bel film di 95anni e un finale serio. Niente tragedie. È stata solo una scelta. E non importa se Dio, a quel che dicono, non onora i suicidi.
Onore alle scelte. Onore alla vita. Onore alla libertà.
Forse l’unica cosa seria della vita è la morte.

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