Il suonatore d’ossi se ne sta fermo sul bordo del mondo, a contare i centesimi, ad aspettare la luna, cercando di non sentire il freddo, cercando di non fare sentire il suo silenzio…così ricomincia a suonare.
Batte colpi su strumenti improbabili, soffia il suo respiro in flauti bianco sporco, alza cenere da sotto i piedi e brilla gli occhi attraverso una nuvola grigia che sa appena di morte…e suona, suona per coprire il silenzio, per alleggerire le parole seminate a vanvera nel vento.
E il vento soffia forte e porta con se il mendicante sul suo nuovo carro d’argento, accompagnato dalle bambine cattive, svezzate subito, piene di voglie e sazie di niente.
Ancheggiano eleganti, lui con gli stracci messi a nuovo, quelle altre con gli occhi carichi di orgoglio.
Le caramelle si pagano
Ogni gioco nuovo ha le sue regole
Costa caro rinunciare
La felicità ha sempre un prezzo
La dignità muore sotto un sorriso
Come animali alla moda si ubriacano di colori che non hanno avuto mai
E vanno avanti e indietro, con gli occhi lucidi e nelle tasche teste di galline appena sgozzate.
Poi svaniscono con le loro idee malate, sempre convinti di stare in testa al mondo
Suonano ancora gli ossi
E il suonatore gli dà giù più forte
Suona gli ossi, i ricordi, quello che la materia porta con se, che lui sa trovare e dare voce…anzi suono
Suona per restituire qualcosa al mondo
Come fosse la sua offerta sacrificale
L’ultimo sforzo per cui la sua vita abbia senso
Poi trova un buco sulla tempia
Si gratta un pensiero e con l’unghia ad uncino rotola nel cranio…
Il vento gli soffia dentro e il suonatore scompare per sempre
Non rimane altro che un cumulo d’ossa suonanti cadute male in un vello scuro
Un suono e niente più
Un suono che riecheggia ogni volta che c’è vento
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