venerdì 2 ottobre 2009

Primavera acerba

Il legno vecchio dei portoni vibra forte e quasi si crepa. Vibrazioni incoscienti. Transistor ignoranti, al servizio di orecchi giovani e sporchi, suonano cantanti che hanno capito che il rock fa parte dell’adolescenza. E poi tutto diventa pop, tutto diventa popolare, tutto diventa un’illusione da vendere.

La madre al figlio
Potresti abbassare un po’ il volume?
La madre al figlio, dolce anche nel richiamo. Quasi timida, saggia e inquieta.

Il figlio alla madre
Anita! Anita! Questa sera le prendi… Anita! Anita! Stai zitta!
E altre cose brutte dette da una voce rauca, cavernicola. Tutto suo padre!

La madre al figlio
È arrivata Erika. Ti sta aspettando…
La madre al figlio, la ragazza al portone e un vuoto stupido, falsamente imbarazzato.

Il figlio alla madre
Ah si…dille che scendo.
M’importa e non m’importa di lei. Adesso stavo bene come stavo. Col volume alto. Mi piace davvero, mi piace il suo culo. Mi piace farla aspettare come una prugna secca al sole, per ore e ore sotto al sole. Per poi consolarla. Poi le dico che mi dispiace e che lei mi interessa, che poi so io qual è la sua parte migliore.

Primavera stupida e acerba.
Gli ottusi sembrano saggi e forti.

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